105 ¡ÜUXV, SETTEMBRE. 10(1 gente, per quanto ozi havemo. Lo exercilo nostro è | tanto bello e florido quanto dir si possa, et molto i laudato et grato a questi signori francesi et a tutti cbe l’hanno hogi visto in ordinanza. Speramo di bene assai e presto. Et lo gente da Crema comenzono venir in campo. Li francesi ne fanno tutti bona ciera e molto se contentano de nui, et potemo reputarsi una moderna cosa. De qui stoniamo alquanto de victuarie per esser sta sachigiata la terra. E1 signor capitano beri sera fece una oratione resoluta et molto sensata a li capi de lo exercilo nostro, invitati a cena con lui, facendoli, con vive parole, intender quanto sii più prestante la virtù italiana de la barbara, et che sempre l’ha zercato de recuperar l’onor italiano e conservarlo; et che hora è il tempo, ma ch’el vole sopralutto che cadauno capo tenga solo la disciplina et ordinanza sua li sui fanti, et che niuno deba robar nò permeter robar, aliter lo impicherà; et cbe acadendo il bisogno, ogniuno voglii render optimo conto de le persone loro, cbe li promele indubitata vilo-ria per molte ragione alegateli, ancora ch’el sii certo che non se habbi contrasto, per la infinita potenlia conjuucta insieme con nui, etc. CO Copia di una letera di sier Domenego Contari-ni provcditor zcneral in campo, data a dì 14 Srptcmbrio, liore 3 di note, 1515, a Ma-rignan, drizata a sier Zuan Antonio Dandolo. La nova de eri sera scripla a vostra magnificen-tia, de la anliguarda de sguizari rota, non sohm è sta vera, ma etiam questa malina se ha consumata la vitoria per nostri, però ehe, havendosi combalulo da le 22 bore beri fin bozi ad bore 18, et habula questa nocle commissione dal Cbristianissimo de spingersi nui avanti, venisscmo de largo cum tutto lo exercito a gran camino, et le fantarie cum le gente d’arme nostre et artelarie tanto prompte et vo-lunlerose quanto non poiria con letcra exprimer, per venir a la giornata. Adco che il signor capitanio illustrissimo, spintosi avanti con 50 sui gentilbomeni, et vista la pugna dubiosa, over la vicloria per dir meglio, cussi etiam rezerehato regio nomine, intrò ma-gnanimemenle in uno batajone de elvetii de C000 fanti, che era el megliore e el più florido, et animosamente mirato, ferite et dissipò per modo che dede la victoria al Cbristianissimo, sicome da poi Sua majestà al signor capitanio et a me ha confessalo, dicendo voler scriver a la illustrissima sua maire el a la consorte sua, et che sempre è per lenir optima et viva memoria di questo auxilio, che è stalo sua salute. El signor capitanio è tanto ben visto dal Re, qual de lui se lien tanto satisfato che nìhìl supra. Tutti li francesi lo amano cquodammodo nefano re-verentia. Spero questa vitoria el demonslration de lo exercito nostro facta ozi, sarà uno perpetuo vinculo de eterna leanza. Se ha ditto li elvetii esser slà da 24 milia, ultra uno numero infinito de milanesi, i quali milanesi subito se miseno in fuga. Ma sguizari intro-rono cum incredibile ardire nel facto d’arme e lenivano la victoria certa dal cauto loro;la qual facilmente glisucedevasenon l'usse stala la venuta nostra, ma in questo merita grandissima laude el signor capitanio et li sui genlilomeni, che da poi roti li elvetii, spense li cavalli lezieri, et in primis Mercurio con la sua compagnia ad persequitar fin a Milau le reliquie de sguizari, do le qual ne ha facto gran strage el bali tolto boche de artelaria 4 et due bandiere, una de lo qual è la generai de la balla. È stà morto de’ nostri el signor Chiapino che troppo animoso volse inlrar nel conflicto, el feriti alcuni gentilbomeni del signor capitanio ; et do francesi monsignor Boysi el el figlio de la Tremoglia, el dui parenti dii Cbristianissimo ; ma spero che non barano male. Son stalo alorno el campo a veder i morti, quali leneno el circuito de CO* 5 miglia, et se slima esser da 12 miglia sguizari morti et molti feriti. 11 resto do li scapoladi sono iti a la volta de Milano, ma non intrali, benché se ha dicto che i sono intrali, cum dire che havevano roto franzesi. Quanto sarà, vostra magnificenlia per altre saperà. Me congratulo con lei de questa felicissima victoria. Ex castris regiis et venetis ad Marigna-num, 14 Scptcmlris 1515, hora tertia. Non resterò dir questo a vostra magnificenlia, ch’el Cbristianissimo so ha deportato da indefesso el magnanimo capitanio, et la persona sua ha valso per un altro exercito. Et Sua Maicstà voleva che ozi il signor capitano cl mi disnassemo con lei, el recusando nui, volse andasiinó da monsignor Barbón, et cussi fessemo per obedienlia. Li clarissimi oratori nostri de qui si hanno portalo benissimo, el meritano grande laude do la diligentia el fatiche sue. Me ricomando. Le artelarie nostro grosse furono ozi mandale a Crema per mancho impedimento. Beri el signor Renzo parlile da Crema. Siamo qui allogiali, dove solum essendomi mosso a dormir su la paia, li cimesi mi hanno assaltato et facto maior nocumento che li elvetii; el questi sono