379 S1DXVI, DICEMBRE. 380 scrito, non achade oratori, ma come a li oratori di 209 quella Comunità venuti in Colegio, quali stanno in questa terra, è sta dito, bisogna omnino servano la Signoria di la dita stimma in tanto bisogno ; sicliè non resti a usar ogni diligentia. Di campo, dii provedador irriti, da Villafranca, come ho scrito, fo letere, di 26, hore 18. Come era venuto lì uno troinbeta di Verona con una letera di lo episcopo di Trento e Consieri cesarei d ri -zata a monsignor di Lutrech, qual manda a la Signoria con la risposta fattogli. Et andato esso Provedador insieme col Governador da soa excelentia, disse: « Questo toca a vui che si dia risponder ». I quali disseno era bon in questo dirli non si possi condur vituarie in Verona. Et non parse a Lutrech meter questo, ma fo trovato certa forma come si vederà la risposta. Et dito per esso Lutrech : « Questa cosa è di la Signoria ; deliberò vui la risposta si ha a far ». Scrive eri ave ducati 4000. Item, li Ianzinech erano sublevati, et dubita esso Provedador non esser taià a pezi da loro; i qual hanno posto a sacco le boteghe in piaza, maxime una di uno venitian con malvasie e salumi; siche si proveda di mandarli danari, perchè dubita non i vengi qualche scandolo; siché lui Provedador à avuto gran paura. Scrive, non che sia di natura timido, ma ha da far con zente bestiai, siché li ha dato ducati 4000 auli ut supra, et ducati 3000 che avè di Brexa e Bergamo; li qual ducati 7000 con gran fatieba li tesorieri li hanno voluti luor.et voleno ducati 20 milia per tutto Limi, et poi dicono dove-rano aver 34 milia. Item, li fanti spagnoli è sublevati volendo danari etc. Pertanto, si vede esso Provedador disperato. In Axola sono ducati 1000, in Crema ducati 3000, i qual li ha lasati cussi a ordine di la Signoria nostra. Di Lover non ha alilo nulla, di Bergamo sono molto duri. ScrivesierZuan Antonio Justinian provedador a Martinengo, qual si alaticha per trovar qualche danaro. Par domino Alessandro Coion, li ha ditto aver presta per avanti a la Signoria alcuni danari, li quali non li ha auli, et è contento prestar a la Signoria adesso ducali 2000, qual li farà prestar a soa moier; ma voi aver cauzion sopra do lochi di bergamasca Colorgno et Vignati, zoè sopra l’intrade che dà ducali 300 all’anno fra tuli do lochi; per il che esso Provedador scrive è bon la Signorìa nostra li mandi una comission zeneral di poter ubli-gar eie. per la restituirli a quelli imprestarano danari al presente. Et per Colegio li fo risposto esser contenti darli dilli lochi, mandandoli uno mandato ampio di poter ubligar etc. La letera di lo episcopo di Trento è sotoscrita : Bernardus episcopus, et Consiliarii Cesarei, data in Trento, a dì 21, drizala a monsignor di Lu- 209* trech. Come hanno auto aviso da la Maestà Cesarea di la conclusion di lo apontamenlo et paxe fata con la Chrislianissirna Maestà, però li scriverlo per saper si esso Lutrech ha aulo alcun ordine di levar le ofese etc., perchè cussi loro tarano. Et esso Lulrech li rispose come è vero di questa conclusion, et monsignor di Curtavilla di brieve sarà in Verona, a nome dii Calholico re, dal qual si averà ordine di quanto si averà a far. Achadete ozi a Consejo una cossa uotanda, che do zoveni zentilhomeni, hessendo a parlamento, uno di loro disse: « Metemo pegno un ducato che ha-loterò meio che li », el cussi messeno pegno, el uno di loro poi disse: « E olirà di questo zuogemo qua-tro cortelade ». L’altro disse: « Son mollo contento. » Et erano compagni carissimi di anni 20 P uno, i qual sono sier Piero Sagredo di sier Zuan Francesco e sier Nicolò Arimondo di sier Francesco. El venuti zoso di Consejo, andono per fare a le corlelade, et a Santa Maria Zubenigo a hore una di notte. Il Sagredo dele sopra il zenochio al Arimondo et li fe' gran bota, adeo li venne il spasmo et la notte morite; sichè il Sagredo anderà in bando; e P un e P altro ha perso Venezia. Iti questa malina, sier Lorenzo Orio dolor e sier Marco Foseari, avogadori exlraordinarii, parlino di qui, vanno per le Camere justa la commission datoli per Colegio con autorità dii Consejo di X con la zonla, et andono a Padova, prima per veder le raxou di le fabriche in le qual è stà speso e robà assà danari, come è fama. A dì 28, Domenega. La Signoria fo in chiesia 210 a messa con li do oratori Papa et Ferrara, e il conle Mercurio e li zentilhomeni e ti am invitali al pasto dii I)oxe, il qual si chiama dii 41; tamen di 41 di questo Doxe non è vivi se non numero .., et fo solum a disnar numero . . . el compita la messa, si andò a disnar col Doxe qual vene a tavola, et fo bel pranso. Da poi disnar, fo Colegio di Savii. Meglio era far Gran Consejo: si harìa trovato danari, et non perder questa zornata, perchè il Colegio non atende ad altro che trovar danari. Dii provedador Gradenigo zeneral, da te ad Aliare, a dì 27, hore 3 di note. Come havia fato la monstra a domino Troylo Pigliatelo, qual è andato a la guarda. Scrive, Cola Moro e li altri contesla-beli fanno mal offici, i qual dimandano danari et vo-riano mandar li soi noncii a la Signoria per danari.