483 MDXVI, GENNAIO. 484 Quarto : che me tenga me et tutta mia gente 3 di con sue note, et più tanto quanto starà a venir il salvoconduto del capitano zeneral del re di Pranza et de la Signoria di Venecia, alogiati in bona stanzia, dandone tnlto lo necessario di vituaria a sue spese dentro de Bergamo. Quinto : che compidi li tre zorni, me dia gente che mi accompagni me e tutti li mei compagni, tal che possiamo andar ben seguri senza esserne fato dispiacer algun, finché siamo dentro in Mantoa, dandone li chariazi ne serano bisogno et alogiamenti et vituarie ad suo spexe, dandone miglia 15 per zor-nada. Sexto : Glie un prete ch’ò qui con altri zerti ta-gliani et dono, che possano portar via tutta la sua roba, la qual io dirò sopra la mia fe’ che è sua ; e che non li sia fato algun dispiazer, nè dimandato cosa al-guna per il presente, nè per altro tempo nesuno, et che sian fati securi de vostra signoria, come per fin adesso sono stati per mi. Settimo : che nanti che io esca de qui con mia gente, sia per vostra signoria mandato far uno bando a voce da trombeta publicando in la piaza de Bergamo, che me, né nissun compagno mio, nè qualunque altra persona che de questa dita Cupella el sia con meco non li sia fato dispiacer, né dimandado cosa alguna debitoria per nissun conteraneo de questa terra. A dì 29 Zener. Gionseno le letere di campo di 22, che inanellava, con l’aviso di la vitoria auta per domino Mercurio Bua, e letere etiam dii dito domino Mercurio : la copia sarà qui avanti posta. Di Salò, di sier Zaccaria Contarmi prove-dador, più letere. Di successi di queste cosse di Anfo, di 25 et 26, ut in litteris. Et fo leto una relatione di domino Janus di Campo Fregoso, qual è stato a questa impresa di Anfo, molto particular e copiosa. La copia é qui avanti : vene eri. Di Vicensa, dii podestà et provedador Manolesso. Di l’ussir de i nimici di Verona, iterum è iti verso Peschiera. In questa matina, in Rialto, fo publichà la taja data a la maschara dii caso seguito a la Madona di Miracoli, et hessendo indiciato uno Cardili Caodivacha padoano, nepote di domino Antonio, quello in questa matina vene a presentarsi, et dito domino Antonio disse a li Cai di X, si l’era slà lui, voleva donar tutta la sua facultà a la Signoria. Et fu posto in camera et poi esaminato. Da poi disnar, fo Pregadi, et ledo le soprascrip-te letere. Di Milan, di sier Andrea Griti procurator, orator, di 27. Come monsignor di Lutrech partiva per campo, et lui insieme. Et leto le letere, sier Francesco Foscari el ca-valier, eleto cassier con sier Anzolo Trivixan, andò in renga e si scusò non sa tenir conto nè mai tene di la sua facultà, poi è impotente e mal sano, e pregò il Consejo aceltasse la sua scusa e dii colega, dicendo etiam lui non leniva conto di sua facultà, sichè la Signoria saria mal servita etc. Unde, per li Consieri e Cai di XL fo messo di acetar la scusa di tutti do ; et cazadi li soi parenti, fo 44 di no, 125 di si, et fo preso di acetar ditta refudason. Poi fo intrato in la parte di danari. Una messe sier Cristofal Moro, sier Piero Capello, sier Lunardo Mozeuigo, sier Zacharia Dolfin savj dii Consejo, sier Alvise di Prioli, sier Gasparo Malipiero, sier Piero Trun savj a terra ferma, far certa decima nuova, videlicet tansar 10 mier a quelli non paga dexime e altri oltra le dexime, ut in parte. Et sier Domenego Trivixan el cavalier procurator, et sier Alvise Pixani savj dii Consejo, voleno sia lansà tutta la terra da ducati 5 fin 200. Et sier Andrea Balbi cao di XL voi la parte predita, con questo sia tansali tutti da ducati 5 fin 100 persi. Et lete dite tre opinion, sier Antonio Grimani procurator, savio del Consejo, contradise a tutte, dicendo non è il bisogno nostro, ma si atendi a vender dii publicho, far civanze, far pagar li debitori che poi pagar, e non queste tanse che voi tempo. Li rispose sier Piero Capello. Poi parlò sier Domenego Trivixan procurator per la sua opinion ; li rispose sier Zacaria Dolfin. Poi parlò sier Francesco Foscari el cavalier, fo savio dii Consejo, e aricordò ritornar le tanxe prime che fo scancelate, e chi voi doler si doja ; li rispose sier Lunardo Mozenigo. Et volendo parlar sier Lorenzo di Prioli, l’hora era tarda et d’a-cordo terminouo de indusiar, et vene zoso Pregadi a hore una di note. E in questa sera fo spazà letere a Fiorenza con sumarii di campo. A dì 30. La matina, fo letere di campo da Lonà, di sier Domenego Contarmi, di 27. Zerda danari et altre occorentie, non da conto. Da poi disnar fo Consejo di X con la zonta, et prima nel Consejo di X simplice fu messo una parte molto longa, et con gran exordio notada per il Canzelier grando : che sier Andrea Navajer di sier Bernardo, doto in greco e latin, sia conduto, qual voi