397 UDXVH, GENNAIO. 398 Iriarcha, con assai arcivescovi el vescovi, credevano in missier Jesù Chripslo e in San Piero e San Polo e in la Santa Romana Ecclesia, e davano obedienlia a la dita Sede Apostolica el al Pontefice papa Leone X, che rappresentava el Vicario di Christo, e che se hatisavano secondo la Chiexia romana, e che non cognoscono altra fede, ni altro Vicario di Cristo che il Pontefice papa Leone, e li mandavano a donar una ampola di balsamo, senza il qual non si poi far la eresma ; con altre assa’ parole ditte zercha la fede. Et compilo questo, casorono tulli fuora, e rimase il Papa con li cardenall*episcopi cubicalari e altri che entrano in dito Concilio el hanno voxe.e restò etiam li ambasadori; ma quel di la Signoria non vi era. Etiam li cavalieri di Rhodi fo mandati tulli fora : 217 * dove fo lete alcune bolle. E ultimo, fo chiamà dentro il magnifico Lorenzo ducha di Urbin; poi veneno tulli fuora, e il Papa fo acompagnato fino in Castello da 17 cardenali. El cardenal Grimani rimase al so’ palazo di San Marco: erano 20 cavalieri di Rhodi, fra li qual era el prior di Roma Salviati, fiorentino, con stafieri a la sua livrea, con tutti zuponi inquartati di brochà d’oro con raso. Eravi etiam el Brandino; et il ducha di Urbin era vestilo di uno sajon di brochalo e di sopra uno robon di veludo roan, t'odralo di lovi cervieri. El Concilio è sta prolongato fino a la prima Domenica di Quaresema, sarà a di . . . Marzo proximo 1518. 218 Copia di la letera scrita per il Signor turcho, in greco, a la Signoria nostra, portata per il suo orator, e traduta. Selitn Shach filius regis Bagesidi sit semper vietar. impio, et me expeclasse in Alepo. Et vedando la mia Maestà lai operalione ehe el veniva in ajuto di quel impio, et haveva roto la paxe etiam fra noi, subito mandassemo da quello dui nostri ambassadori, i quali se scontrorno con el predilo Soldan in Aleppo, el li disseno non volesse per la bona pace et amicilia era fra noi dar aiuto a quelli infidi. El qual Soldano, non fazando stima de tal parole, se levò da Alepo, et ne vene contra una zornata lontan da esso Aleppo, in una campagna dove è el sepulcro del nostro profeta David. Et vedando la mia Maestà clic se aveva facto auctor del mal, comandai se adunasseno lutti i nostri philosophi, i (piali resguardata la leze de Dio, trovorno quiunque fu»se in aiuto de quelli impii era justo el fosse morto. El vista la mia Maestà la leze e comandamento de Dio, subito missi in ordene li miei exerciti et andassemo contra de lui, et se scon-trasemo Domenega, a dì "24 de Avosto, et combates-semo comenzando da 3 hore del zorno infina a l’occaso del sol orrende et formidabil bataie, per la qual cossa rompessimo el amazassemo dito Sultano et 218* amazassemo etiam el signor de Damasco et dodese altri signori, el cussi (aliassimo a pezi et fracassassimo lutto il suo exercilo, et avemo preso tutti i lochi e territori soi. Damasco, Alepo, Hantab, Malalia, Te-rende, Tripoli, Baruto, Siso, Tarso et tutte altre terre che erano sue ne presenlorno le chiave et signorize-mo lutto omnino el suo regno. Quare, perchè vui seti amici fidi de la noslra Maestà, marniamovi el nostro presente schiavo Muchemelo spachi oglan a ciò vi alegrati per lo augumento, prodeze et vicloria nostra, quale ne ha concesso el nostro oplimo ldio. Scripte in curia nostree regalis majestatis in ci-vitate et regione Aleppo. Die 7 Augusti. Dii mexe di Zener 1516 ( 1517). 219 Sultan Selim Shach, Dei gratta rex maxi-mus et imperator utriusque continentis Ara-bum, Persarum, Asice et Europee etc. Ad Illu-strissimum et maxime honorabilem Ducem illustrissima Veneliarum Dominationis dominutn Leonardtim Lauredanum, salutem condignam et convenientem salutationem, cum congruenti affectu, splendori tuo mittimus. Sapiali che, da poi havessemo per el passalo quel infido el senza leze superato, el quale haveva corroto et contamina la nostra fede, iterimi andavamo con li eserciti nostri contra quello, aciò totalmente lo de-slruzesserno. Et andando sopra quello infido el impio, par ch’el Soldan del Caiero se levasse da esso Caiero con tutto el suo exercito et venisse in aiuto de quello A dì primo. La malina, la Signoria vene a messa in chiexia di San Marco, jusla il solito, vicedoxe sier Andrea Baxadona, con li oratori dii Papa e di Ferara et il colile Mercurio. Et compilo messa, Colegio si reduse a aldir lelere, et fo altre le ter e di Franza di l’Orator nostro, di 24, et di campo, il sumario di le qual tutte letere noterò qui avanti. Et introno capi dii Consejo di X: sier Andrea Badoer el cavalier, sier Polo Valaresso qu. sier Fe-rigo, non più siati, et sier Domenego Capello qu. sier Carlo, stalo un’altra fiata ; et alcuni Sa vii di Colegio : sier Lunardo Mozenigo, et sier Nicolò Dollin et sier Francesco da Pexaro.