567 MDXVI, SETTEMBRE. 568 Et di Damasco fo, di. . . . Lujo. Di Alexandria, di sier Tomaxo Venier consolo, di 17 Lujo, vidi letere. Come a di 8 Zugno el signor Soldan zonse a Damasco ; ste’ 7 zorni, poi partì per Alepo; et erano venuti a lui oratori dii Turcho, et il campo dii Soldan era edam propinquo a Aleppo. Item, a dì 21 Zugno zonse lì in Alexandria uno oralor dii Gran maestro di Rodi, andava al Soldan per causa di presoni etc. Scrive, è zonto al Cayro la carovana di le specie, ut in litteris etc. 356 Di Roma, di l’orator nostro, di 7. Come ozi l’orator francese mandò perii suo secretano a dirli, come ha inteso l’orator yspano era stato dal Papa et havia obtenuto il passo, et che il Papa li havia manda a mostrar una letera scrivea il Cardinal de Medici in Pranza a lo episcopo de Tricharicho orator dii Papa, come è ripugnante l’apontameuto fato, dovendo spagnoli passar in ajuto de l’Imperador, nè sta il capitolo amico de’ amici. Et che in reame è lanze 800 et 4000 fanti; et che Colonesi, quali tien la parte gebelina, partendose le zente dii reame, resteria-no superiori. Poi si aspeta una armada di Spagna con 6000 fanti a Napoli, dicendo Verona non è cosa dii Re che tocha come a’ Venetiani; con altre parole, sicome in ditte letere si contien. Dii dito, a dì 8. Come fo a parlar al ditto o-rator francese, qual era andato a palazo a certa ca-pella leva il Papa per sua devulion, et li parlò. Qual li disse, non potea patir che ’I Papa havesse dato il pasto conira la promessa fatali non daria se prima non li parlasse, e concluseno l’andasse a dolersi a Soa Santità, e l’orator lo scaldò, dicesse, in questo di Verona, fa quasi più per il re Christianissimo che per la Signoria. Item, dito orator li disse saria bon mandar uno o do a certificharsi di dite zente. Item, è letere di Franea, di primo, dii Tricharicho, dii zonzer lì di monsignor il Gran maestro; né altro di novo era. Dii dito, di 9. Come fo dal dito orator francese. Li disse aver di Franza, di Ambosa, di 29, de la publication di l’apontamenlo fato, utpatet in litteris; e scrive il modo di la publichation. Et il Gran maestro era zonto, nè ancora li era stà manda li capitoli. Poi disse esser stato dal Papa e dolutosi di aver dato il passo. Soa Santità disse non aver dato. Poi li parlò che l’acquisto di Verona feva per il suo Re et per la Signoria, et non era se non interesse del Christianissimo re a non 1’ haver, et restando in man de l’Imperador, saria una porta sempre per venir in 356 * Italia e a’ danni di Soa Santità. Il Papa si scusò non havea fato scriver in Franza a quel fin, e che ’1 no ’1 daria il transito a dite zente, et volendo il Re, sarà con Venetiani. Dicendo poi l’orator: « È ben vui scrivé in Franza al vostro orator parli al Re scrivi al Papa voy far questo, et la Signoria scrivi, et io scriverò». Dicendo il Papa averli ditto l’Imperador preparava 18 milia persone per venir a socorer Verona el i sguizari etc. Scrive, lui orator nostro aver spazà uno fidato al Tronto per saper la verità di queste zente spagnole, se le sono etc. Dii dito, di 10. Come lui orator fo dal Papa avanti l’andasse in Concistorio; qual era con l’orator yspano. Poi li parloe dicendoli quello si diceva in quella corte, per via di l’orator yspano e Cardinal Surento Soa Santità havia dà el passo etc. Rispose non è vero, nè la dimanda, et ne ha leto letere che li era stà scrito de dite zente, dicendo: « cussi faremo, noi) ge daremo el passo se prima non ve parlemo, avemo scrito, al Re si ’1 vuol saremo con vui etc. Ringratiò Soa Santità. Scrive, parlò con uno gran personagio; li ha ditto che, quando el Papa vedesse todeschi 10 over 15 milia venir a socorer Verona, daria il passo a’ spagnoli; et cussi ha dito il Cardinal Medici. Ma il Cardinal Bibiena dice spagnoli è pocha zente, è mal pagata, e non verano avanti etc. Dii dito, di 11. Come fo da l’oratordi Franza, qual li disse aver auto li capitoli di Franza di lo a-ponlamento fato, et li mostrò questi do che tocha al Re; non si ha curato aver copia, dicendo monsignor di Lodeva e confidandoli che non importa, et si a-tenderà aver Verona. Et ha ’uto letere di 23, di Franza. Come in la nomination di l’apontamento, è il ducha di Ferara, marchese di Mantoa, magnifico Lorenzo ducha di Urbin, e il Papa tegni secreto fin siano ratifichadi, et fin 14 zorni aspelnno li oratori dii Catolico re; et scrive coloquii auti. Qual lui orator nostro li disse: «Poi il fato, le parole non vai. Aduncha spagnoli poleno vegnir in ajuto di Verona? » L’oralor francese disse: « Siate certi il Re non vi abandonerà e meterà tutte sue forze che ha-biate Verona, perché fa più per il Re che la Signoria habi Verona, perchè li sparagnerà 10 milia fanti che ’1 convegnerà tenir a guarda de Milan », con allre parole, ut in litteris. Scrive dito oralor, el Papa sta molto aliegro e 357 questi soi, di sto apontamento fato. Et monsignor di Lodeva predilto, orator francese, li disse: