523 UDXVI, SETTEMBRE. 524 justa la forma di la parte presa in questa materia, e de l'imprestedo siano posti debitori sopra li libri che se tieneno avanti la Signoria nostra : et non pagando l’impresiedo limitato et tansato, siano fati debitori con 25 per 100 di più per pena, de li qual non siano depenati se non haverano pagato la sum-ma con la pena in danar contadi: 140, 15, 0. A dì 4, la matina, vene, la note, letere di Roma, di sier Marin Zorzi dotor, oraior nostro, il sumario di le qual letere noterò di soto. Di Roma, di l’orator nostro, di 25, hore 16. Questa matina, a la festa di San Alvise re di Pranza, lo a messa in la sua capella invidato da li oratori francesi, dove vi fu 12 cardinali, de’ queli sono al presente in Roma, et parloe col Cardinal Bibiena, zoè Santa Maria in Portego, qual à piazer di motizar. Et esso orator li disse : « Che voi dir che mò uno anno a questa festa non fu li oratori yspani, et hora i sono?» Rispose: « Perchè si dice i reali sono d’acordo». Dice il Cardinal : « Si avete bene con Pranza, nui non havemo cativo. » Poi parlò col reverendissimo Medici, qual li disse di l’acordo fato tra il re di Franza e l’Archiduca; e che di Verona, si la non si à in do mexi, si è convenuto la Signoria li dagi ducati 200 milia. Poi disse il re di Cbastiglia conterà andar in Spagna, perchè il Cardinal di Toledo non ha ubi-dientia, perchè, volendo comandar a li grandi, li ri-spondeno: « Quando saremo frali vi ubediremo », dicendo il conte di Golisano et il conte di Conversano è in gran reputatone, e l’infante Fortuna, fo lìol di re don Ferando, non voi eie.; con altri coloquii, ut in litteris. Poi parlò a monsignor di Lodeva orator di Franza, dimandandoli quello à ditto al Papa, perché lui, di ordine di la Signoria nostra, à dito al Papa questo è il tempo di strenzersi con la Ghristia-nissima Maestà. Rispose ringratiando dii bon oficio fato, et è stato do volte col Papa sopra parole ze-neral, e il Papa li ha dito ricomanda a la Chrislianis-sima Maestà la so’ fameja. Poi disse: « Non so quello el vuoja; Fiorenza e Siena l’ha et Urbin à’ulo; di Ferara non si pensi, imo ho in comissione dii Re di dimandarli Modena e Rezo le rendi al Ducha di Ferara. Dii reame non è più tempo di parlar, poich’è fato l’apontamento con il re di Cbastiglia ». Ben disse il Papa voi far certi arliculi et mandarli a monstrar al Christianissimo Re, dovendosi strenzer; con altre parole; e tutto comunicherà con lui. Scrive 1’orator, poi disnar il Papa sempre jocha a primier. Dii dito, di 26, hore 21. Come l’oraior di Franza li mandò a dir aver letere di monsignor di Lutrech, con la nova dii brusar di le polvere etc. Ta-men, si duol lui orator non aver di queste letere di la Signoria nostra, nè de li successi di Verona, et è di bisogno, non per lui, ma per il suo successor, la Signoria lo tegni più avisalo etc. Dii dito, di 27. Come fo a palazo per parlar al Papa. Era in congregation picola coti alcuni cardinali, Ancona, Santi Quatro e altri, sopra la pragmatici^, e sopravene il Corner. Et scrive, andò a trovar il reverendissimo Medici, qual li disse le nove si ha di campo, li lanzinech non haver voluto andar sotto Verona, poi la polvere è brusata etc. Dii dito, di SO. Come fo da l’orator di Franza monsignor di Lodeva, qual li disse quel zentilhomo francese esser partilo per stafeta, va al Roy con li articoli li ha dà il Papa, con ordine vadi di longo in Aste, e che di lui sono articoli, come quelli fati a Bologna, ma più grassi. Et afermò, non toca nulla a la Signoria nostra: «Non vojo monstrarveli adesso; fin 3 zorni li saperelc ». Et dicendo lui oraior zcrcha il capitolo dii sai di Romagna, disse : « Habiamo Verona, l’aqua tornerà al suo corso », et poi bisognerà vui et nui stemo do o tre anni in pace a riposarsi. Scrive esso orator, da questi francesi non si poi haver, si non con humanità, da loro. Item, esser venuto lì uno nonlio dii conte di Corbavia. Ila auto audientia dal Papa, et ditoli che il re di Ilongaria con il Signor lurcho voi far trieva per tre anni; la qual su-cedendo, sarà la ruina di la Croatia. Di Napoli, di Lunardo Anseimi consolo nostro, di 23. Come il signor Fabrizio Colona era a-malato a Marino, stava grieve, li è sta mandato medico. E suo fiol primogenito è andato da lui ; le soe zente d’arme alozate lì intorno. Scrive, era venuto nova si ha auto Verona ; poi non fu altro. Da poi disnar, licei fosse ogni zorno, fo Gran 332 Consejo, et fo per trovar danari : vi fu il Principe. Et prima posto, per li Consieri, la parte presa eri in Pregadi, di far per questa volta a Cividal di Bellun, Feltre, Bassan e Proveditori al sai per scurtinio, ave 538 di si, 120 di no, 1G non sincere. Scurtinio di Podestà e Capitanio a Cividal di Bellun. Sier Filippo Salamon, fo rctor a Relimo, qu. sier Piero, ducati 300 e il don. . 42.69 Sier Benelo Morexini qu. sier Zusto, ducati 400 e il don.......28.83 Sier Zuan Malipiero di sier Hironimo, ducati 400 e il don .......41.66