MDXVII, GENNAIO. 422 mezo Selembrio per fortificar la terra e aver robe di schiavi, poi si partì col campo, et è venuto in Aman ; et schiavi zereha 10 milia veneno in questa terra di Damasco, mostrò voler far resistentia, tamen za zorni 3 tutti sono partiti per el Cajero da zercha 9000 e più, et è rimasto in castello el castelan che ora con zercha schiavi... Si dice vano a far novo Soldan, qual sarà il diodar grundo e per tochar danari per far novo campo. Di qui li populi sachi-zavano per la terra; per il che lui consolo e mer-chadanti sono stati e stanno in seraio con guarda di homeni di Benenas. Sichè è stato in questi travagi ; ma Iddio l’ha aiutato come spera farà per lo avenir. Scrive, facendo schiavi exercilo per difender la total deslruclion loro, potrà esser il Turco fosse cazado di la Soria. Tamen dii Sopliì non si sa nulla; si dice è in guera con tartari di sopra. E il Turcho a tempo nuovo convegnerà far armada, volendo mantenir questa Soria e aver il Cajero, et forsi vorà mandar la caravana a la Meeha justa il solito; per il che si potrà contrastar per nostri mercadanli, c in questo mezo che vengi l’orator di la Signoria nostra a dito Signor turcho. Lui consolo, zonto sia dito Signor de li, farà Pofizio di otenir di poter far muda a le galie e vederà trazer le facullà de lì de’ nostri ; ma è da creder forestieri verano de qui a far fa-cende, poi che non si pagerà colimo e aràno avan-lazo di nostri a non pagar cotiino e star sopra usure. Et scrive, Idio l’ha ajutato che schiavi, che erano creditori in cotimo, non lo ha molestato ad aver i soi danari : e pur alcuni hanno voluto le loro usure, e con questo è partiti e andati al Cairo con speranza di tornar. Poi scrive: zonse a Baruto la nave patron Zuan Vasaio. Per queste novità non fu lassata di-scargar, e fo retenuta de lì per nostri. In Alepo non si ha auto danno. A Tripoli villani sachizò alcuni, e li mercadanti nostri con certi navili passono in Cy-pro con le robe poteno levar; tamen non hanno auto danno, ma ben qualche spesa. Il Signor tur-230* eho col campo è partito di Aleppo e venuto in Aman e vien a queste parte; prega ldio lassi far muda, ma è in pericolo di poterla far. Scrive poi, a dì 25, ozi a bore 3 di dì, stando serali in seraio con bona custodia, per li populi, li quali reduti zerca 200 insieme felino danni per la terra, maxime a’ zudei, per il che li bazari si tien seradi, vene in la tera uno nominato Janus Sabuti lurcoman, qual era tutto del signor Soldan morto, et intrò in la terra con 4 over 5 e non più a nome dii Signor turcho, e fo ben visto dal popolo e dai chadì con i quai diavalchò per la terra volendo non fusse fato alcun dano, et vene al seraio di esso consolo e volse lusse aperto le porto. Li andò conira ; il qual li fece gran promesse per nome dii Signor turcho, dicendoli stesse di bon animo. Scrive domali intrarà in la terra uno che ’1 Signor manda per signor di Damasco. Il castello si tien, ma si judieha aspelino el Signor vengi per consegnarlo a lui. Item, è venuto lì al seraio uno Janus janizaro a cavalo, qual su la strada ha fato cride tulli steseno di bona voia che non li saria fato alcun dispiacer più. Tamen lui consolo sta in caxa con custodia, et non li ha parso più lenir questa letera. Di quello seguirà, aviserà. Di Daremo, di sier Marco Antonio da Mo-Un podestà, di. . Fo leto una letera. Si scusa, non esser desobediente a li mandati di la Signoria nostra, e si duol li sia fato quella imputalione. Scrive la causa non haver mandala de qui la marziliana con cl cargo, qual per opinion sua è conlrabando, con li homeni suso come la Signoria nostra li scrivo debbi far, è stato perchè quelli la dieno condur vo-leno tre et 4 ducati per uno, e lui non voi dar di soi, e quelli di chi è la marzeliana e robe doveriano condurla, poi è mal in ordene di armizi ; sichè non è da imputarlo disobediente ni avido a conlrabandi. Ben è vero li pareva fusse oficio suo osservar le lezo conira di quelli fraudano li daci di la Signoria nostra, come questo ha fato. Fo leto, poi venuti i Savi fuora, li capitoli, la copia di qual sarano qui avanti, et le do inslruclion dii Ile drizale a monsignor di Lutrech. Copia di lettere di sier Andrea Sanudo qu. 231 sier Beneto, date a Nicosia a dì 11 Octu-brio, drisate a sier Marco Antonio Sanudo so’ fradelo. Da novo, de Soria, el Signor turcho era zonto apresso Damascho mia 7, con tulio lo esercito. Avia mandato 4 soi homeni ne la terra, quali, cussi come introrono, andorono al nostro consolo, confortando- lo a star di buon animo e che ’1 reputasse esser in Venexia e che ’1 non haveria ni damno ni fastidio al mondo. Venero, che fu a dì 2G dii passato, dovea intrar in Damasco a l’hora del saludar, per ringra-liar il suo propheta de la victoria habula. De qui ne è uno suo ambasador, qual vien di Aleppo con lettere dii Signor; qual ge dà titolo di ambasador, e ordina che ’1 sia ben visto. El dito è acompagnalo da uno homo dii signor di Tripoli c do famegi, ma- (1) La carta 231 è bianca.