199 Ml'XV, ottobre. 200 bene ; ma io non so come starò, però che da qua-tro dì in qua, ancor che non mi lamenti, non mi sento a mio modo, et hozi, o sia per il non dormire o per il patir fredo, ch’io son stato al pagar di quelle fantarie sentato al vento, mi ho sì risentito, che mi atrovo molto basso et perplesso. Idio mi habia ne la sua buona guarda; mi ajuterò più che potrò per non dar al letto, et spero di reha-vermi. Quanto che havemo de novo, non obslante che per le publiee vostra magnificentia potrà intendere, non voglio restar di dirli che ozi havemo letere da la Majestà Cristianissima al signor capi-tanio, per le qual vedemo che la desidera el non lassar venir hispani con le zente de Verona, et ha solicitato monsignor il Bastardo di Savoja et il signor Teodoro Triulzi che accellerino il camino per unirsi con noi. Hanno fato la via di Cremona, et ozi, per quanto intendemo da domino Joan Paulo da Sancto Angelo, doveano haver quel castello per acordo et poi immediate venir a trovarci. Uniti che saremo, non si havendo il Pontefice risoluto il termine de l’apuntamento era per tutto hozi tra sua Santilà e il Cristianissimo, noi si spingeremo inanti, et persequiremo li hispani fino che siano consumati, e la impresa ci sarà tanto più facile de le cose nostre. Quando veramente si risolvi, atcnderemo a la recuperation del nostro. La Majestà Cristianissima ce offerisse ancor gente achadendo et la persona sua; ha preparati uno milion et mezo d’oro 108 per questa invernala. Ha scrilo Sua Majestà a li 11- • lustrissimi signori ducha di Urbino et Ferara, in caso de la non resolutione del Pontefice, che se declarino immediate et con le zente sue saltino in campagna et dove accaderà, recuperando quel di Ferara le cose sue. Al signor marchese di Mantoa ha scrito che immediate restituiscila a la Illustrissima Signoria le terre che li tiene; siché spero il tutto procederà bene. La Majestà Cesarea havea mandata carta biancha sigilala a’ sguizari, perchè repigiasero le arme conira el Re, e Soa Majestà Cristianissima e ti am li havea fatto el simele. Il conte Piero Navaro continuava le ruine e prometea fra pochi zorni haver quel castello di Milan. Li hispani erano alozati a la Bastìa apresso Modena i milia, et benché facesseno fare gran provisione di barche per il ponte sopra Po, non si erano ancor fino ozi mossi, expetando la resolutione del Pontefice etc. In uno boletino, dice: in questa hora terza ho mandato da il signor capitanio, sta assai meglio, imo bene. Et in una altra letera di campo di dita hora, vidi che zà do zorni, il signor capitanio havia mandato uno trombeta con una lelera al marchese di Mantoa a dirli dovesse restituir le terre di la Signoria, videlicet Asola et Lonà ; el qual rispose fusse contento indusiar tanto l’avesse il voler di la Cristianissima Majestà, perchè diti lochi havea hauto dal qu. Christianissimo re di Pranza morto. Item, par che il Re babbi mandato a dir al capitanio, darà ancora 500 lanze et 5000 lanzinech, oltra li primi dete per andar a ruinar spagnoli. Copia di ma letera scrita per Colegio al signor Capitanio generai. 11 zelo et nientissima nostra dilectione verso la excelentia vostra, opera frequente in noi quello che a pietosissimi parenti suole advenire domente che loro l’unico figliolo si sta absente : non coren-do gran fato col pensiero ad altra imaginatione più facile che a mile perigliosi casi, quali potres-sero incontrarlo. Sa ben vostra signoria con quanto studio et atentione l’habiamo exortata et pregata sempre a guardarse da ogni pericolo et disconzo di la persona, de la qual siamo sopramodo gelosi et paurosi, et maggior demonstratione havessemo facta sopra questo, se non fusse stato il non volerli augurar alcuno contrario o sinistro. Hora, benché, et per letere di vostra excelentia a la qual pre-stamo sempre amplissima fede, et de li proveda-dori nostri con l’ad viso de la indespositione di stomaco a lei soprazonta, ne sia affirmato insieme il male esser leziero et presto doversi anichilare ; benché lo speramo mediante la virtù et optimo governo et naturai di vostra signoria, pur apena li possiamo facilmente creder, et perhò con quanto magior studio polemo, pregamola che per nostro amor la se ne voglia guardare, e se la desidera in cosa alcuna gratificarne, in questa de la propria sua conservatione la poni più industria che in alguno allro negotio, perhò che realmente parlando, anti-metemo la salute et incolumità di vostra excelentia a qualunque acquisto de terre et augumento di stato nostro. Desideramo per le prime sue con verità intender, secondo le promesse sue, la recuperata optima convalescentia di quella. Data in nostro Ducalipalatio, die secunda Oetobris 1515, Inditione quarta. B. Cominus. 108*