G5 MDXVI, MARZO. GG Moro savio dii Consejo. Poi parlò sicr Luclm Zen procura tor, homo di 85 anni, qual si fe’ la f gran-da, dicendo in hoc signo vinces, cargando li padri, procuratori et de Colegio Savii non era in questa opinion di tuor tal impresa, laudando la impresa; et li rispose sier Gasparo Malipiero savio a terra ferma. Unde, sier Antonio Grimani proeurator, savio dii Consejo, si rimose di l’indusia et intrò con sier Piero Tnm, con questo, aquistado, vi meli uno contesta -bele con 50 fanti. E cussi il Trun fu contento di questa zonta, e andò do parte: 51 ili Savii di l’indusia, 141 dii Grimani e Trun, e questa fu presa, e lo comanda grandissima credenza ; et vene zoso Pregad i hore 22. Ozi fo il perdon ai Servi di colpa e di pena, e dura sin domali. Etiam a San Zuane Polo queste tre festf et libero per la fabricha. Etiam, fin a ve-sporo a San Z.icaria, come ho dito di sopra, et fu ancora a Santa Maria di Grafia di colpa e di pena. Sieliò questo Pontefice ne dà gran indulgente, et dii resto podio favor: voi ben a l’anima, ma non al corpo. 34* Adì25, Marti. La matina,non fo alcuna letera, ni nova di campo, che tutti si meravigliava, concludendo certissimo il marchese di Manloa à fato re-tenir le letere, perchè di 18 in qua non si ha nova di campo. Di Vicenza, dii podestà e provedador Manolesso .............. In questa malina, sul campo di San Polo, poi la predicha fata per fra’ Rufino Lovato di Padoa di l’ordine di San Francesco observanle, dove vi fu grandissimo populo, licet etiam ai Frari Menori è uno excellente predichator dii suo ordine chiamalo maestro Zacaria di Ravena, or qui a San Polo, falò uno soler, dove era il reverendo domino Domenico episcopo di Chisamo aparato con la mitra, batizoe uno hebreo chiamalo .... con . . . fioli. Da poi se intese, le galie di Baruto, capilanio sier Andrea Marcello, esser sora porlo, et fo mandato barche a libar; tamen non inlroe per esser il tempo cativo et le galie carge. Da poi disnar, fo Gran Consejo, et fato Avoga-dor di comun in luogo di sier Francesco da cha’ da Pexaro, el qual compie fin mesi G et mezo; et questo fu fato per aver danari, che hora mai di altro non si Iraze danari che di questi oficii si fa a Gran Consejo, qual (ulti si dà per danari, sicome dirò di solo, et la oferta fu fata noterò drio li nominati. Io non fui tolto, et tamen havia in election molti che / Diarii di M. Sanuto. — Tom. XXII. mi tolcva, et cussi la fortuna non ha voluto, el zuro a Dio mai più procurar alcuna cossa, perchè havia 700 che mi loleva, et zercha 1G fo in election, et tamen non fui nominato, linde è dito dai savii, « moglie e magistrato dal ciel è destinalo », e lutto per lo meglio, ergo eie. Da Constantinopoli, vene letere, a nona, di 35 sier Piero Justinian bailo nostro, di Anderno-poli, di 14 Fevrer, qual era in zifra, e fo frate e mandale a lezer a Consejo al Principe. Avisa, prima come il Signor era lì et voleva ritornar a Conslan-tinopoli, ma, inteso veniva una honorata legatone dii Soldan, havia terminato rcslar, et slaria fino a dì 20, perchè poi par non veniva sì presto. Itern, il suo bilarbeì di la Natòlia, era conira il Sophì, havia mandato a dimandar vituarie, e il Signor mandato in l’Analolia a tuorne, et quelli governa li à risposto non averne per il viver loro, adeo il Signor ha terminato ch’el suo campo si ritraza. E cussi farà quel di Sophì ; et ha lassato Porator dii Sophì ch’el roteile con uno suo homo, che vadi a trater pace col Sopii!, e si tien che seguirà. Etiam contra il Soldan non farà altro. Di armada fa pur lavorar le 100 ga-lie bastarde et le . . . solil, ma por questo anno le non sarà in ordine. Item, per via di Ragusi, ha inleso lo abochamento ha fafo il Papa con il re di Pranza, a Bologna, de che cinque zorni continui el Signor con li bassà è stà in consulto, dubilando non habino trafà liga contro di lui. Item, ch’el Signor lurcho era sdegnato contra li soi tre bassà, ai qual havia dato licentia, e non sentaseno più ; li qual si parlino e andono a casa loro, et par pur el Signor li mandasse a chiamar, e quelli non volseno venir. Vene Zuan Antonio-rhil di Tnjagola corier, vien 35* di Franza, con letere da Lion, di\19, di Vorator nostro, et de Ingaltera de 20 Fevrer, el qual a boclia disse come el dì de Pasqua, a di 23, zonse a Milan dove era monsignor di la Peliza con 5 in 6 milia fanti, come diceano, et inlese che il campo di Franza e il nostro era a Cassali zonto sora Ada, e i nimici, zoè l’Imperador, era a Trevi et Caravazo, e lì inforno; sichè li campi sono molto vicini. Dice, lui vene basso per non se intrigar con i nimici, perchè mia volta fu preso e patì assai, et capitò a Cremona e de lì per Po è venuto in quesla terra. Quesla nova fo dita al Principe e la Signoria in Gran Consejo, et lutto el Consejo fo pien. Ogniun stele sopra di sè vedendo tanto propinqui li campi; sidiè si tien, et Io son di quelli, overo sarano a la zornada, overo francesi se ritirerano de là de Milan in Aste, et il nostro campo Dio sa qual sarà.