163 sinxvi APRILE. 164 cepto quel di Pranza e lui orator nostro, i qual non andono per non esser sia chiamali, essi oratori borgognoni jurono liga, amicilia e benivolentia con quel Serenissimo Re in perpetuo eie. Scrive, come il Re havia mandato per letere di cambio in Fiandra e de lì poi in....., nobeli 48 milia, ch’é ducati 72 milia, per pagar le zente è con l’Imperador ; sichè voi far ogni cossa contro Franza; et che era voce l’Iinperador con le zente esser intrato in Milan ; il Re con quelli signori lutti erano molto aliegri. Scrive come andono loro do oratori, Franza e il nostro, a visitar questi oratori di Borgogna, et che monsignor di la Rosa li fece una bruta ciera dicendo gran mal di venitiani, e al tempo fu preson di qui esser sta maltratalo. Li rispose lui orator nostro non esser sta di mente di la Signoria, ma da li ministri. Disse: « Non è vero, imo mi laudo molto di missier Bortolo Gontarini e missier Zuan Antonio Dandolo, che haveano questo cargo; ma mi doglio assai di tulli altri zentilhomenì, excepto di missier Francesco Gontarini qu. sier Zacaria, al qual li è ubligalo in perpetuo » ; et commesse al Sagudino, suo secretario, scrivesse una letera al prefato sier Francesco Contarmi per suo nome eie. Item, scrive esser stato dal Re, et parole usate; el qual Re li ha ditto grandissime parole, e come voi far ogni cossa conira Pranza, et ch’el non fa per far danno a la Signoria, ma non voi Franza babbi Milan, et disse: « Vos estis piscatores. Ad ogni modo have’ perso. Si Franza vinzerà, vui sarà sotto; si rImperador vinzerà, ave perso il Slado », con altre parole, che si conseguirà andar a peschur. Et l’orator sapientissime li rispose; «La nostra Illustrissima Signoria haver fatto ogni cossa per acor-darse con la Cesarea Maestà, et lui Re è bon testi-96 monio. Item, fato lega con il re di Spagna, credendo aver il suo Stado, el tamen non li ha observà la fede. Fato trieva con la Cesarea Maestà, datoli danari, lassato presoni e da conto, e niuna cossa li è stà mantenuto; sichè, come sforzata, si ha convenuto ata-char con laCbristianissinia Maestà, per aver visto le altre fede esser certe rote et questa esser incerta; el sarà poi quello Dio vorà, perchè il Stado nostro va sincerissimo et observa la Maestà di esso Re, et non merita se non aver ogni favor da quella, come el tien si haverà ». Scrive altri coloquii abuti. Item, che si preparava alcune nave, et etiam havia fato 10 milia fanti : chi dice per passar a Cales su la Franza, tamen tien sarà contra Scozia. 96 * Da poi disnar, fo Colegio di Savìi, et fo letere di Axola, di sier Francesco Contarmiprovedador, di 21. Zercha certa pralicha di fanti sono in Brexa, numero 3000, quali veriano fuora a’ stipendii di la Signoria nostra, havendo le page diano haver; et come domino Rizino mena questa pralicha ; qual era assito per andar a parlar ad alcuni capi, ut in Uttei is drizate a li Cai di X. Di Crema, di sier Zacaria Loredan podestà et provedador, di 20, hore 6 di nocte. Come i ni-mici, acostandosi a Bergamo, come scrisse per le precedente, sentito ch’el marchese di Brandiburg, qual era stato a Rovado, se acostava a loro, si riti-rorono in Marlinengo et de lì zercha, dove si fermo-rono, et cussi ha ’uto consiglio. Svizeri, el tutti li to-deschi uniti insieme ozi andorno in Bergamo con deliberation di scoder uno taglion di 24 milia ducati, la mità in pani, l’altra mila in danari, et star per 8 zorni lì ad aspelar li danari che lì debono esser por-tadi da Trento; i qual non venendo, lutti anderano a repatriar. Et questo ha, non solum per explorado-ri, ma etiam per letere intercepte de i nimici. I nostri, videlicet il clarissimo Grili, Zuoba da matina, a dì 19, partì da Milano et vene a Cassan, et a Lodi vene lo illustre signor gubernator zeneral. El signor Janus similiter partite de qui chiamato dai prefati generali, et havendo fornita 1a rocha di Caravazo, andò a Cassano, poi a Lodi. Ozi, esso clarissimo Gri-ti et il signor gubernator zeneral andorono, per sta-feta, verso Milano ; judicha per far qualche bona de-liberalione zercha questi inimici. E si dise è zonto il zeneral di Normandia a Milano con assa’ danari, ma non è certa; tamen dicono ritornar per domalina. Di Brexa, quella cita è tanto alterala e discorde, che essendoli stà manda l’artelarie todesche del campo non le ha voluto tuor dentro, et debono esser con-dute a Salò. Scrive aver di questo avisato domino Zuan Viluri, aziò el vedi di far qualche bon fruto. Quella terra è vigilala et custodita al possibile 97 de dì et di notte, et lui podestà è con domino Gua-gni Picone e sier Zorzi Valaresso, et nel castello sier Jacomo Antonio Trivisan vicecastellano con li fiaslri il mnzor, e sier Agustin da Canal, che era provedador a Roman ; sichè non si mancha con ogni diligen-tia et soleciludine. Et lauda molto Antonio da Castello contestabele, ch’è sufficiente e di gran boutade. A dì 26. La matina, vene in Colegio sier Andrea Badoer el cavalier, venuto orator de Ingallera, vestito di raso negro di dossi a manege dogai, acom-pagnato da li soì parenti, et referite pocho; et volendo comenzar zà 7 anni ch’el partì, il Principe li disse rifereria in Pregadi, et diloli non achadeva più dir per quello fu mandato, che al presente le