201 MDXVI, NOVEMBRE. 202 Etiam el Gazeli brava di voler far fato d’arme, et zercha di rednr drusi et curdi più die ’1 poi, el si ’1 potrà atacharsi in locho dove l’artellaria non zuogi, tegno faran gran carne schiavi avanti si lassano aterar, et per (sapere) certo di dover non sohm perder el Stado ma la vita, si se laserano romper. 116* Da Anaffi havemo, villani sono intrali dentro, et haverli sacbizati ; dove ne son fuzite qui da trenta fameje de clirisliani. Dicono, el Signor turcho aveva mandato a luor il possesso de Tripoli per do’ soi messi, a li quali era andato incontra tulio el populo ad acelarli. A Barulo non ne era stà novità alcuna. Questo è quanto habiamo a la zortiada. Dii successo del lutto, da me sarai avisato. 117 A dì 13. La malina. Vene in Colegio sier Piero Zen venuto retor e provedador di Cataro, et referì jusla el consueto, laudalo dal Principe. Fo brieve, concludendo il Turco à molto l’ochio a quella terra per aver quel golfo; qual haulo, poiria tenirarmada lì etc. In questa matina, fo dito per la terra una nova, senza autor, che ’1 marchese de Mantoa era morto da mal franzoso ; tamen non fu vero. È da saper: la duchessa de Urbin, lìola dii pre-falo Marchese, partite a dì 11 la malina par tempo di questa terra, et andò a .... a la qual fo mandato li Savii afordeni a visitarla ; la qual voleva veder una festizuola di done prima la si partisse, tamen non parse a la Signoria di farla. Da poi disnar, fo Colegio di Savii ad consti-lendum. Di campo, fo letere da Villafranclia, dii provedador Oriti, di 11, hore 4. Come ricevetle nostre letere di 9, zercha le provision fate che più biave non entrino in Verona, et comunicherà a Monsignor illustrissimo, qual averà gran piacer. E intese, Sabado a dì 8 inlrò in Verona some 200 biave venute per la via di le montagne di la Chiesa nuova, e di questo Lutrech vien in colora. El scrive, per tulio vicn porla biave in Verona, per Vallrompia et Val Sabia etc. tmde ha scrito al Provedador di Brexa et di Salò lievi li merchadi si fa al Desenzan et Lazise. Il Provedador di Brexa scrive ha rispeto a levarli per causa di dacieri; tamen lui Provedador voi omnino siano levati. Itevi, manda letere di Franza di l’oralor nostro. El inteso esser zonta la posta di Franza, andò per parlar a Lutrech et trovò monsignor di Terbe suo secrelario in la soa camera, al qual li domandò se havea di novo di Franza. E lui li volse lezcr le letere, zoè una di monsignor di Orvai primo orator dii Christiànissimo al re Calholico, el li scrive il prefato Re aver juralo la confederatimi fata col Christiànissimo justa li capitoli conclusi a Nojon, e quel Ile aver bona dispositivi verso il Christiànissimo re, e cussi dii so’Consejo; et Soa Maestà aspetava risposta dii Re zercha lo acordo con l’Imperador prima si parlasse, e tien fin 5 zorni ha-remo la ultima resolution zercha lo acordo. Poi li lezè una letera dii Christiànissimo re a monsignor di Lutrech, qual comenzava cussi: « Mio cuxin, ho inteso di le zaf re prese con le viluarie andavano in Verona » e debbi far ogni cosa non inira viluarie in socorso in Verona « perchè desidero, più presto che si fosse cossa mia, recuperarla per la Signoria di Venecia et darla a la Signoria » e questa letera, lui Provedador ha visto con li occhi e Iella. Poi li scrive zercha danari e altre cose, qual esso secrelario non lexe. Poi li disse: « parlò a Monsignor, si troverà qualche ex-pediente. Di Verona, si ha quella terra esser più in neces- 11 sita, ltern, ha inteso questa matina monsignor di Lutrech aver fato consejo con li soi capitanei, tamen esso secretano nulla li disse. El qual Lutrech, disse aver auto letere più volte dii Roi, mostrandogele tulle, dicendo: «Signori e fratelli, olirà el debito ha il Christiànissimo re di dar il so’ Stado a la Signoria di Venecia, etiam è el beneficio di Soa Maestà volendo manierar la soa ducea di Milana, però li pregava, volesseno restar dove i sono. Et come il Governa-dor li ha dillo aver inteso da uno capilanio fo in dito consulto, che ditti capitanei li risposeno esser unanimi a far ogni cossa, cognoscendo l’aquisto di Verona esser benefizio dii Christiànissimo re ; sichè è contenti non si mover. Poi lui Provedador parlò a monsignor di Terbe, qual li disse : « Quelle zenle francese non è pagate; hanno consuma lutto quello hanno, trovè qualche remedio ». Item, scrive si mandi danari; quelli thesorieri francesi lo mole-i stano, ha mandà li conti eie. Scrive ave ducali 1000 da Bergamo, et ducali 800 da Brexa trali di sali. Dii Governador generai, date a Poveian a dì 11. Come per le altre soe scrisse, monsignor di Lutrech volea levar le zenle e alozarle in brexanaj; li disse questa levata daria da pensar a molli si fosse levà di l’asedio. Scrìve il consulto ha falò Lutrech con li capilanei francesi, dicendoli li darà do quarti-roni fino vengi li danari dieno aver, che sarano de brieve. Scrive zercha le vituarie vanno in Verona da la via di visentina, etc. Di sier Zuan Paulo Gradenigo provedador generai, date ad Albarè, a dì 11, hore 5. Como