291 MDXV, OTTOBRE. 292 lanzinech che ¡1 Re manda. Etiam li lanzinech erano I in campo, è levali per ritornar a Milan.Vano a Crema, i poi Bergamo. Missier Zuatn Jacoino il di drio voi piantar Partelarie e far facendo. Item, inteso ebeno li lanzinech che veniva altra zente, mandono a dir a missier Zuane Jacomo voleano far conira Brexa, e missier Zuane Jacomo li disse, che, poi eh’ el Re voleva levarli, andasseno. Vene li oratori dii Re in Colegio, e portò ìetere di 11 dii He, qual li avisava di l’apuntamento falò con sguizari, et dovesseno comunicharlo con la Signoria, il Principe ringratioe etc. È da saper: questi dò oratori non hanno l'acende da far per il Re; stanno prò forma. Etiam, il Re scrive voi ricever honorala-mente li nostri 4 oratori, e si oferisse per la Signoria come sua bona amiga. Fo mandato in campo ducati 1500 in questa sera, et poi 1000. Gionseno ozi li do oratori polani. Li andono conira alcuni zenthilomeni, el meseno ordene di venir da matina a l’audienlia. 164 Letere scripte per uno degno eentilomo vene-tiano a Milan ad alcuni soi parenti zentì-lonieni a Venecia, date a Milan adì 13 No-vembrio 1515. Le ultime mie a vostre magnificencie furono di 8 da Vigievane. Da poi non vi ho scripto, perchè a 9 veni qui; che el Re cristianissimo fece la volta de Pavia per causa le aque. A dì 10 andai anche a visitar li clarissimi oratori, et steli cum sue magnificentie tulo quel zorno. A’ 11 tornai qui, et tutto beri fui occupato a far ordinar l’incontro a sue magnificcn-cie et anche li soi allozamenli. Ilogi ino’ sue magni-fìcencie sono intrate in questa terra, con tanta hono-rificentia, clic mazor la non potria esser stata. L’ordine fu, che andati li clarissimi nostri oratori missier Marco Dandolo et missier Piero Pasqualigo doclori et cavalieri a levar di casa de suo ordine monsignor de Vandome, dove si fece la massa de l’incontro, sua signoria illustrissima, insieme con essi oratori et cum la compagnia che intenderete, a 22 bore cavalcò incontro fin a la fin di la terra, dove ritrovono qui gionte le magnificencie sue, a le quale lino a Melz questa matina per tempo erano sta mandali 4 zenli-lhomeni milanesi ben accompagnali, a levarle et condurle, fin dove le ritrovaseno. Quelli che furono ordinali per el Cristianissimo re che veneno incontra, fu monsignor de Vandomo del sangue regai, terzo alla corona de Franza, nè ha alcun de chi lo precede. El conte di San Paulo fratello secondo genito del ditto monsignor Loijs, monsignor de Vandomo barba de li prefati, zoè fratello de suo padre, e ’1 secondo genito del illustrissimo signor duca di Lorena, tutti 4 principi de gran reputation de la Franzia: cosa non mai più fatta verso alcuni ambassadori, nè di Papa nè di altri. Poi questi, fono mandati li doi capilanei de la guarda dii Cristianissimo re de’ zentilhomeni, cum 200 zentilhomeni de casa di esso Cristianissimo re, li primi de Franza, lutti vestiti di varie sede su bei corsieri. Vene poi, ma non mandati dal Re, lo illustrissimo signor Federico primogenito dii signor marchese de Mantoa, el signor Zuan da Mantoa, el signor Federico da Bozolo, monsignor d’Aste cum tutta la casa Triullia, et infiniti mercadanli et no-beli, che venero, chi per uno rispeto chi per uno altro. Ilor zonli che fumo li 4 principi abrazono ad uno ad uno li 4 ambassadori cum la bareta in mano, senza usar altra parola nè latina nè vulgar, perchè non se accostumano; poi se comenzono aviar. Prima li cariazi ad uno ad uno, coperti di bella coperta rosa stratagliata al numero de mulli 60. Da poi li piffari nostri dii Serenissimo Principe, ma non sonando. Da poi li maistri di stalla cum li soi famegli. Da poi li famegli di tutti li zentilhomeni venuti con li clarissimi oratori, da poi li capellanei et secretari. Da poi li 4 scalchi, et driedo loro el scalco ch’è sopra tutti, vestili de seda cum catena d’oro. Poi lutti li zentilhomeni nostri honestamente vestili et ben a cavallo. Poi seguiva il clarissimo Grimani cani una vesta de veludo violelo a manege strete et bereta de veludo negra in tajer. A ladi do sua maguifi-cenlia, era monsignor de Vandomo con un sajo di veludo cremesin tutto rachamado a cordoni de san Francesco d’oro. Driedo el clarissimo Grimani, venia il clarissimo Trivisan con una vesta d’oro a manege strette, senza bareta de veludo ma de lana a modo nostro, et ai ladi il conte di San Polo con uno sajon de veludo negro. Poi il clarissimo Corner con una vesta d’oro a manega strela con cadena, ma non de molta valuta, capello de seda cremesin iu testa ala francese, et ai ladi monsignor de Vandomo con una vesta francese de damaschili negro da martori. Poi il clarissimo Grilli cum una vesta curia di veludo negro centa, cum bavaro de veludo a la francese, sopra un bel cavai barbero, capello 164* in testa di seda negro ; a lai il fradel del duca di Lorena con sajon de reslagno d’arzento e d’oro suso. Et questi 4 oratori haveano de molli staffieri, ciascun vestito de seta alla livrea del suo patron. Poi se-