297 UDXVI, GIUGNO. 298 senti, ducati 10 milia a Milan per letere di cambio, et ducati 10 milia da poi paga li prediti a Milan. Et questo il Marchese fa per servir la Maestà Christia-nissima come suo bon servidor, e levar le zente dii suo. Et che haveano concluso far passar le fantarie Menzo e alozarle più propinque a Verona di quello sono. Item, che il conte Piero Navaro con 2000 fanti et lanze .... francese erano pasati Po per andar verso la Mirandola per incontrarsi in quelle zente di Colonesi etc. Item, che li fanti .... spagnoli erano venuli in el campo nostro et tolti a’ nostri stipendii, e dato li danari; e altre particularità, ut in litterìs. Di Milan, di Andrea Eosso secretano, di 16. Come li sguizari erano reduti a .. . . per aver danari et vepir sul stado di Milan, erano partiti malcontenti di l’Imperador, biastemandolo assai. Etiam quelli de li cantoni acordali col Christianis-simo re, che parevano volersi aderir a l’Imperador, erano ritornati a caxa, o chiamati da li soi cantoni, e per non haver auto danari. Restano solimi quelli doveano soccorer Brexa, eh’ è andati a Trento per intrar in Verona. Di sier Zuan Paulo Gradonigo provedador, date a Lignago a dì 18, qual è lì con le zente e atende veronesi non fazino 1’ arcolla, e manda li cavali ogni dì fuora. Manda una letera aula di nove | di Verona, la copia di la qual, per esser da conto, sarà qui solo posta. Spectabilì consubrine et sui major liono-rande. Non ho potuto haver el salvoconduto da questo signor gubernator di Verona per poler venir, e si non fusse stato per rispeto di la dona mia, seria venuto al tutto, perché non solum mi, ma la più parte si trovano in disperatione; dieho di sorte, che la ma-zor raxone se usa ne la potila de la spada. In Consi-* lio se n’è state usate de brusche et brave parole, di tal peso, che uno alemano inzuriò missier Borlolamio Pelegrimo et domino Anzolo Maria dal Borgo, di-gandoli tal parole, che in quel instante fo scrito et mandalo a la Maestà Cesarea. El el dì sequenle, el conte di Chariati (mandò) uno cogilor de la canze-laria insieme con Zuane de Avager canzelier, a far inventario de tutta la roba di soprascriti et presen-tada in camera, li beni mobili et li cavalli, et erano 23 laze di arzento, et pironi, et cuchiari, e statini mandò per 1’ orexe Mondela, digando voler farle baler in tnonede. Da poi, mandato per missier Bortolo Mafeo et domandatoli in prestedo ducati 500, over tanti arzenti, el ge rispose che già seria stracho el paradiso. Alora, missier Andrea da Rezo consier cesareo disse : « Quel l’é mal: è péchalo che la Cesarea Maestà non le fassa cruziar e tornar sepulti a lo inferno ». Conte Piero, levò suso alora digando a missier Andrea : «Non fussemo mai sepulti ne lo inferno, nè fo mai fato a questa cità tanto torlo quanto hora, e questo non richiede a la fede conslantissima havemo a la Cesarea Maestà, et sapemo questo non esser di opinion, ni voler suo ». Alora saltò in colora el conte (di Cariati), et fo ordinato fusse retenulo, et (a) Io instante lo condanò ducali 300 et li mandò a tuor li pegni; che fu una vesta da dona de damasco creme-xino balzanata et listata d’oro. Disse il conte: « L’è una bella vesta a la veniziana ». Era ordinato et stabilito el campo dover venir Cuora et chargar la munizione al ponte de le Nave; et da poi, per li spagnoli ussiti fuora et li altri, suspeto, che non posso saver, fo discargatoet venduto il pane. La charestia l’è veramente: et non lì è più grano, nè pane. Se la cossa à d’andar uno pochelo de longo, forza è amazarsi over abandonar la cità; et non potoria scriver tanto che non fusse più. De qui è slato dillo come franzesi erano stali a parole in campo con marcheschi, et che per questo lo campo era lontanato. Da lo Imperador 178 I se ha letere, de dì 14 dii presente, data di sopra di Perzen, qual exorta la Ierra ad esser constante a la fede, et che farà bona provisione et presto ; ta-men a la cita acade fati e non parole. Et è stato mandato di novo uno imbasador, è il conte Malre-gulà di San Bonifazio, ad exponer lo extremo bisogno del venir fuora. Queslor vigono quasi ogni dì de qua e de là con qualche cavalo, robando ancora ogni sera. Et quanto suzederà a la zornala, secondo el possibele, vi tenero advisato ; slrazate le lelere subito. Data 1G Zugno 151G. È stato dito che l’Imperador deve venir; cossa che non credo. Queste letere zonle, il Colegio et lutta la Ierra fo de bona voja, et sperano presto aver Verona. Vene ozi in Colegio domino Anzolo Francesco da Crema, stato fin hora..... Da poi disnar, fo Pregadi, et leto le letere sopra-scrite, sier Michiel Trivixan 1’ avogador di comun andò in renga, dicendo haver intromesso certa deli-beration fata per li Consieri contra le leze, et maxime una parie presa in Gran Consejo a dì 10 Sep-tembrio 1510, per la qual è preso che niun stato re-tor, camerlengo e caslelan in terre perse possi ritornar in quelle da poi aquístate etc., et tamen a dì