409 UDXV1I, Di campo, fo leterc dii provedador Grifi, di primo, liorc 4. Come monsignor di Lulrech à aulo una letera dii vescovo di Trento, qual manda la copia con la risposta fatoli. Lulrech non voi levar le ofese, se prima non ha ordine di Franza di quello l’habi a far; ma voi ben nostri non faziuo danni. Scrive esso Provedador aver mandalo il suo segretario Zuan Jacomo Caroldo a Brexa, come scrisse, volea far veder di aver qualche denaro; brexani fanno pur le spexe a’ francesi, sicliè non è modo de averli. Richiese li ducati 20 milia; ma spera averne in spizalità da qualche citadino, che li darà per amor suo. Scrive, li danari si ha mandar siano preparati, aziò non si resti intricali, nè si possi aver Verona per non averli; e altre parlicularità sopra questo. Dii vescovo di Trento, data in Trento a dì ultimo. Come ha ricevuto la letera di esso Lu-trech, con il salvocondulo in francese e uno italian. E avisa come hanno aulo commission di venir a Verona, come scrisse, con quelli altri commissarii, perchè Curtavilla non vien, e voria uno altro salvocondulo, et è preparato a levar le ofese sempre, et publicar la paxe, come è slà fato in altri lochi di la Cesarea Maestà. E dita letera è soloscrila: Bernar-dus Episcoptis Trideniinus princeps imperii, et ceteri commissarii Cesarci et Catholicce ma-jestatis. Di monsignor di Lulrech, al dito vescovo di Trento. Come ha ricevuto la soa letera e inteso voi uno altro salvocondulo. Dice quello li mandò fo leal, perchè in le soe action va realmente e non usa si non lealtà, et è come quello in italian. E zercha levar le ofese, zonto el sia a Verona, si metterà quelli ordini sarà necessarii; in questo mezo per li nostri non sarà fato alcun danno, ni molestia, si da loro non saranno provochati, eie. 225° A dì 4. Domenega. La malina nulla fo di conto. Eri sera si maridoe sier Bortolo Contarmi qu. sier Polo vechio, va orator al Signor turco, in la lia qu. sier Piero Venier da San Zuan digolado. Fo baiolato li danari per li panni per expedir l’orator dii Turcho è in questa terra, al qual per la Signoria li è slà mandato medici, si voi medicar di l’ochio. Tamen è impossibel a venir. Vi andò mastro Borlolameo da Moutagnana, maislro Marin Brocar-do et alcuni altri eie. Et eri, el dito orator, acompa-gnato da li Savi ai ordeni, andò a veder la chiesia di San Marco eie.......Sta bene, è degna persona, zovene di anni. . .. gennaio. 410 Da poi disnar, fo Gran Consejo. El per il Ganze* lier grando fo exorlalo tulli a voler porlar li danari di l’un e l’altro impresiedo, videlicet di Gran Consejo e di Pregadi, perchè si è in procinto de haver Verona, e cadaun per amor di la cara patria lo dia far; con altre parole ben et acomodamenle dite. Fu posto, per li Consieri, dar licenlia a sier Piero Arimondo capitano di Cadore, qu. sier Nicolò, e sier Marin Pixani podestà di Humago, di sier Alexandro, vengino in questa terra per zorni 15, lassando uu zentilhomo nostro in loco suo eie. et fu presa. Fu posto una parto, leta per Vetor Bianclio senza averla nolà per li Consieri e Cai di XL, era vice doxe sier Francesco di Garzoni, di questo lenor; la qual fo pessima c dolorosa parte, et |>ocho inanellò non la contradizesse, ma por non parlar in Gran Consejo su queste cosse, lassai scorer, cl fu presa di slreto, perchè non era do far alcune voxele per scurlinio, ma farle come prima. La copia de la qual parte è questa : L’anderà parte, che per autorità de questo Consejo, per questa volta solamente, far se debia per scurlinio dii Consejo di Pregadi et questo Consejo tulle le infrascrile voxe, videlicet: Podestà a Chioza, Provedador a Veja, Camerlengo a Veja, Camerlengo a Padoa, Camerlengo in Cao d’Istria, Podestà a Cotogna, Podestà a Citanuova, Relor e Provedador a Cataro, Castelan di la ciladela di Zara, Relor a Tine e Micone, Podestà a Maran, Provedador al Sai, Patron a l’Arsenal, Oficiali a le Cazude, un Zudexe di pelizion, Podestà a Uderzo, do Consieri in Cypro et Podestà ad Axolo. Ave 9 non sincere, 439 di no, 599 de sì et fu presa. È da saper: questa note pasada, a hore 7 inlrò fogo in una bolega di barbier in Rialto, solo l’Iio-staria di la Campana, processo per una peza con fuogo fo posta in uno banco, qual andò brusando, ita che a hore 7 dele fuora, et fo visto la bampa, et corseno ivi quelli erano in l’hostaria predila nostra da ca’ Sanudo, e li bardiamoli di Padoa, et comen-zono a sluarlo; che s’il fuogo andava in la trava-menta di la bolega, ch’è solo la camera di l’osta, senza dubio saria slà grandissimo incendio. Fu sonà campana martelo a San Cassali, corse gran zenle e fo studalo, che Idio sia ringraziato. In questo zorno, sier Zulian Gradenigo fe’ l’in-trada capitano di Padoa. Andò assa’ pallidi con lui, e tra gli altri sier Polo Donado eleto podestà di Padoa, e sier Marco Antonio Loredan elelo capitano di Padoa in loco suo. (1) La carta 224* è bianca.