G03 MDXVlI, FEBBRAIO. 604 litteris. Et scrive, hessendo soprazonli li oratori ispani et englesi, vedendo voleano esser con il Papa tolse licenlia, et il Papa li disse si parleremo poi. Et nel venir via, si sconlroe nel signor Alberto da Carpi, qual scrive andava a fornir la Academia. Di Roma, di sier Marco Minio orator nostro, di 19. Come di Cesena scrisse che ’1 feva la volta di Fiorenza per andar sicuramente, et cussi fece, et mandò le robe per la via di Ancona. Et cussi ozi mirato in Roma, li vene conira le fameje di reverendissimi cardinali, ma prima sier Mariti Zorzi orator nostro. 11 Pontefice non ha mandato la sua fa-meja, perchè non si usa mandar non havendoli ancora dato F ubidienlia. Scrive ha ricevuto la soa commission, qual eseguirà e domati zonzerà le sue robe e il di seguente vederà di haver udienlia dal Pontefice. Ila ricevuto tre lettere nostre, una zerca la publicaliori fata a Crema che niun non vadi in aiuto dii ducila vecliio di Urbin e comunichi al Papa, tamen la commission è non parli di le cose di Romagna si Soa Santità prima non li parli lui; pur sarà bon dirli di tal publication, che se li farà eossa grata. L’ altra lettera, zerca domino Bonin, e-xeguirà. Di Chioza, di sier Andrea Lion podestà, di questa mattina. Come, per uno patron di barella venuto, nominato Vizenzo Nachari, parli Domenega a dì 22 di Ancona, dice in Ancona si stava in sospelo e portavano saxi sopra le mure, et che una fusta haveano baiala in acqua F havea mandala a Pexuro * insieme con un balello, qual scontroe, con la qual si dice mandano ducali 1800 in Pexaro, al signor Renzo. Item, dice è passà per via di Pexaro et che ’1 campo dii Duella vecliio era tra Pexaro et Fan. Di Udene, di sier Jacomo Corner luogotenente. di la Patria dii Fritti, di 20. Come il capitano di Maran era venuto di fi Mereorea dì 18, e li andò conira facendo honor, e fatoli far fesle; qual li disse era venuto per chiarirsi dii sospeto F havea che la Signoria volesse servar la Irieva et. li volesse tuor Maran, e questo per le zente la mandava in Friul. Li rispose che la Illustrissima Signoria era disposta a mantenir la trieva, etiam far la pace con la Cesarea Maestà, qual sperava seguiria et non dubitasse; poi, volendosi parlar di le ville che l’avia torlo, li disse esso caprtanio, non pariamo di questo, et che manderia uno suo nonlio a parlarli sopra quesla materia; e questo fa per voler teuirle etc. Il qual poi è parlilo ben salisfalo et molto è slà charezalo. A dì 24. Marli di carlevar nulla lo di novo. A dì 25, fo il primo di Quaresima. Fo lele in Colegio queste lettere di Roma venute eri sera, et sier Lunardo Emo il consier disse saria boti far per Pregadi denomination per il Senato di vescovo di Padoa. Et fo varia opinion sopra questo, et la Signoria terminò non li dar Pregadi, dicendo è materia principiala a tratar nel Consejo di X con la Zonta, per il qual fo scrito a Roma in recomandalion di domino Francesco Marzelo episcopo di Traù, qual fu elelo per il Senato episcopo di Vicenza et non polè averlo da papa Julio, però fo scrito li sia dato uno altro, e più grande che '1 sia, tanto ne sarà più acepto. Da poi disnar fo Colegio di la Signoria et Savii, ad consulendum. Et vene per la terra da poi, etiam a bore 22 in Corte di palazo, una muraria di lode-sebi mercadanti di Fonlego, vestili come homeni salvadegi con bastoni in man, erano numero 14 che baiava, poi sei vestili da done salvadege, et fevano certi balli con chiaranzane. Era bel veder, et andoe cussi per tutta la terra fino bore 24. Di Chioza, dii Podestà, lettere di ieri, horc 1 di note. Come ha, per uno nominalo Zancho Vinello patron di barca, vieti di Romagna, le nove di Ancona scrite per le altre; et come Domenega a dì 22 era stato in Pexaro e havia visto uscir de lì assà numero di fanti, quali da marina via andavano verso Fan, capo di qual era il signor Vitello, et erano a piedi et a cavallo, et che il ducha Lorenzo poi ha ver da fanti 12 mila, et che in Pexaro era restato a custodia el signor Renzo di Zere, e in Rimano il ducha Lorenzo, et si parlava che le zente sariano a le man con quelle dii Ducha vecliio. In quesla mattina fo pubblicità in Rialto una ler-minalion fata per la Signoria, autor sier Jacomo Si-milecolo cao di XL amator di dolrina e di lettere greche: come hessendo compita la gratia fu concessa a Aldo slampador, tulli possano stampar in greco e portar libri grechi in quesla terra, senza pena alcuna a venderli. Ozi, da poi disnar, fono in Colegio per la Signoria e Savii aldili li oratori di Traù, venuti noviter per far provision di danni fanno turchi in quella provintia di Dalmatia e territori insieme con Martalosi, adeo temeno aprir le porle di la cità di Traù, e si mandi stratioti de lì. È conle a Traù sier Hironimo Diedo, el fo leto le sue lettere di quello ; etiam sono qui oratori di Spalato che solecilano presidio. Fu poi Colegio di Capi di X in materia di scriver a Roma, justa Fopinion di sier Lunardo Emo il consier, per il vescovado di Padoa, et fo terminato Ira-lar questa materia in Consejo di X.