365 MDXV, DICF.MBRF. 360 209 A dì 10. Fono in Colegio li oratori di Pranza a bona bora, a li quali li fo mandalo a dir quanto si havia di novo, et ringrationo la Signoria, et li fo lecte le lelere. Di campo, dii proveditor Contarmi, da Santa Fumia, di 6, hore 6 di note. Come erano zonti fanti dii conte Piero Navaro, sichè in tutto, zonti sarano li 500 è in Bergamascha zonti e vieneno, sarano 3000; et che le nostre do cave è fate, inanellava quella mina del conte Piero predito, et però havia voluto si soprastasse a dar focho a la bataglia fino la soa fusse compita, che saria immediate. Item, scrive zercha danari non è zonti, solum uno cavalaro con li ducali 1000. Item, missier Zuan Jacomo ha impegna li soi argenti per servir la Signoria. Item, manda una letera aula da missier Bironimo di Cozai da .. . li avisa di sora Trento è adunati 2000 toJe-sclii e altre zente, e sono per venir a Verona. Di Iiuigo, fo letere di sier Donado da Lese podestà e capitanio. Come li danari erano lì, el scrive su questo intervenendo Farfarello, e bisogna mandarli con ordine, pur li si manda; e altre parli-cularità. Da poi disnar, fo Pregadi, et leto le letere. Fu posto, per li Savii d’acordo, una letera a li nostri oratori 4, et sier Marin Zorzi dotor, sarano a Bologna in questi tratamenli che ha a far il Papa con il re di Franza di lì, che si per caso fusse proposto far qualche apontamento con danari per aver Brexa e Verona, loro oratori li atendi per rimanir amico di l’Imperador etc. Et sier Francesco Foscari el ca-valier, savio dii Consejo, sier Bortolamio da Mosto savio a terra ferma non voi questi danari, imo pregi la Ghristianissima Majestà voy farne aver il nostro come la ne ha promesso. Parloe primo il Foscari predito ; rispose sier Alvise da Molin savio dii Consejo, poi sier Bortolamio da Mosto predilo. Andò le parte : 24 dii Foscari e Mosto e resto di Savii et fu presa, e fu comanda grandissima credenza di questo, perchè con effetto importa assai, e vene zoso Pregadi a hore do di note, nè altro fu fato. Di... . vene le letere, di 5 che inanellava di l’orator Griti è con la Christianissima Majestà. E dii partir di Milan, et li altri oratori vanno per Po. Item, sier Piero Pasqualigo dotor, cavalier, orator, restato a Milan indisposto; e altre particularità, sico-me noterò di soto qui avanti qual cossa. 209 * Di la Chava, di 5, hore 23, vidi letere di sier Zuan Contarmi qu. sier Alvise, qual è col Griti, andato per terra, date in dita abazia di monachi. Scrive, come lui a dì 3 partisemo da Milan, et venuti prima a Marignan, in campagna si veto molti corpi di morti, et in li fossi dove fu la bala-glia con sguizari. Poi zonti a Lodi mia 10 da Marignan, dove sono il forzo marcheschi, e l’orator fu ben visto et acharezato, et a dì 4 la malina partili da Lodi per andar alozar a Piasenza, et zonzeno in dita terra una bora avanti il Ile. Poi zonse Soa Majeslà lardi. Quelli di la terra haveano coperto tutta la slrata fina al Domo di panni bianchi, dove havia a passar Soa Majestà, credendo l’andasse al Domo, come è usanza, ma come Soa Majestà fu per mezo il suo alozamento, qual era subito a l’intrar di la lera, el lassò li’preti e frati che erano aparati e con la um-brella andati contra, el inlrò ne lo alozamenlo. Fo prima passato Po su un ponte fato sopra 77 burchii, ch’era bellissimo. In la caxa dove alozò lo re, era dii conte Paris Scoto fidelissimo di la Signoria nostra, et in quella terra era gran slretezza di stale, e fu forzo dii cavallo dii clarissimo orator et uno per uno di zenlilhomcni, li altri andasse alozar fuora di la terra di là di Po a uno loco dii ditto conte Paris Scoto si chiama la Gasina bianca. Et ozi malina il Ite si partì da Piasenza ; dal qual l’oralor andoe, et inteso Soa Majestà anderia alozar a Borgo San Donili et partiria a hore 20, l’orator volse venir alozar a questa abazia mia 10 da Piasenza, si chiama la Chava, e il Re è più avanti, che di Piasenza a Borgo San Donin è mia 20, e doman si anderà alozar a Parma, camin di miglia 15, e nui faremo una bona levata e anderemo mia 25 a Parma. Scrive, al partir di Milan domino Piero Pasqualigo orator era in ordine per montar a cavalo, et venuto da li oratori, et fato co-lation justa il solito, avanti montino a cavallo, et volendo montar, li vene una angosa, che se domino Sebaslian cavalier nuovo non li era apresso e non lo leniva, et Andrea Rosso suo secretano, deva di la copa in terra. Fo uno accidente cativo, e comenzò a vomitar e andar di soto, e poi rinvenuto, li fu forzo restar a Milan per quel zorno, e stando meglio, se- 210 guiria il Re per terra , come havia deliberato di far. Et eri sera a Piasenza si ave una letera dii suo secretano, che il mal molto li mullipliehava, et eh’ el non poteva venir. Scrive, il Papa dia intrar Venere a dì 7 in Bologna, e il Re a dì 10, il luni. Et per altre letere, par, poi levato il Re da Milan a dì 3, andò alozar a Santo Anzolo, e non volse venir alozar in Lodi, o per dubito di peste, che pur lì era sospetto, altri dice voi dar una taja a dita terra. Li altri tre oratori andono per aqua e con burchii vanno di longo a Bologna per più comodità et hanno mandato li cavalli per terra. In Piasenza a dì 4 il