383 JJDXVl, DICEMBRE. 384 in campo, lui in Verona cussi farà levar, perchè nel coulà di Tiruol è stà puhlicà la paxe fata. £1 dito capitano Zorei à aperta la lelera drizata al vescovo di Trento. Et al presente, manda una lelera di dito vescovo a lui Lulrech drizala, zonta ozi lì a Verona insieme con altre letere. El che monsignor di Curtavilla si aspeta di brieve de lì. Di Franza, dii Christianissimo re, data in Arnbosa, a dì 18, scrita a monsignor di Lu-trech. Mio cuxin. Ilo ricevuto vostre di 5, 7, 9. Aspela zonzi monsignor Orvai con li altri oratori, con li capitoli, et aulì, li manderà la copia. Si duol la cilà di Verona non sia in le so’ man per poterla render a la Signoria, ma non è per passar pochi dì che la sarà. Ila letere di monsignor Rochabin-curi orator suo apresso il re Galholico: come l’Im-perador e il re Culholico vuol si lievi le zente, el che Curtavilla è andato a la volta di Verona per la via di Alemagna per tuor il possesso di quella città ; sicbè bisogna li danari siano in bordine, quelli din dar la Signoria. Per tanto scrive lo debi avisar di le cose e quello si poi far, e lievi le ofese e sii con missier Andrea Oriti, e che li danari siano presti, che per quelli non si resli di aver Verona, perchè subito Pavera la consignarà a la Signoria; e non dubita che dandoli danari, si ben non è il tempo, haveremo la consignation ; con altre parole, ut in litteris. Adio mio cuxìn. Dii provedador Gradenigo, date ad Albarè a dì 18, hore 4. Come i nimici di Verona, che do-veano venir fuor a, non sono ussiti, et Bernardo Salerno, eh’ è in Verona, li ha scrito fargelo intender subito parliti. Et ha aviso di Verona esser partito il capitano Zorzi con do ambasadori de la comunità, vanno a Trento, per far conto di le spese fate a le zenle è in la terra e pani dati, perchè ge voleno me-l«r a conto, et è reslà darli soldi diexe al /.orno per fanti per questi zorni, et veronesi dubitano mollo in queslo levar farano le zente de lì de non esser sa-chizati. Scrive poi il bisogno di le zenle d’arme nostre è li, olirà non hanno danaro ni biava di cavalo, ni strame, eh’è una pietà, et li cavali manzano rami di vide eie. Po mandalo in campo quesla sera ducati 3000. Di Roma, fo letere di 23, et di Napoli. Il sumario scriverò qui avanti. Di Vicenza, dii Podestà e capitano. Come hanno scrito la comunità a li soi oratori è in questa terra, trovino li danari voi la Signoria a interesse. A dì 30. La malina non fo lelera alcuna. Fo ai-dito el arcivescovo de Candia domino .... Landò, qual vene in Colegio in conlradilorio con alcuni cre-tensi, per causa de intrade, intervenendo certe pos-session dii vescoado alienade per soì precessori eie. Parloe per lui domino Bironimo Parleonio dolor, avochalo a Castello per P Arcivescovo, et domino Rigo Antonio dolor avochalo, per li creteusi, etc. Veneno alcuni zentilhomeni per dimandarli imprestalo, al che il Principe noslro si fatica mollo ogni malina, et quelli barano prestato in Colegio noterò a uno, e tra li altri ozi vene sier Zulian Gradenigo, va Domenega capitano di Padoa, al qual il Principe lo exortoe a voler prestar in tanlo bisogno. Il qual recusoe, e il Principe in colera li fe’ un grandissimo rebufo, dicendo è rieho, ha saputo ben Iro-var danari per aver bonori e la terra P ha honorato, va capitano a Padoa, «j non voi imprestar nulla in tanlo bisogno 6 ben di la Signoria nostra in questa recuperation dii noslro Stado, dicendo è indegno ci-tadin e numerilo de li honori aulì, con altre parole; el qual sier Zulian ussite, nè volse prestar nulla. Da poi disnar, fo Pregadi, che è zorni... non è sialo, et fo per far i Savii dii Consejo ; et fo leto molte lelere, e queste di più. Da Milan, di Andrea Rosso secretano, di 27, hore 22. Come a dì 21 scrisse in materia dii confessor dii signor Zuan Jaeomo, dice è bandito da la Signoria nostra de qui. Si atende a la exation di danari, et questi voleano dar solum a la Christia-ni ssi ma Maestà ducati 140 milia, e deleno una sup-plicalion al Re; ma Soa Maestà li rispose voler om-nino li 200 milia, sicbè converano pagar; e questa è slà in causa di la indusìa. Scrive coloquii di missier Zuan Jacomo zerehaavisi auti di Roma, come il Papa, per l’aviso di la liga fata in Ingaltera, suspese la com-mission dete a domino Latino andava suo orator al Chrislianissimo re, ma inteso poi queslo altro apon-lamento, li ha dato la commissione prima; sicbè è andato di longo. Di Constantinopoli, di sier Lunardo Bembo baylo, date in Pera, a dì 24 Octubrio. Come de lì non manca esserli mossi nuovi garbugli, i qual però fo fali etiam al suo precessor, ai qual bisogna mostrarli la faza a questi tali ; ma scrive al presente è perso la reputalion, et quelli minazano non essendo salisfati far baler il baylo nostro etc. come feno al suo precessor, perchè questi li pareno esser signori dii mondo, maxime poi il Signor ha auto questa vi-toria, che idio li provi. Et scrive la condilion di garbugli faloli, sicome in le lelere si contien : 1 .* di. .. .....2.° di Schialiscopuli, dì certi danni. 3.“ di una l'usla con alcuni stati a la Mccha, capitò a la Fraschia