599 MDXVII, FEBBRAIO. 600 Vene in Colegio Andrea Rosso, era secrelario a Milan, tornalo in questa terra, e referi come era stato ivi mexi... et zà anni 18 sempre è stato fuora con provedadori e oratori, et ha di salario solum ducati 60. Si racomanda sia agunientato. Di Romagna, di progressi di quelle cose nulla se intendea; pur lo dito Pexaro non era preso. Da poi disnar fo Colegio di Savi, lardi reduli, era pochi, solo i Savi a teraferma per dar audienlia a qualche uno. Ozi in Becharia non era carne di manzo; le ove valse un carantan l’uno, e questo perchè tulli comprava per far carlevar ozi, che doman è vezilia de San Mathio. 337 * In questa sera, a caxa di Gasparo di la Vedoa secrelario al Consejo di X, fu lato una festa over recitar di egloga e comedie. Comenzù a hore 21, si fini hore ... di note, e poi dele cena a tulli li invidati, quali fono li Consieri lutti dii Consejo di X presenti, exceplo sier Francesco Contarmi cao et sier Priamo da Leze, tulli quelli di 1’ anno passato fo dii Consejo di X e alcuni altri patrici, et fo una cena excelenlissima, con peruise, fasani, oslrege frile, marzapani, confeli, colombini et altro, con tutte le musiche e virtù di questa terra. Questo ha falò, perchè ’1 desiderava esser Canzelier grando in loco di questo presente noviter eleclo. In questa matina, in Colegio vene sier Zorzi Emo procurator, suplicando la Signoria volesse meter la parte dii salvoconduto di suo fiol. Qual mandato fora e cussi sier Luuardo Emo el consier suo fratello, sier Domenego Trivixan el cavalier procurator savio dii Consejo disse li pareva cossa honesla che questa cossa fusse consejata dal Colegio, hessendo beneficio di la Signoria di recuperar danari; e cussi fo terminato che ’I Colegio la consulti eie. A dì 23, la matina. Vene in Colegio el reverendo domino Francesco Marzelo episcopo di Traù, qual sentato apresso il Principe, disse come era sta eleclo per il Senato episcopo di Vicenza, qual poi havendo voluto ad altri papa Julio darlo, fu preso nel Consejo di X scriver in recomandalione dii primo vacante, et sia qual si voia, et Padoa vacando. Unde, havendo inteso el cardenal San Piero in Vin-cula stava malissimo, qual è vescovo di Padoa, su-plicava fusse iterimi scrilo in eorle fusse conferito a lui dito vescovado, si caso fosse el vachasse. El mandato fuori, parloe in suo favor sier Piero Truu savio a terraferma; gli rispose sier Lunardo Mozeni-go savio dii Consejo, non è da far alcuna cossa se non si ha di la morte. Sier Lunardo Emo el consier voleva si facesse la denomination per il Senato di dito vescoado, e gli altri dii Colejo li fono a Pincon-Iro, dicendo non è tempo di promuover queste cose adesso, e lassar il Papa dagi lui li benefici et vescovadi ete. Fo scrito, per Colegio, tandem, a sier Andrea Lion podestà di Chioza, vedi de inquerir i successi di Romagna el quello ha avisi. Fo aldìto in conlraditorio li frali di San Zorzi Mazor, per la condanason fata conira di loro per li Patroni a PArsenal per roveri trovadi haver taiato a la badia dii Pero, et fono condanadi in grafia ducali 1000, e hanno uno homo in presoli. Fo termina per la Signoria li lasasse, con segurtà dii Pisani dal Banco, utpatet. In questa malina, essendo impatà in le do Qua- 338 rantie il caso di sier Ilironimo di Prioli fo retor a Legena, vien menato per sier Zuan Antonio Barbaro come ho dito di sopra, fo chiama la lerza Qua-ranlia novissima lì, et principia di novo a lezer tulio il processo, eh’è di carte .... insieme tutte tre le parlile. Da poi disnar, fo Colegio di Savi. Et vene letcre 338 * di Roma di 19; il sumario di le qual scriverò qui avanti, porlate per Malìo corier, el qual a Rimano era sia retenuto dal ducila Lorenzo di Urbin et poslo in castello e toltoli le ledere et aperte per veder quello si scrive, et lo relene zorni do et poi lo lassò andar dandoli letere indrio, e li disse: « Corier, non mi ho da laudar di la Signoria, perché l’ajula il duclia Francesco Maria » con altre parole, dicendoli : « Dirastu al Doxe ? » lui rispose de si ; e uno altro era con lui, qual disse: « La Signoria ha torto ; ben non ve podè laudar di alcun favor eie. Et cussi referì il lutto al Principe et al Colegio, dicendo esser sta minazato corieri non vengi più de lì via. Queste cosse parse di nuovo a tulti dii mal animo di ditto Dueha, dicendo : « Mai le letere di la Signoria erano siate aperte di alcuno se non in aperta guera », et fo terminato scriver di questo a Roma si dogli al Papa, che questo non merita la observantla nostra verso la Santa Sede e Soa Beatitudine. Et cussi fo scrilo et spedite le letere. Di Roma, di sier Alar in Zorzi dotor orator nostro, di 17. Come eri scrisse per uno nonfio il Pontifiee mandoe eri a la Signoria, per domandar una galia, qual voi armar a soe spese per obviar a cerla fusta e altri legni arma il ducha Francesco Maria per obviar le viluarie vanno a Pexaro. ltem, à inteso lo episcopo di Otocas de Andreis tragurino ha dito al Papa mal di la Signoria nostra, e che quel-