375 J1DXV, DICEMBRE. 376 Andò Sua Santilà in chiesia di Santa Maria del Fiore, ch’è la più bella chiesia de la cita, et lì se de-spogiò de vestirnente papal, et per il medesimo ordine, excepti li cardinali che andorno driedo a la Santità Sua, la qual faceva butar danari, andò ad alozar in el monasterio de Santa Maria Novella. Per la via intrati, fumo fati 10 archi triumphali vistosi mollo, perchè sono facti di tela dipinta, et erano in più strade dove pur passò Sua Santità, era una guchia come quella de Roma, una gran colona, era etiam un cavallo et un gigante fato di meslura, tulle le altre cose erano de tela sopra teleri, dove vi era assaissi-me, ma niuna compitamente bella. A dì primo Dezembrio, che fu Sabato. Da poi di-snar, Sua Beatitudine andò a la Nonliala, et de lì a casa del magnifico Juliano suo fratello a visitarlo et siete la note. La matina, che fu a dì do del mese, Sua Santilà andò a messa in San Lorenzo, ch’è de la ca-xa de’ Medici, et fu fala per il magnifico Lorenzo morto. È preparalo tutto per venir a Bologna. Lderadi7 Demnbrio, da Bologna. Come, a dì do, la matina, l’orator nostro partì da Fiorenza, et vene ad alozar a Scarparia, ch’è mia 15 Imitano, parte di la sua fameglia, et lui con il secretano e il forzo di la fameglia andò a San Pietro de Luco, perchè esso orator desiderava parlar a quella sua parente Tiepola che fo signora di Pexaro, che sta lì in uno monasterio; et l’altra parte, la matina, levati da 215* Scarparia, veneno ad alozar a Fiorenzuola, dove l’ora tor e li altri soi gionseno anche loro, perchè cussi era l’hordine, et feno 10 miglia, et con freddo che traze per quelli monti, veneno ad alozar in uua villa ditta Lugian. A dì 5, partili, feno 10 miglia e introno in Bologna, alozati in caxa di domino Zuan Antonio Saracini, et scrive stano bene. 216 Sumario di letera di Bologna di sier Zuan Contarmi qu. sier Alvise, di 11 Dezembrio 1515, scrita a sier Francesco suo fratello. L’ultima mia fo di Rezo, e lì stesemo la note. E il giorno drielo venissemo a Modena, dove si ave lele-re di la Signoria, di 3. Et eri la Majestà dii Re vene alozar miglia do di qui, si chiama el ponte dii Reno, dove etiam alozò l’orator Oriti, et per la streteza si haveva di alozainenti, venissemo nui zenlilhomeni alozar qui in la terra, e in questa matina a bona ora lo andassemo a incontrar. Et di tulli li zenlilhomeni venuti de qui, questi soli fono a tempo: sier Trajan Bolani, sier Malio Lion, sier Agustin da Pexaro, sier Bironimo di Priolì fo dal Banco, el Marsilio et el Merchadelli. Li altri sono zonti la sera e da poi pasto, nè hanno visto l’intrala nè l’audienlia publica, che è stata subito da poi disnar. L’ordine di la intrata fu: in prima 200 balestrieri di la guardia dii Papa, tulli vestiti a la sua livrea, con le sue trombe squarzade inanzi; sequivano poi li 200 zentilhomeni di la guarda dii Be, tulti vestiti de sagioni d’oro e di seda et pochi vestiti di pano; seguivano poi 21 zoveni de cardinali con le bolze de scarlato rechamade con le arme a l’usanza loro messe a traverso il colo dii cavallo; drieto li qual seguivano li zenlilhomeni e signori mandati dal Pontefice contra la Majestà Cliri-stianissima;poi venero li nostri oratori in compagnia di alcuni capitanei francesi; poi 19 cardinali, drieto li qual era la Majestà dii re in mezo di do altri cardinali, videlicet San Severino e Ferara. Drieto Sua Majestà seguivano poi 4 al paro, che era el ducha di Barbon gran contestabele, monsignor de Vandomo, el ducila de Lorena et monsignor de Longavilla, drieto a li qual erano li altri signori dii sangue, et poi il marchese de Saluzo, el signor Fedrico fiol dii marchese de Mantoa, monsignor de Lutrech, monsignor do la Tremoglia, el magnifico Lorenzino; drieto seguivano li altri signori francesi, e poi tutti li arzieri e balestrieri di la guarda dii Be, che erano a la stimma de 600, tutti vestiti a la sua livrea. Et gionti al palazo dii Papa, di soto è alozata Sua Majestà, li oratori e nui venisemo a disnar. E subito havessemo disnato, li oratori con tutti nui andassemo da Sua Majeslà, e stati che fussimo un pezo lì, venero zoso li cardinali San Severino e quel di Ferara, e disseno ch’el Pontefice era in ordine si Sua Majestà voleva andar a l’audientia; el quale subito levoe et andoe di sopra. Nui erano davanti, et intrassemo dentro. L’hordine fu questo, che trovassemo lo posto avanti intrasemo in la sala guardata da guarda dii Papa, e 216 * in la sala era Sua Santilà sopra una sedia suso uno pulpito di 4 scalini, et intorno sedevano lutti li cardinali ; perliò, zoxo dii pulpito ; Sua Majestà entrò dentro, e come el fu zercha 10 passa largo dal Pontefice, el si cavò la barela, et andò suso el pulpito et se ingenochiò et basò il piede et poi la mano a Sua Santità. Et levatosi el Pontefice, lo abrazò et basò, e disero alcune parole che non se intesero, e tulti quelli signori francesi andorno a basar il piede a Sua Santità. Et da poi questo, Sua Santità si levò in piedi e tolse il Re a la sinistra et andorno soli in camera, dove sleteno molto podio. Et ussito il Re, tutti li cardinali lo acompagnorno zoso a la sua stantia. El Pontefice era aparato con uno pivial