MDXVI, OTTOBnE. 13G qual cl mi avisa, corno la noie, per quello se dizeva, doveano far fato d’arme et cussi fu, zoè a dì 24. A dì 28 veramenle da matina havessemo una nova dii romper dii campo, cussi in voxe, che non li fu dato fede, et per asegurarsi, cusì le persone come la fatuità era li a Tripoli, nolizasemo unogalion candioto che era de lì, et fra Zuoba et Venere fesemo cargar quello fu posibele. Et fra el Zuoba da sera e Venere da matina, vene la certeza dii romper dii campo con la morte dii Soldati, armiraio grando dii Ca-jaro, signor di Damasco, signor Azebo et armiraio grande de Tripoli; per la qual nova se meseno a venir zoso da 600 villani dal Dania armata nianu, introno in Tripoli cl Venere da matina e andono a drelura al castello, zoè a Dersade, et da poi mollo combater amazono molti di la fameia dii diio Signor, cl preseno et sachizono Dersade, poi sachizono Ma-spana de dito Signor, ne la qual era bona summa de savoni, poi si messeno per li bazari sachizando et robando quanlo trovavano. Et questo fo el Venere a dì 21), et nui quella sera se imbarcasemo tulli in navilio, excelo do famegii lassali iti caxa a guardia, che pur mi è romaxo roba assai, ma ascosa ne le scosagne al meglio se ha posudo. Quella sora instessa, messe ordine diti vilani la note venir a sachizar la caxa de’ franchi, et a questo provedesemo al meglio sì potè con danari, et meler li mori a la guardia et difesa sua; la qual per la gratia de Dio, fino l’hora si parlisemo, era salva. Stelcno ditti villani in la terra zorni 3, sachizando cussi amizi conio nemizi, che hanno portado via per un mondo di facilità fuora di Tripoli, con occision de molli. Tandem, vislo queli di la terra lai cosa, si reduseno in moschea el fezeno fra loro uno capo et si messeno in arme e cazono fuora ditti villani. Pur ne era poca obedientia, et era poco men pericolo star a sua descrizion che de li vilani. Dito Signor over capo, novamenle fato, feze subito meler le man adosso a tutte le done dii Signor è a Azebo et a tulli li schiavi; li qual tulli erano sopra uno gripo turehesco per passar in Dannala et andar al Cajaro, et (ulti schiavi sono stà * messi in una tore in cadena,ezeto el diodar Tan del dito Signor, qual amazono lì a marina. Dito Signor nuovo ha meso queste zente con il suo aver in dita torre per consegnarli al Signor turco, over a cui ve-rà per suo nome a luor la terra; che per quanto se dizeva, aspètavano di zorno in zorno, et zà baveano mandalo a oferirge la terra; ma fino al partir nostro non era zonto algun. Siamo siati in navilio da Venere da sera a dì 29 fino Marti da matina lì a Tripoli, aspetando letere di Alepo over di Damasco, per intender il successo et veder corno dovescno andar le cose, el mai habiamo posudo haver cosa alguna, talché per dubito di corsari et de navilii turcheschi, judicassemo el nostro star lì de gran pericolo e siamo pasadi de qui, dove zonsesemo a dì 4 a mezo zorno. Et scrive quelle merze si atrova con lui di soi maislri e soe, ut in ìitteris. Per Siech Alia da Tripoli, qual era in Alepo, luzilo etiam lui a Tripoli, mi fu diio corno quel zorno l’avea vislo Andrea mio fradelo che stava benissimo, e ch’el pensa che lui nè altri de’nostri mercadanli haverà ha buio algun fastidio. Vero è clic quel Signor di Alepo et altri che sarano morti et fuzili dieno gran summa di danari, come lui scriverà particolarmente, e questo è di maximo danno, e con queste cose mal si potrà comprar et pezo vender; che mi vedo disperado che non possi andar ben questa muda de galie et nave, che non mi asegureria per ora meler in la Soria per un deremo se altro non vedo. È voze el Signor turco vogli cambiar moneda, et far bater di la sua, che lieti tutti suspesi, e interdirà molto la merchadan-tia ; di che ho fastidio senza fine. Si fa tutte le debile provision per intender di zorno in zorno le cose di la Soria come pasano, e si si aquietano di niente, subilo ritornerò de lì. a veder di trazer dii paexe più sarà possibele etc. Ne son altre navete a l’ixola che cargano et partirano di brieve; per quelle darò aviso dii succeso che si haverà nova di Soria. Intendessemo a Tripoli come fono morti per strada alguni messi veniva di Alepo, che zerlo ne era letere di mio fradello; pur li habiamo spazato uno messo da Tripoli e lassato ordine subito zonte sue letere ne spazano una barca di qui, sichè speremo fra ozi e domati haremo qualche nova. Maxime si aspeta uno navilio da Barulo che cargava robe di barulani e damaschini, dal qual se intenderà molte cosse. Spazeremo ctiam nui di qui uno bregantin a Tripoli, che ne porterà nove di quel Cocho, et segondo intenderemo si governeremo. Idio metti le cose presto in quiete. Quelli di Damasco hanno di qui, a li zorni passati, richiesto nave per passar di qui le sue robe. Penso sarà stà tarda, et si fanno questi schiavi Soldati a Damasco, dubito nostri haverano gran fastidio, che vorano danari. Idio li guardi da fortuna eie. A la magnificenza vostra mi raccomando.