619 breve dii Papa publice. Item, eri ave Teiere, di 19, di Vorator nostro di Angìia, qual manda: De Ingoitene, di sier Sebastian Zustignan ed cavalier, orator nostro, date a Londra a dì 19, in zifra. Non fo lele, ma, poi tradate, fo lete con li Cai di X, et in dito Consejo tirato la materia. A dì 23. La matina, venuto il Principe in Co-legio, fo fato li balotini con li Cai di X et quelli 3 stimadori, over sazadori di arzenti, oresi, justa la parte presa in Consejo di X, et li Savii fono, da-spersi, a consultar. Et fo le ter e di campo a li Cai di X, di eri, de importantia, et fo ordinato far ozi Pregadi et. poi Consejo di X con la zonta. Da poi disnar aduncha, fo Pregadi, et lecte le letere facte di sopra, vene il Principe, e fu fato da basso in Pregadi, qual era mollo pien per tanto numero e videlicet Pregadi vechio et nuovo, et de li nuovi solum 20 primi rimasi meteno balota, li altri non ; et anche mancha zercha numero .... ad intrar. Di TJdene, in fine di tutte le letere, fo leto una di sier Iacomo Corner luogotenente, di 17. Come, quel zorno di eri fece la sua intrada molto honorata ivi in la sera ; li parse tenir a cena il go-vernador cavalier di la Volpe; domino Hironimo Sa-vorgnan e tutti li castelani li vene centra, et altri zentilhomeni di la terra e citadini. Et la sera, dormite erano a zena, fo visto adunation di zente armata in la terra; qual inteso, il Governador andò lì, et vi fu etiam lui Locolenente in persona, et fece prender uno, qual essendo di la parte Savorgnana, domino Hironimo li dimandò, prometendo dargelo in le man sempre; e cussi ge lo dete e fo cessato il tumulto, et fo amazà uno suo cuogo, havia un forzo in man; et cussi li castelani andono a caxa, et non fo altro scandalo. Lui fa il processo tuttavia, e punirà quelli troverà in dolo. Scrive, non ha fanti, ni in quella terra voria esser meno di fanti 100 etc. Fo, poi leto le letere, publichato per il Canzelier grando, che ne era molti de l’impresiedo fato che non havia portato li danari; per tanto si fa a saver a tutti, i debano portar in termene dii primo Gran Consejo (altrimenti) sarano publicadi, et etiam contro dì loro si procederà etc. È da saper, dito imprestedo fo in tutto ducati. . . . , nè più si ha volesto, atento il banco di Pisani non ha più ubligation di farli la partida; che ancora più si haveria trovato. Fu posto, per li Savii e Provedadori sora i danari, far nel Mazor Consejo, per questa volta solamente, Retor e provedador a Cataro et Retor in Se- 620 tia ; la qual parte non se intendi presa se la non sarà presa et posta nel Mazor Consejo. Ave 7 di no, 164 di si. Fu posto, per sier Nicolò Trivixan el consier e Savii, che tutti li rectori et altri, che sono slà elecli et compido il tempo limitado di andar, debano andar a li soi rezimenti in termene de zorni 20, et passadi, li Consieri diano far far in loeho suo imme- 386 diate; la qual parie non se intendi presa si la non sarà posta e presa in Gran Consejo. El sier Lorenzo di Prioli provedador a trovar danari andò in renga et contradise, dicendo questa parte dà di danno a la Signoria ducali 15 milia, et ch’è contra la leze, che non voi si stagi più del tempo suo ad andar. Et Io Marin Sanudo fui per lui alegado; et fe’ lezer le parte, qual etiam sier Francesco da Pexaro l’avogador andò a la Signoria, dicendo non si poteva meter, era contra le leze. Poi sier Francesco Foscari el cavalier procurator, savio dii Consejo, andò in renga, respondendoli con colora, dicendo questa parie si fa per sier Francesco Donado el cavalier, savio a terra ferma, rimase a Ruigo, e non al tempo per quelle guere, et per sier Marco Vendramin fato capitanio a Vicenza, esagerando mollo la cosa dii Donado, saria la so’ ruina etc. Ilor venuto zoso, visto li Consieri la leze non si poi meter la dita parte, non fo mandala et fo licenliato il Consejo, et rimase Consejo di X con la zonta, li Procuratori e il Colegio, e tutti di la zonta fono comandati. Aduncha il Consejo di X restoe fino bore 2, et scriseno in Franza. Di campo, fo letere di Provedadori generali e Savio a terra ferma, di 22, hore 3 di note. Come haveano fato una gran baiaria e bulà a terra da la banda nostra più di 100 pasa di muro, et voleano bater per fiancho a certo bastion, aziò per quella via nostri, volendo dar la bataglia e intrar in la terra, non potesse far danno a lì nostri; et come monsignor di Lulrech e quelli capitani francesi erano venuti lì in campo a veder; quali erano restati molto stupefati, et dicono etiam loro voler far una tal baiaria da la so’ banda; tamen fin hora non ha baludo passa 10 di muro e trazeno lentamente; e altri avisi. Et fo letere a li Cai di X. Come da la banda di francesi non pareva i nimici fusse mollo a la difesa, ma ben da la nostra banda; la causa non sanno; ma hanno mandalo uno in Verona et saprano il lutto. Item, in Verona è slà bulà zoso il ponte di le Nave. MDXVt, SETTEMBRE.