357 MDXVI, DICEMBRE. 358 Sier Hironimo Barbarigo, fo di la Zonta, qu. sier Andrea, qu. sier Marco......... 533.376 Sier Nicolò Malipiero, fo di Pregadi, qu. sier Tomaxo...... 360.643 Fo slridato far il primo Gran Consejo uno Pro-vedador al sai, uno Provedador di Cornuti et uno Provedador a la Juslicia nuova. Noto. Di Padoa è sta mandato per conto di l'imprestedo ducali 1500. Iti ni, di Treviso di sier Nicolò Vendramin podestà e capitano, fo letere, eri. Come Irivixani è conienti pagar li ducali 10 milia. Item, di motisignor di Lutrech, fo letere al suo orator in questa terra, date a Villafranca, a dì.. . Solicila la Signoria provedi a li danari, et prepari lutti li 50 milia aziò zonlo chi dia consigliar Verona, si possi darli. In questo Consejo, fu posto per li Consierì dar licentia a sier......., podestà et capitano di Sazil, che possi venir in questa terra per zorni 15, et fu presa. 198 Sumario di una letera di Padoa, di Rectori sier Ahnorò Donado et sier Almorò da cha’ da Pexaro, serca il Consejo fato in dimandar il subsidio a imprestedo a quella comunità, di ducati 10 milia, data a dì 17 de Deaembrio 1516. Come in quella matina havoano ricevuto letere di la Signoria nostra zerca congregar il populo di di quela cita e farli le parole zercha l’imprestedo di ducati 10 milia, da essergli resliluidi in do tempi. Et adunali tulli in palazo dii Podestà, esso Podestà si levò in piedi et fece le parole in consonanza di la letera predita, et durò per uno quarto di ora, poi fe’ lezer la letera, qual udendo tulli pianzeva. Si levò missier Mario di Mastelari dotor, e disse che per Ire raxon l’era cosa honesta, e cosa che con lutto il cuor si doveva far. La prima, rispelo a la persona che domanda tal servicio, che era la Illustrissima Signoria, la qual era la madre et lutrice di quesla città e de luta la Italia, e per coìisequens se la doveva servir. La segonda, respelo a la persona a chi vien domanda el servicio, che vien domanda a persona che porla amor e a chi voi bene, e non se domanda li servicii a chi nou si ama, e per questo lutti doveria servir la Signoria. La terza, che si doveva considerar questo servicio de quanto ben et beneficio l’era in genera- lità et in parlicularilà, che da queslo acordo procedeva ogni bene, et per queslo si doveva far omni modo, con molle altre parole. Poi disse, che per li tempi preteriti quesla magnifica cilà non havea più il Consejo, e per consequens non se poteva far provision in generai ma in speziatila, e ch’el credeva che lutti fusse de questa constanlia e opinion de servir con tutto il cuor la Illustrissima Signoria, e che per quanto aspelava a la sua porzion, l’era prontissimo a darli ad ogni richiesta de essi Rectori. E poi andò a senlar e fo molto lungo nel parlar. Poi si levò domino Bortolo da Urbin dolor, el qual disse : « Clarissimi signori Rectori. Non mi par rossa condecente dover tanto longamente predicharne in questa cosa; tutti lo dia f.ir con tulio il cuor, per nostro benefizio particular; e che lui si oferiva esser el primo a pagar non solamente la sua porzion ma più de la sua porzion, et cussi credeva che lutti universalmente fosse de quesla santa et bona opinion; e che essi Reclori li desse la sua porzion che lui non solamente la voleva imprestar, ma la voleva donar. Poi dite queste parole, si levò suso missier Gasparo Or-sato dotor, qual disse elegantissimamente, è commemorar el voler di missier Domenedio, qual diceva pax vobis, pacem meam do vóbis, pacem meam relinquo vobis, similiter a lutti dimandò la pace, et alegò li 4 Dolori di la Chiesia cercha la pace; da poi alegò exempi de infideli, de romani, di quanto momento era la pace, e che l’homo doveria far omni cossa per aver pace ; da poi alegò quante fatiche e stenti e spese haveva abulo la Illustrissima Signoria 198* in questi tempi turbulenli, e non solamente fatiche, ma dato tulio il suo, et messo et speso il proprio sangue per difenderne da zenle barbare, et per queste raxon di haver pace et sfar pacifichi a casa sua si doveva non solamente spender el denaro ma la propria persona; et cussi credeva che tulli fosse de questa opinion de servir la Illustrissima Signoria di quanto l’havea richiesto, e cussi lui si oferiva. Da poi si levò missier Marsilio Papafavl dotor, qual disse : « Signori cxcellentissimi, per esser cussi el voler di tutti questi circostanti che mi aponlo deba levar, e ben ch’el non stesse ben a lui a parlar per esser zovene, ma per intendere cl mormoramento et voler universal, li havea parso di levar e dir queste poche di parole, che si aderivano in tutto il voler di la Illustrissima Signoria nostra, et che quello che loro era debitori di far verso la Siguoria, quella havea fallo verso di loro, e che per quanto era in la lelera, quesla cosa bisognava presteza et presto expedizion et celerità, però pregava li Rectori che