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MDXVI, NOVEMBRE.
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   diarie; ha scrilo al provedador Gradenigo non pagi più li fanti visentini. Item, ozi è zonto il conte di Golisano, qual vien di reame; va in Borgogna chiamato dal Calholico re, per la via di Riva, passa in Alemagna conira salvo condulo aulo da Lulreeh.
      Dii Governador nostro, date a Povejan, a dì 4. Come ha inviato Babon con li fanti per aver il locho di Amplio; il provedador Griti è ito per questo a Lacise. Scrive, in risposta di quanlo la Signoria li ha scrito per li danni fati a li subditi nostri, et dize in campo è varie nailon'; fa ogni cosa non si fazi danni dove lui ha superiorità, e dii caso seguito a casa Lavon, dii brusar di la casa fo di Boldiera cl-tadino veronese fìdelissinio, dize li villani fo causa perchè prima amazono alcuni sacomani, undc li soldati poi si vendicono. Scrive, le zente è mal pagate, et si provedi di danari, et maxime per la soa compagnia, qual fa gran fazione; lui non ha più modo di inantenirla dii suo. Ozi, terzo zorno, ussino di Verona i nirriici et andono a Montorio, e porlo in la lera tormento, vino e carne che Irovono in Val di Pan-tena; sichè nostri custodeno mal, e di questo si duol assai.
      Di Milan, di Andrea Bosso secretano, di 2, liore 3 di note. Come a di ullimo scrisse per que-slo: avlsa coloqui auli col signor Zuan Jacomo, che spera li 13 Cantoni di sguizari si risolverano ala pace in la dieta fanno a Friburg con la Chrislia-nissima Maestà, con li capitoli che mandoe; e questo li disse aver per via dii Bastardo di Savoia, qual è a questo manìzo, et aspelavano l'assenso dii Re, di capitoli.
       Item, esser venuto da lui il Zeneral di Milan, 87 con uno zentilhomo venuto noviter di Pranza oan letere dii Re, che li scrive voi aver da Milan scudi 200 milia, et cussi li ha scrilo monsignor di Lu-trech exequisca. E lui ha risposto a Soa Maestà non li par sia tempo, maxime non havendo ancora auto Verona, o seguito l’acordo, nè concluso con sguizari, e non ancora compido di scuoder l’altro laion fo dalo per Soa Maestà, qual dieno pagar feudatari, signori et zentilhomeni et popolo. Item, li disse aver da Roma da monsignor di Lodeva, che il Papa ha comenzato a romper la pragmatica concessa al Christianissimo; sichè a questo modo tal concessione durerà podio.
       Dii dito, di 2, hore 24. Come, hessendo ozi a uno lauto convivio in caxa dii signor Zuan Jacomo, dove era il Zeneral, il vice canzeher e lutto il Senato di Milan e altri zentilhomeni per numero 200 e più, e sentalo apresso diio Zeneral, li vene letere
di Friburg di 27 : come in la dieta l’acordo era seguilo di 13 Cantoni di sguizari con la Chrislianis-sima Maestà, dicendoli li castelli hora lornerauo a la Christianissima Maestà. Il qual pranzo è slà falò per uno per di noze di una sua neza in domino Barnabò Visconte. Et poi parlò esso secretano al signor Zuan Jacomo di questo; qual li disse cussi esser l’aviso; et per una altra si arà più copioso. Item, che monsignor di Lulreeh li havia scrito facesse la richiesta a’ milanesi almeno di ducali 150 mila per subsidio si suol dar a li novi Duchi, vi-delicet Panala de l’intrada loro, tamen che’l voi esso missier Zuan Jacomo prima aspetar risposta di la Christianissima Maestà.
    Da poi disnar, fo Colegio di Savii ad consu-lendum, et vene le soprascrite letere notade de sopra.
    Et per avisi, si ave come di visentina andavano molte biave in Verona, et per una lelera scriveva Matio dal Toso visenlin a la Signoria in sua scusation, come era incolpato liaver mandà vitua-rie in Verona, scrive non è vero, ha lutto il suo tormento a la so’ villa, et voi prestar a la Signoria ducali 800 et più, con questo si mandi suso uno Avo-gador di comun a inquerir la verità. El cussi questa malina in Colegio con li Cai di X fo terminato mandar uno di Avogadori noviter electi ; et mandati a chiamar, fo terminalo mandar sier Marin Bon che 87 * primo rimase, el qual aceto di andar: tamen non fo ordenato altro. Quel seguirà scriverò.
    È da saper: in questa sera, Alvise Scarelli vene dal Principe a mostrarli uno libro vechio, fato dii 1432, videlicet scriverò che è una Ethica di Aristotile, e in cao è certa opera di far soneti di Antonio di Tempo, dove in ultima, di man di quel ¡stesso, scrisse dii 1432, uno sondo che è una profezia de l'abate Joachin, qual è mollo a proposito dii Turcho e dii Soldan. Et Io vidi dito libro, che poi lo vene a mostrar a domino Eorenzo Loredan procurator fiol dii Serenissimo, che a mi parse gran cossa; la copia di la qual sarà qui avanti posta a eterna memoria, che mi par sia venuta la verità.
Joachin abas calaber celeberrimus composuit amo Domini nostri Jesu Christi 1353.
    Un 1, un 5, un 1, con un 6 torto (1516) antì fìnischa questi quatro insieme, di Machometo vederasse il seme grande atrovarse in benigno torto.