, GENNAIO. 524 I ■r>23 MCCCCCV1I iiidrio non si lenisse più aperte le ehiesie, sub pcena etc., atento a quelle horre si feva molte disonestà. Da Padoa..Si ave, come domino Pietro Barozi, episcopo di Padoa, stava malissimo, et in peri culo mortis; et che ’l prothonotario Lipoinano l’avia auto dal papa, zoè uno brieve a la Signoria, per lui, el (jual, ocorendo la morte, si vederà. Item, vene letere di Napoli dii zonzer di oratori nostri, et con grandissimo honor, come dirò più avanti. A dì 8. In colegio referiteno li do capetanij di le galie, zoè Baruto e Aqua Morte, nominali di sopra. Da poi disnar fo consejo di X, con zonta di colegio e altri. A dì 9. Fo etiam consejo di X con zonta. ut supra. A di 10. Fo gran consejo. Et Jo fui etiam in eletione, perhò che anche domenega fui in eletione, e avi voxe. Item, la sera vene lelere di sier Andrea Griti, et sier Polo Pixani, el cavalier, capitanio di Padoa, di la morte dii vescovo di quella terra, domino Petro Barozi, ozi hore 17, stalo anni 20 episcopo de lì, con intrada di ducati GOOO, a l’anno e più. Morse con optima fama, era catholico et elimosinario, et l’anno’ passalo, che era charcstia, ajutò col suo molto quella terra ; si dice ha fato fabriche per ducati 18 milia, tamen non havia danari, solum dicitur lì fo trovà ducati GO di contadi. Havia de intrada formento moza 1262, lire 14 milia in contadi, et vin per ducati 800; era caritativo molto, et stara 4 venetiani di pan ogni zorno feva dar per elemosina, oltre altre elemosine mensual et annual. Era doclo, havia belli libri ; tamen conira li soi era crudo, perhò che non maridava sue neze, fìe fo di sier Anzolo Barozi, come fece lo episcopo Jacomo Zen ; etiam sier Beneto Barozi', suo fradello, era nimicho et privato da lui, tamen a questa morte tulli fonno lì. Per tutta Padoa era pianto dal popolo. Fece l’intrada a dì 24 zugno 1488; et dicitur andava padoani a basarli li piedi, come si fusse sanclo. Si preparava la solemnità a dì 13 por sepelirlo lì al domo e farli una archa ; si vendeva il formento rimasto a soldi 15 il staro padoan, por aver danari per l’exequio. Sumario di una letera da Napoli, di domino 243 * Nicolò a Judaica, dotor, a sier Nicolò Zorzi, quondam sier Bernardo. Nura V intrata di nostri oratori in Napoli. Data ivi a dì 30 dezembrio. Come ditti nostri oratori ex itinere scrisseno a sier Cabriel Moro, cl cavalier, orator nostro existen-te a presso la catholicha majestà, voler far l’inlrata a dì 23. La qual cossa, intimata a la catholicha alteza, quella dicto zorno comandava lo invito de li baroni per honorar dicti oratori; quando da quelli vene un’ altra letera, per la qual significavano, per le male vie non haver possuto far le giornate deputate ; et che intreriano il giorno sequente, zoè la vigilia di Natale, o#ver da matina, o ver da poi disnar, come paresse a la chatholica majestà. La quale, quando lui che scrive li disse questa dilation, stete suspesa et rispose: Mo, come faremo, domane da poi disnar è stà già deputato a li ambassadori del re de’ romani ; la matina non voria, perchè non se poria adunar tanta gente quanta io voria. Li rispose : Adonque, domane non è possibile, come vostra majestà ha dito, el venere, il dì de Natale, per la solemnità del giorno, non è conveniente, sabato, si cussi par a vostra alteza, potrano far l’intrata. Questo piaque a sua alteza ; e cussi ordinò dicto giorno. Et l’orator nostro, con cavalli 40 in 50, tra i quali era il signor Julio Orssino, il duca de Gravina, et altri nobili, andono fuora di la terra circha mia 3 in 4, et incontrati r essi oratori, li quali erano in veste de veludo creme-sin, a maiiege strele, con una bella compagnia li acompagnono. Et circha uno miglio e più lonzi di terra comenzorno li principi, duchi, marchesi, conti et altri signori, cussi anzuini, come aragonesi, incontrar li prefati oratori et farli le debite acoglienze ; veneno li do ambassadori fiorentini, vene etiam lo ambassador del christianissimo re di Franza. Et hessendo il maistro di le ceremonie per ordinar dicti ambassatori, et parendo dubitar, il magnifico missier Zuan Baptista Spinelo, el qual era immediate drieto li ambasatori, dicendo alta voce, che metesseno in mezo il francese, se feze i vanzi, et fece andar l’orator francese in mezo di missier Zorzi Pixani, il qual messe a dextris, et del signor Fabri-cio Colona ; li altri do oratori nostri erano acompa-gnati da li principi. Et ritornato il Spinelli al suo loco, dove io era, li disse: Vere dignum etjustum est, la signoria vostra ha faclo sapientissimamente; el quantunche li parlasse ironice li rispose: Io son