11 MDXV, SETTEMBRE. 12 zari acordo con Franza, et seguirla el dito acordo ; con molti avisi, ut in litteris. Fo leto ancora una letcra particular di sier Mafio Bernardo qu. sier Benedeto, data a Lion a dì 18, scrita a sier Vicenzo Ba Molin di sier Alvixe. Qual à visto il campo di Franza, e scrive tutte quelle cosse; molto copiosa, la copia noterò qui soto. Fu posto, per li Savii, ch’el Colegio habi libertà di far 500 fin 1000 fanti sotto quelli capi che parerà, da esser posti in custodia di Padoa, Trevixo e Vi-zenza adesso eh’ el campo è levalo ; et fu presa 31 /131. A dì 2 Domenega. La matina fo letere di Crema, di sier Bortolamio Contarmi capitanio e provedador, di 30. In materia dii capitanio di le fantarie, zercha la soa licentia di partirsi, et danari. Item, havia fato il ponte, e quel zorno doveano andar a la impresa di Lodi, e far experientia di averlo, tutavia si spagnoli non li desse fastidio. Et fo leta con li Cai di X. Bi campo, di provedadori zcnerali, di eri, hore 15, da Colti, villa vicino a Figaruol, mia tre sora Po. Dii zonzer lì et alozati, e stariano questa note, et poi si governeriano sicome farano i ni-mici, haveano patido molto a Fiosso di viluarie, ch’ò dii ducha di Ferara ; et era venuto in campo uno comissario dii Duca, el arano viluarie assai ; il marchese di Mantoa etiam li havia mandato a dir li da-ria passo e viluarie a Ilostìa; et altre parlicularità. De i nimici nulla. E quello messo portò le lettere di Crema, dice aver visto il campo spagnol a la volta di Montechiari, ch’è lontan di Brexa mia . .. sichè si tien anderà in Brexa. Vene l’orator di Franza per saper si era nulla di novo, e li fo comunicato quanto avevamo di campo c di Crema. Noto. Come in letere di campo è uno aviso, che nostri haveano fato fochi e segni di letizia la note in campo, per la nova di l’acordo dii Cristianissimo con sguizari, et cussi etiam quelli di Figaruol e la Stella, che il duca di Ferara haveano corisposo. Copia di una letera di sier Maphio Bernardo qu. sier Francesco da San Polo, data in Lion a dì 18 Avosto 1515, clrizata a sier Vicenzo da Molin, è figlio di sier Alvise, letta in Pregadi a dì primo Septembrio. Al nome di Dio, 1515, a dì 18 Agosto. Carissimi fratelli, non voglio inanellarvi de la promessa et de scrivervi questa, ch’è principalmente per far mio debito e darvi causa che cussi vui versa vice faziate. Da Tamonte vi scrissi, e dissevi quanto me era successo fin quella hora, et Io aspetava li cavali per prosequir el viazo. E subito che zonseno montai a cavallo per andar avanti ; ma quando fui avanti zerca duo lege, me scontrai ne la moltitudine di la zelile d’arme del Re, che veniva a la sfilada per quel camin, senza che avesino fata alcuna provision de viluarie, nè cossa alcuna, dubitandose che fazando alcun rumor non fusse sentito da sguizari, et che li venisseno per impazar a la bocha de la valle de Cuni, e però fata la deliberation, subito la exequino, etiam per scorer presto. Monsignor de Benin e monsignor Bajardo, che come per le altre ve dissi, passono a li 9 per altro camin ; sichè aduncha passono con tulio furor, che mi fu necessario tornar a Tamonte, che per li passi stretti era impossibel passar, ma mi convene star duo zorni a vederli passar, el qual passar vi dirò per ordine. Li primi fono da zercha 300 stralioti, poi il signor Zuan Jacomo con la sua compagnia, simelmente suo fiol, da poi monsignor de Lulrech, monsignor de Torna, monsignor el gran contestabele ducha de Barbon superbamente, monsignor de Vi-sdon. El zorno sequente passò monsignor de Santo Andrea, el fradelo del ducha de Lorena, monsignor de la Clelta, Pietro Navaro con 6000 fanti, el ducha de Gelder con 17 milia lanschenechi, buona zenle e ben armati. El terzo zorno passò, che incontrassimo al passar PArzentiera, monsignor de la Tremoja con gran zente, e a dì 13 el Bastardo de Savoja. L’arlel-laria lassono tutta indietro, se non che condusseno a li 13 vinti canoni per un camin, eli’è cossa incredibile che fusseno strade per passar charete. A dì 14 ussì di strada, che credo passava il Re con la retro-guarda. Questa è stà una bella vista ; ma ho patido assai, e de primo son slà Ire zorni che non ho bevuto vin, et ho auto desasio de pan e formazo, ho dormilo in terra, che questo paese è sterilissimo, (1) La carta 4 è bianca.