485 11DXVII, GENNAIO. 486 che altre fiate fo mandati per donar a Lutrech, scrive è bon la Signoria ordini quello l’habi a far. Itent, aspeta con desiderio li ducati 10 milia, qual ha inteso è in camino, per poterli dar a dillo Lutrech. Item, come alcuni citadini è stati da loro eie. Di Vicema, di sier Nicolo Pasqualigo podestà et captiamo, di eri. Come Zuan Gobo la sera zonse li con li ducati 10 mila, quali li avieri verso Verona con ogni segureza, per la scorta venuta lì a tuorli. 262 * Fo scrito lettere subilo, per Colegio, vedendo questa voluntà di Lutrech et dii vescovo di Trento di far publichar doman a Trento etc. la Irieva con la Cesarea Maestà et la Signoria nostra, pertanto de-bano Padova, Vicenza e Treviso farla publichar doman. Scrito etiam a Udeue, et fo parlato far Martedì, eh’è santo Sebaslian, una processione et publichar dita Irieva. Da poi disnar, fo Colegio di la Signoria, per ex-pedir certa diferentia di oficio e oficio, videlicet Consoli di mercadanti e Sopra consoli, per il falir ha fato Alvixe Scarelli per ducali 8000, qual era debitore di sier Alvise Bernardo e Zuan di Prioli qu. sier Piero procuralor di ducati 4000, et par, prima si absenlasse, asegurasse li diti Prioli e li altri creditori veleno andar a rata. E parlò li avocali di le parli lungamente, e poi slretlo li Consieri con il Principe insieme; e fono tre parte, videlicet a Gran Consejo,qual di loro ofìcii babbi l’autorità. Fo terminato, per li Sa vii, a hore23, di far doman publichar la Irieva e non indusiar più e far un poco de processione, videlicet invidar lutti li piovani di questa terra e il Patriarcha vengi a dir messa, et il Principe voi farsi portar in chiesia et esser a questa alegreza di la publichatione. Fo mandato a invidar li oratori tulli e il signor Janus e il conte Mercurio quali sono in questa terra, e mandato per la terra li comandadori a invidar zenthilomeni vengano da ma-tina in chiesia ; sichè non si farà altra processione, come fo dito di far. Fo scrito eri, per Colegio, una lettera a l’Oralor nostro in Franza, con darli iustruzion zercha le cose del Friul, come del 1440 fo fato l’acordo col Patriarcha di Aquileja di darli a l’anno ducati 5000; poi dii 1445 fo acordà con Alvise patriarcha, qual era ti tuli......in Damaso, in darli ducati 2000 a l’anno di la camera e lassarli Aquileja, San Daniel el San Vido; poi dii 1451 per papa Nicola fo confirmalo etc. Item avisarli come l’imperador lien dii nostro Gradiscila, Maran e Tulmin, et nui lenimo di quel di l’Imperador Belgrado, Pordenon, Castel- uovo, Cremons. Item, l’Imperador tien in Histria alcuni castelli. Da Milan, dii Secretano, di 13, ore una. Come il signor Zuan lacomo havia auto lettere di qui dii Baslardodi Savoja, di lo apontamento ralifichalo per tutti li 13 Cantoni di sguizari e soi adherenli col Chrislianissimo re, e il signor Zuan lacomo ha lettere di altri sguizari li avisano etiam questo. 11 qual li ha dito aver di Franza, di 4, lettere che il Ile cazava lanze a lutti excepto li tre maraschalcbi di Franza, imo a loro li cresseno eie., il Gran amiranle, il Gran maislro et monsignor di Scialiglion, ai qual crescilo 100 per uno; sichè si trova malcontento di questo. E come Lutrech, tornato sia a Milan, va in Franza et resta lì al governo so’ fradelo monsignor di Scut fin al ritorno, dicendo voi andar a star a Vegevene, per non esser in questa soa età cortesan dii Governador di Milan che l’è. Item esso Secretano voria la Signoria li mandasse lettere di credenza in lui Lutrech che vien lì. Item, manda la lista di le lanze cassa il Re ut in ca, zoè in Italia al signor messer Zuan la- 263 conio, di lanze 100 cassa 10, al Gran contestabile ducila di Borbon, di lanze 100 cassa 10, al marchese di Saluzo 10, monsignor di Lesili 10, il signor Thodaro Triulzi 10, in tulio lanze 1100; al fio dii marchese di Mantoa lanze 10 di lanze 50 che l’ha, item cassa il signor Zuan di Gonzaga et il conte Francesco Torello di soi stipendi. Sumario di una lettera di Poma drizata a sier 2641' Hironimo Lipomano, data a dì 17 Zener, tenuta fino 10 ditto, 1516, ricevuta a dì 17 Zener in questa terra. Eri il Papa non fo in capella, e son stalo a la pre-dicha di frate Egidio in Santo Augustino frali di Ile-remitani, et ce era (re cardinali a la sua predicha, dove dito frate Egidio predicoe 4 bore di longo zcr-cha li tre Magii ; in ultimo vene zercha le cose dii Turcho, e disse di Roma, prima come la era, poi vene a dir di dui putini che combatevano ne l’utero di sua madre, et messe a comparation di dui populi, et poi parloe, zercha li Papi, di la sisma, et che questi doi populi non poleno signorizar uno si non superasse l’altro; e poi vene sul papa Eugenio et Calisto, che al tempo loro i prelati erano vestili di panni verdi; et poi vene sopra papa Paulo,el qual comendò molto cli’el tene in reputalion la Chiesia; poi vene su papa Sixto, il qual disse che l’era uso esser in capili) La carta 263 * è bianca.