i>7 mdxv, sirrminm:. 98 I» con gran vigor, investite ditti sguizari, rupcli e fezeli fuzer, exceplo alcuni pochi tornati a Milan e 0000 facti forli a uno boschelo, e tulio il resto è sta tajali a pezi. Questi G000 non scampanino, perchè lutto el campo è nostro, e de’ francesi li dà driedo con l’artelaria e fantaria combalendosi tuttavia ; si-ehè havemo vitoria, a Dio laude. Et io son sia sempre col campo, che mollo mi è sta grato veder sla barufa. Non vi dico el numero de’ morti, ma per altri el saperete. Morti molti lanzinecb, pochi liome-ni d’arme, et ne l’intrar di nostri in la balaja, fo morlo il signor Chiapin fo fiol dii conte di Pittano. Letera dìi dito, data ivi a dì 15, horeprima di note, drizata ut supra. Eri vi dissi di questa gloriosissima viloria per nui conseguita contro sguizari; la qual è sta tanto più grande quanto la è sia più di-ficile, per aversi combalulo più de ‘20 hore continue; nel qual tempo lutto questo Christianissimo re siete a cavalo con lo elmelo in lesta senza manzar e bever, con non volgar pericolo de la sua vita. E ritornato lo exercito da poi el conflitto, sono trovali inanellar de sta vita 200 zentilhomeni francesi, fra li quali è il fradelo de l’illustrissimo Gran Conlestabele, el fiol di monsignor di la Trimoja principe di Talamon, monsignor de Roa, monsignor de Busi, monsignor di Imbrecurl et altri, feriti più di 80 zentilhomeni di la caxa dii Re ; ma de lor sguizari la tagliata ogni bora se dimostra majore, perchè fin adesso se ne amaza di loro che se ne trova per li albori scosi fra le rame, et in li paludi et aqua, cosa incredibile! Idio sia laudato e ringrazialo, perchè da sta gran vitoria succederà ogni allro bene e presto. Questa matina el Re fece far la mostra a la nostra fantaria che si portò 54* benissimo e li piacque molto. Fate conio, che da po l’ora del condito fin adesso, per tutta la corte et e-xercito non si parla d’altro che di le nostre zente e de la obligalion che hanno a la Illustrissima Signoria: et hanno rason di farlo, perchè con elfeclo la ge ha dà sta victoria indubitatamente. 55 Di Roma, di 14 le ultime. Come, per via di Savoja, di Zenoa e di Palavesini, de lì si ha l’acordo esser fato tra la Christianissima Majeslà et sguizari : et manda la copia di capitoli mollo longi, ut in eis, li quali forsi sarano notadi qui solo. Tamen, per campo di spagnoli è il contrario, zoè che sguizari 40 rnilia sono d’acordo con animo a non voler acelar alcun parlido, et hanno fato uno edito tra loro, ch’el primo che parli di acordo con Franza sia immediale da li altri amazato, et hanno jurato sacramento far la zornada. 1 Diarii di M. Sanuto. — Tom. XXI. A dì 17 Luni. La malina nulla fo di novo, e lutti sleva con desiderio di saper qualcossa, et credeva fusse letere di campo. Dì Vicenza, letere dii podestà e capitano, c sier Jacomo 3Ianolesso provedador di visenti-na. Di ordeni dali di far ordinanze di visentina, e scrive il numero e li capi fati, tra i qual Nicolò Barbaro era provedador in Valdagno, et di cavali lizieri starano solo Troylo Pignalello. Vene l’orator di Franza et l’orator di Ferara insieme in Colegio, et mandali fuora, fé’ lezer una le-lera dii Ducha di eri. Li scriveva aver di l’homo suo ha appresso il magnifico Lorenzo di Medici, come a dì 14, franzesi iterimi erano siati a le man con sguizari, et francesi erano stà roti et preso le artela-rie, di le qual ne haveano recuperate tre, el che Pavia, dove era dentro Alvise d’Ars, inteso tal nova, si ha via falò murar una porla, et dice le zenle de’ venetiani zonscno eoi campo dii Re. El questa nova leda in Colegio, siete sopra di se ; pur fo ordenato credenza, e diio a la prima nova eie. Fo tralalo, col Colegio di le biave, di dar doni a chi condurà fermenti de qui ut in parte, posta per li Provedadori a le biave, et darli Irata di fuora, el bisogna farli le promesse per il Consejo di X, a-lenlo non hanno più da obligar la camera di Treviso, come haveano prima. Et sier Luca Trun li è contrario, voi darli pena solum pizoli 10, e sier Ili-ronimo da Molin voi darli pizoli 20, come sempre è slà dà eie. Da poi disnar, fo Consejo di X con la zonta. Et a nona vene l’oralor di Ferara in camera dii Principe con una letera, la copia di la qual è questa ad ¡iterarti; la qual leta, la voce andò per la lerra di tutta la contenentia soa. Nè in lutto ozi vene altre letere che queste, fino vene zoso Consejo di X a hore 3 e mezo, et restò i Savi suso aspetando letere di campo fino passà una bora di noie, et poi che non veniva, si parlino, et molti patrici, tra li qual Io Marin Sanudo, restai in palazo, aspetar letere. Et cussi, a hore do di note, zonse uno qual vien di campo, e portò letere tre mazi grandi, et corendo tutti in palazo dii Principe, fono aperte in camera di Sua Serenila, et poi visto prima che erano di 12 di Provedadori, qual Io lexi una drezata a sier Zuan Antonio Dandolo di 12, di sier Domenego Contarmi provedador zeneral da Lodi. Poi vene sier Alvise Loredan fiol dii Serenissimo con una letera di dito provedador Coniarmi, di 14, bore una di nocte, nara la vitoria eie., sichè tulli fo aliegri. Etiam è letere dii capitanio zeneral e di altri.