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MDXV1, marzo.
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    levorono et veneno allogiar a Gambara, et poi a Pralalboyno, tenendo el camin de sora. Visto questi signori che li inimici declinavano per Pontevico, nè erano per venir a la volta di Cremona, adciò non ne pervenisseno el camin de Milano, dcliberono de levarsi, et terzo zorno venissemo con lutto l’esercito a Picigeton ; el confermatone lo adviso che li inimici tendevano a la volta de sora per passar Olio,
43	<le li se levasene beri da Picigeton a mezzanole el fussemo a do bore de giorno a Lodi, dove udita le messa del Venere santo al meglio se potè, venissemo de longo qui a Zelo, milia 8 lontan da Lodi et 4 da Melz, et uno miglio apresso Adda, et facessemo miglia 26, che vi prometto le fanterie bebbeno che fare gionger la nolte a l’allogiamenlo. Iiora monsignor el Contestabele è stà a veder el sito per opponersi a li inimici volendo venir avanti; cum i quali se è deliberalo de venir a la giornata, né si po’ far di meno, stante le cose nel mezo se trovano.
       Questa malina, monsignor de Barbon se è comunicato cum grandissima devolione, e similmente gran numero di suoi, el parmi che tulli siano de opinione fermissima de vincer o morir. El nostro signor Ma-lalesla Baglion, questa malina venuto qui, disse che cum una sua banda de 400 homeni d’arme, li me-gliori che siano siali in Italia a li giorni nostri, era per dimonstrar a lutti quello valevano italiani et genie d’arme de la Illustrissima Signoria. Le cose se trovano nel lermene vede la magnificenlia vostra, che de necessità se convien far gagliardamente. Siamo circondali da fiumi et in paese inimico; ma come quella sa la victoria non consiste in le forze de li exerciti, ma solum in el voler de la Maestà Divina; la qual voglio pur creder habia a favorir la parte nostra, per la juslizia che, senza algun dubio, habiamo cum noi in questa guera. Io ho invidia a la magnificenlia vostra che, come l’ha fame, stagi continuamente a li officii et devolione, et io el Venere santo me levai a meza note, cavalcai tutto il giorno, che fu eri, me confessai a Cremona Mercore, ma se non se reduremo in qualche altro loco, che qui è una villa et stiamo quasi al discoperto, non so come potrò coricarmi ; ma basla la vo-lunlà quando ne manca el modo. Le prometto, che se havesse stimato far la selimana sanla el Pascila a questo modo, haveria fata altra deliberatone a tempo, ch’io la poteva fare; ma forse che intravenirà 43* a me quello se dice habetpreteriti doloris, esecu-ta recordatio, dclectationem. Ho voluto scriver le occurenlie nostre ben che confusamente, perchè per le c<3ntinue vigilie che habiamo falle et faremo, et
per le fatiche, convenindo far noie in gran parte a la magnificenlia vostra, mi atrovo cum l’animo inquieto. Però quella mi habia per excusalo; ma non ho voluto restar per alcun modo de responder a le suo et atenderli a la promessa. Et per darli compila no-tilia de lutto quello è occorso, li adviso che, essendo andato domino Baptisla del Duco in Asula du’ over Ire zorni avanti si levassimo da Lonà, fu morto da molle ferite da domino Antonio da Marlinengo et da li suoi; ma lui domino Antonio fu il primo. Dillo domino Baptisla del Duco è quello praticava in casa de madona Margerila Sanseverina a Milano, et spesse fiate praticava in casa nostra, come dovete ricordarvi. La causa di la morte sua Dio sa ; fin bora non ne posso haver alcuna certeza. Prego vostra magnificenlia me racomandi al magnifico missier Francesco, missier Marco, missier Joan Corner; non dico a vostra magnificenlia, perchè io tengo sempre esserli recomandalo. El Signor Dio la guardi da male.
   Ex castris regiis et venetis ad Zelum, 22 Martii 1516.
    De Vostra Magnificenlia
                       Zuan Jacomo Caroldo
   Di Crema, di sier Zacaria Loredan podestà 44 et capitanio, di 22. De li fanti venuti lì; siché ha da zercha 800 fatili sollo questi capi, videlicet, Guani Picone el la compagnia di Jacometo da Novello el qual è a Padoa amalato, Christofal Albanese, Antonio da Piera Sanla, Zuan da Rieti, Marco da Napoli, Ilironimo da la Lama el Aurelio Brisigello. E-tiam è zonto il magnifico domino Janus da Campo Fregoso, mandalo al governo di quelle zente. Scrive zercha danari bisogna e vituarie per dite zente, et dii zonzer lì, a di 11, di sier Vetor Michiel, era retor a Bergamo, et sier Nicolò B011 camerlengo, e allri fanti e zente nostre erano in dila cilà.
    Di sier Vetor Michiel sopradito, date a Crema, a dì 21. Dii suo zonzer lì, havendo aulo ordine dii clarissimo Provedador zeneral nostro, che apro-pinquandosi i ninnici, non polendo far altro, se tiri in Crema. De che, inteso il passar Ojo di essi inimici et molti bergamaschi zà andati in campo loro, deliberò levarsi col camerlengo et quelle zente nostre erano de lì, havendo locho di salvarsi, et la Capelia ruinala eie. El venuto lì in Crema, et partito, Bergamo levoe le insegne de i nimici.
    Da poi disnar, fo Consejo di X con la zonla, et se intese, li ducati 3000, erano stà lassali per Lucha Boycho a Mantoa a uno hoslo con bordine li desse-