555 «UXVII, FEBBRAIO. 556 negro a manege a comedo, homo eloquentissimo, qual al tempo lo era Camerlengo ile lì, dii 1501, principiava venir in fama o far l’otìcio di avocato, liora è venuto di primi, il qual presentò una letera di la Comunità data a dì 20 Zener di credenza in nome di tutti 12 oratori, scrita per il Consejo di la comunità di Verona. Poi comenzò una elegantissima oratione vulgare, ma ben composta et dilata, in la qual notò quella cità è slà alienata da questo ExcelentLssimo Dominio anni 7 et mexi 8, tamen il loro cuore sempre è stà costante a aspelar quello zorno di ritornar solo il pristino dominio, laudando molto questo Stado e la gran guera sostenuta, et aversi difeso, et la gran spexa fata, rin-310 ' graliando ldio di esser al pristino suo signor, pro-metendo fede perpetua, con molte parole alegando San Tbomaso di Aquino, che scrive in quelle De principibus in laudo de questo ¡lividissimo Stado. Poi ringratioe di aver perdonato a tutti li citadini ancora che havesseno deviato da quello doveauo, suplicando la Signoria, li volesse conceder tutti quelli privilegi e altro che haveano prima et quando quella cità si perse, volendo darli tutto il leritorio veronese a la cità, ancora che in questa guera fusse stà falò altra deliberalion. Item, dimandono exem-ption per qualche tempo aleuto li grandissimi danni palidi da’ barbari che l’hanno dominata, etiam da li nostri eserciti, demum suplicò per alcune in-trade de la Gardesana, che par fusse suspese per mandato di la Signoria, aziò tutti possino galdir il suo; ultimo disse quella fidelissima Comunità aver preso donar a questa Illustrissima Signoria ducati 16 mila, la cità sola non intendendo il clero uè il contado, et che per esser consuuipli et rumali, prometeico darli con tempo questo San Martin proximo ducati 8000 et l’altro San Martin altri ducati 8000, e si ’1 don è poco, si acelerà il bon voler. Conclusive, fu eloquentissima oratione et longa, la copia di la qual spero averla e sarà nolata qui avanti. Et compiuta, il Principe nostro li rispose aco-inodalamente,dicendo: Spectabel ambasador, si poi dir haìc dies qucim fecit Dominus cxultemus et Icetemur in ca, el siale certissimi che vi havenio visto con aiegro animo, et non è niun di questo Stado che non sia certi, che si ben questi anni è stata quella magnifica cità dominala da altri che da la Signoria nostra per voler di la Divina Maestà, non si tien siano stali sempre optimi verso la Signoria nostra, desiderando di ritornar sotto il dominio di quella, sicome etiam ha dito questo vostro eloquentissimo ambasador. Et però vi vedemo alegramcnte, el si hen per il passato ne era stà fato di gran oblalioue con questo si lassasse quella fidelissima cilà, tamen mai questo Stado l’ha voluto far; et cussi, come a la Divina Maestà et quando li ha pia-cesto, l’ha fata ritornar sotto quel dominio, dove è stata tanti anni, et cussi li abrazemo per nome di quella magnifica cità tutti, e senio stà contenti di perdonar a tutti, perchè credemo, si ben hanno fato qualche operation sinistra, l’auimo era però neto et bon verso la Signoria nostra ; et laudemo molto la oration dita per questo magnifico et ornatissimo ambasador vostro, et ne duol di senislri patidi. Quanto a le richieste fale, siate certissimi, queslo Stado è per satisfarvi, perchè vi amiamo sumamenle; e di la oblation fata, acetemo il bon animo e voler suo, et la oferla che lenimo grandissima e non picola come avete dito: concludendo che tutto quello è seguito, è stà con volunlà dii nostro Signor Dio, il qual ha edifichà questa cilà, el si faremo el voler suo, mai ne mancherà di ogni aiuto, si ben in quesli tempi ne ha voluto batcr per qualche ofesa fata a Sua Maestà ; ma se saremo boni, non ne mancherà di la sua gralia; con altre parole di questa substantia, ma questo è il sumario. Et compito il Principe di parlar, Francesco dii Brenzon uno di oratori disse : « Serenissimo Principe, son Francesco dii Brenzon vostro sviserà lo ser-vidor, qual ha patido danni grandissimi, prexon, e-xilio e altro per la fedeltà soa verso questa Illustrissima Signoria, ringraziando di la provision datali et non dimanda altro premio se non un segno dì fedeltà ch’è la cavalaria, qual sempre voi aver il nome di questo Excellentissimo Stado nel petto e con quelo voi morir ». Il Principe alliegramenle disse : « Sa-vemo missier Francesco chi vui siete, e le operation vostre », e fato venir avanti il cavalier suo, dito Brenzon inzenochiato fu fato cavalier, e li messe li spironi li soi colcgi marchese Zuan Filippo Mala-spina et domino Galeoto di Nogarole. Poi etiam si fece cavalier domino Francesco Bajaloto etiam fi-delissimo, al qual fo dato per il Consejo di X la mità di la Garzonia eie., e posto tutti do le crosete nel peto et una cadena subito si messe al colo il Brenzon. Et cossi iterum tulli essi oratori tocono la man al Principe e tulli di Colegio, et veneno fuora con le trombe avanti precedendo prima li do cavalieri creati poi li altri gradatim, et era piena la corte e il Palazzo di persone per veder diti oratori e tutta la terra stava in alegreza.