MDXVJ, MARZO. sino, et haveano posto 500 fanti in Cremona a la piaza, et 200 per porla. Item, che sguizari comen-zavano a zonzer in campo di Franza. A dì 24, Luni di Pasqua. La malina, prima li Cai di X el sicr Almorò Pixani ussite di casa, si-chè non è più, sier Zulian Gradenigo chiamò il suo capitaiiio e li altri capitanei, e di ordine di la Signoria andono a lutti li forestieri, et padoani, et trivi-sani c altri, et visentini, che Irovono in Piaza, e soldati li lolseno le arme, altre feno meterle zoso. Sichè non voleno alcun portiarme per la terra, che il forzo di forestieri le portavano, che erano gran numero; et è sta ben fato, et sempre ho aricordato questo. Ancora voria, che quelli si apresentano padoani e trivisani steseno a le contrade, e non in questa terra per ogni bon rispeto. Di campo, nulla fo di novo, soìum letere di Vicenza, dii podestà. In risposta di quanto per Co-legio li fo scrito, di certa informatione di tuor la impresa de Lignago; qual risponde è facile, e il Man-fron li basta l’animo di tuor quel locho per esser solum 25 fanti ; e altre particularità. TJnde, sier Piero Truu savio a terra ferma, solo, chiamò Pregadi, et cussi ordinato Pregadi, voi nieter di tuor ditta impresa. Di Hongaria, letere di sier Antonio Surian dotor, orator nostro, da Buda, di 13 le ultime. Come, a dì 14, li re Ladislao li vene gote e doglie, adeo andò apezorando, linde si fe’, poi confessato, comunichar di man dii Cardinal Istrigoniense, et poi chiamò l’orator di suo fratello re di Poiana, et li ricomandò dito so fiol, ch’è fato Re poi la sua morte, zà chiamato Lodovico, di anni .., et cussi lo ricomandò a li altri baroni. Poi chiamò dito suo fiol, cometendoli dovesse esser ubidiente a la Sede Apo-stolicha etc.; sichè morite in quel zorno di 13, hore 7 di dì. 33 * Da poi disnar, fo Pregadi, et fo leto molte letere, tra le qual : Di Crema, di sier Zacaria Loredan podestà e capitanio, di.. Dii zonzer lì certe polvere e artellarie. Item, fanti, Guagni Picone, Antonio di Pietra Santa et.. . con . .. Di Bergamo, di sier Vetor Michiel capitanio c provedador, di 15, il sumario ho scrito di sopra, e quelli citadini erano in gran paura. Di Udene, letere di sier Lunardo Emo lo-cotcnentc. Come è disperato. È mesi 17 è lì e il suo successor non vien, et quelle zente non è pagate, nè a Cividaldi Friul; sichè venendo i nimici a quelle bande, non sa il modo de defendersi. Et scrive che l’è alcuni in Colegio che sofriria la Patria si perdesse, aziò lui havesse mal etc. ; le qual parole fo molto no-tade dal Pregadi, et imputato assai non dovea scriver a questo modo. Di campo, di 18, et di Axola fo leto le letere sopra notate, et non vene letere di campo, che tutti si meravigliava, e si teniva certo il marchese di Mantoa havesse fato intertenir le letere; el qual fa quel mal oficio ch’el puoi, vidclicet habi suo fiol primogenito in Franza col Re. Di Padoa, fo letere di rectori e provedador zeneral, di ozi. hore 13. Come era zonto lì Iliro-nimo Fateinanzi contestabele, qual vien di campo nostro, partì a dì 20, il Zuoba Santo. Referisse i nimici esser levati di Pralbuino el va a la volta di Cas-san per passar Ada e andar a Milan. Sono in tutto de’ fanti, Ira sguizari e lanzinech, lodeschi e altri, numero .. . milia, e cavali 2000, et l’Imperador in persona, et lì era zonto fanti 3000 novamenle alemanni. Et eh’ el nostro campo si levava quel zorno per andar a Pizegaton per esser più presto di loro i nimici di là di Ada, e andavano con gran vigoria. 11 campo di Franza liavia fanti 12 milia et il nostro 3000. Item, lassavano, per guardia di Cremona, fanti 2000, et liavia mandalo in Ponlevico uno capitanio . . . con fanti guasconi 600; el altre parlicula-rità, ut in litteris. Di Franza, fo leto le letere, di 9, da Lion. Come il Re intendeva i preparamenti di l’Imperador per Italia, e che ì’atendeva. Item, ch’el signor Prospero Colona era stà liberato e pagato la taja di ducati 35 milia, la mità il Re e la mità Colonesi, a chi lo prese ; el qual si partiva per stafeta e vien a Milan per le cose dii reame. Fu poslo, per sier Piero Trun savio a terra ferma, solo, scriver una lelera al podestà e provedador di Vicenza, che inteseno quanto ne scriveno zercha la impresa di Lignago, ch’è fatibile, la qual saria a proposito di le cose nostre, et che domino Zuan Paulo Manfron li basta l’animo tuor quella impresa, col nome dii Spirito Santo debbi mandar a tuor ditta forteza a nome di la Signoria nostra e fornirla etc. Contradise sier Alvise Pisani savio dii Con-sejo, qual eri tornò da Padoa, dicendo non è tempo di far queste cosse al presente. Li rispose sier Piero Trun savio dii Consejo, dicendo le raxon el moveva a voler tuor questo locho etc. Et li Savii altri tutti messeno indusiar tre, over quattro zorni. TJnde sier Polo Capello el cavalier, fo savio dii Consejo, andò suso et parlò contra l’indusia, exortando l’impresa, ch’è loco necessario eie. Li rispose sier Chrislofal