173 MDXVI, NOVEMBRE. 174 (lucali 4000 su l’incanto, voleno queste dechiaralion, qual fono fate. Item, comesseno a li Avogadori extraordinarii certe partide di Provedadori di le biave, di pizzoli uno per ster. Tolto, etc. A dì 8. Fo letere di Roma. Et vene in Colegio domino Zuan Zorzi da Dresano oralor dii Papa, dicendo aver auto uno brieve dii Ponlifìce zercha queste nove intese di turchi, che sono di grandissima importantia, et doveriano mover li principi chri-stiani a esser uniti. Di Roma, di l’orator nostro, di 28. Come eri a hore 22 intrò il Papa in Roma, per la porla di Belveder. Li andò contra pochi di soi cardenali, per esser venuto repentinamente. Et tutto ozi atese dar audientie a so’ sorele e done parente; poi mandò per el cardenal Remolino et l’orator yspano con i qual si ha doluto dii caso seguito a Fermo, che par Mulio Colona sia intrato et cazato fuora la parte Ursina, et par lo voy dar et meter solo il duca di Urbin so ne-pote; e cussi va li pensieri di principi christiani. El qual ducha magnifico Lorenzino sta in lelo per la piaga di piedi, il >n poi cavalchar, de che si duol as-sae, voi andarlo a visitar; qual etiam mal volenliera voi visitation. Li oratori francesi si fanno mollo a-vanti col Papa, et dicono in la prima sessione voleno conlirmar la pragmatica. Scrive, doman anderà dal Papa a comunicarli le nove di Costantinopoli. 100 Oz* l’orator de Ingallera rui ha diio aver letere dii Re suo : come era zonto lì frate Dionisio Memo, qual li piacque assae, el lo ricomanda a la Signoria. Et come el Sedunense, cardenal sguizaro, era zonto in lugaltera, poi anderà in Fiandra. Ozi un zenlilho-mo di Napoli è slà a visitar esso orator nostro, qual li ha diio li baroni di Napoli stanno malcontenti di lo aponlamento fato ira la Chrislianissirna Maestà e lo Calliolico re, et li anzuini e ragonosi, per le raxon ut in litteris. Dii dito, di 29. Ricevete noslre di 25, con l’a-viso dii contlilo ha falò il Signor turco el Soldan eie. Fo dal Papa, dove erano li cardenali Medici et Cibo, et prima li le’ lezer la letera di la Signoria nostra, li scrive debbi coniunichar lai avisi a Sua Santità, de-mun Celi lezer li sumarii tulli. Soa Santità in gesli quando intese la crealion di do oratori al Signor turcho; pareva licet dicesse non si fosse constreti a far cussi. El poi fono su vari ragionamenti di tal materie, dicendo il Papa: «Dio perdoni al redi Romani, Col so mal governo ha minalo la chrislianilà con questo voler Verona. Avemo volulo far questo acordo con darli più danari di quello se li darà adesso; non volse farlo ». E l’orator rispose era vero, e che Soa Santità ne deva una parte, è miera di ducali, dii suo. Il Papa disse ha malissimo governo. Poi li disse saper l’acordo si Irata per via dii re Christianissimo con il Calholico re, con dar a dito re di Romani ducali 200 mila, videlicet 100 mila la Signoria et 100 mila il Christianissimo re di sconto, et lassi Verona a la Signoria. E disse lien, Plmperador predilo non vov acordo, nè il re d’Ingollerà et forsi il Calholico re, dicendo: « Saria mejo per la chrislianilà che l’andasse in paradiso ». A dì 8 di questo, il Sedunense fo in Fiandra, e benché monsignor di Clevers, che governa ilGilholico, sia inlento a l’acordo, pur è da dubitai». Poi disse: « riessendo a Cornelo, avesemo questo aviso dii Turco al contrario; poi da Ragusi ave-senio altri avisi, ma non li credevemo aspelando a-visi di Venecia. Hora che li havemo visti, li credemo », et li domandò la copia di sumari. L’oralor disse non poteva darli; pur daria sumarii senza nominar chi scrive, nè li darà sumario di la letera dii baylo da Costantinopoli, di le galie eie. Poi l’orator scusò la Signoria, se a la venuta di domino Zuan Zorzi da Dresano non erà slà honoralo come nonlio di Soa Signoria, perché vene senza sapula. Et quanto a li eanevi, eram coutenti farli far in l’Arsenal nostro e lavorarli come li nostri, volendo Soa Salitila. Zerca la cosa di Fermo, il Papa dubita spagnoli non lo voghilo luor. Item, parlò zercha l’abadessa di Padua etc. Soa Salitila comesse la cossa al cardenal Santi Quutro Coronali. Dii dito, dì ultimo. Questa nuova turchesca à dato molto a parlar a la corle. 11 Papa sta con lirnor, e si dice Soa Santità, si la signoria avesse Verona, saria libera da poter far eie. Poi l'orator nostro visitò monsignor di Lodeva e lo episcopo di Sanialò oratori francesi, stanno vicino a lui per aver tolto una casa per dì e per hora. Li disseno esser stato col Papa, qual li disse saria bon far una liga, Soa Santità, il Christianissimo, la Signoria el sguizari. Ursini si ha sono reintrali in Fermo, lento et chi dice morto Mulio Colona. Item, scrive, uno homo dii principe di tìisignano è venuto a trovarlo, dicendoli suo Iradelo signor Honoralo si conzerà con la Signoria nostra con homeni d’arme, et ha il modo averli presto da 60 ni 70; sicliè ha diio aviserà etc. Dii dito, di 2. Ricevute teiere nostre di 23 in materia di sali sono retenuti a Manloa, mandò il secretano a parlar a Francesco Armehuo, el scrive sopra questa materia. Qual secretano fo dai cardenal Medici. Disse, esso cardenal, bisognava parlar al Papa, e che dito Armelino è stato de qui a la Signoria eie.