353 MDXV, DICEMBRE. 354 prie, non perdonando a le facultà, imponendo sopra esse publiche collecte de ducati 20 inilia, ultra le spese fatte a li soldati, dito presidio a deditione astringessimo — deche altro forsi è poi tanto exaitato — saria non podio longo il parlar mio. Non lasserò già di dire, che niuna causa alhora ne sforzava ad ciò, se non lo innato, sincero et fervente amore portiamo al tuo ¡lividissimo stato. Manchavano forse li stimoli de’ tuoi inimici prometenli infinite cose; manchavano li francesi, pentiti de sì subita et universale expulsione, che a ritornare ne pregavano? Certamente no ; ma noi, costanti e fermi nel proponimento nostro, con speranza di riposarsi a quella felice umbra a la qual sessanta anni se erano li predecessori nostri con quiete et tranquillità riposa- li, fummo insino al fine perseveranti, ancora che le case nostre fusseno da li regi militi quasi in tulo 201 * depopulate de veste et argenti, tele et altri mobili, quali, per li capitoli concessi per la Sublimità tua al capitano Crivello, non’si poteno astringere a la re-stitutione, che ne imporla più di ducati 20 mila. Ma miseri noi, quanto ne inganò la opinione! Represa la terra, li soldati novamente a la già acquistala victoria zonti, die erano fanti 2 mila et cavalli ottocento soli lì introrono, da’ quali le facultà nostre avanzà agli i-nimici fumo depredate, et alozando al loro modo per le case, se ne feceno fare le spese per spazio de mexi doi; che ne fu per il mancho spesa de ducati 24 mila; per il che comenzorno anzi li nostri mali e se adopiorno sempre : poi, per tre continui anni più che inimichevolmente tractandone il presidio de tua Serenità, nel qual el più erano, che cosa di homo? fuori che la figura et simiglianza haveano ; nel resto crudelissime fiere. Et se li capi se fusseno con-tenlati da soli exercitare la sua scelerità, libidine et avarilia, non di meno incredibile saria stato il danno nostro et inaudita la nostra patientia ; ma tulli li altri, quantunque privati militi, in tal licentia et malvagità erano scorsi, che tutti rapivano, spogliavano, battevano, ferivano, occidevano li cittadini nostri et le nostre done sforzavano. Tutta la terra era in preda, continuamente el dì e la notte robandosi; le con-trate continuamente risonavano de pianti de li oppressi. Talché, non è chi sentendo li stratii nostri summamente non si maravigliasse; nè possendo io ogni cosa particularmente enarare, ma abraziando il tutto, nego essere casa e homo ne la terra nostra senza parte de injuria; nego alcuna generatione di scelerità essersi prelermissa. Talché, men detestabile cosa saria stata prendendola li irati inimici per forza ; che in vero mai fu la terra debellala el vincta, I,Viarii di M. Sanuto. — Tom. XXI. che tanto patisse. Da qui è causata la atrocissima pestilenza, che mollo più ne agravò e attristò, che alcuna altra cosa ; qual se ne ha portalo ultra 2 mila anime, come apertamente si poi cognoscere, che cessati gli affanni, stenti et tribulatioue, subito è cessala la peste, per il che quella magnifica comunità di ordinario spendeva ogni mese meglio di ducali trecento, ultra li infiniti ledi et altre spese fatte per parlicular persone. Da qui la perdita di tre raccolti, cosa inestimabile, che più ad altra guerra non fu, quantunque Crema tanto presidio non ha-vesse, et da più copie de i nimici circondata fusse. Lasso quante contributione più non audite, che a-scendono ad summa di ducati 50 milia ; che Dio perdoni a chi conira il voler di tua Celsitudine, ne le ha sforzate di pagare. Tacio le ruine de templi et altri infiniti edifìci fatti atomo Crema uno miglia, che valevano meglio de ducati 25 milia, ultra due grande ville, Offanengo et Umbriano, et molte altre case che sono per il teritorio brusate el prostrate da li inimici, che è uno danno inexlimabile. Che dirò di la perdita di tanti bestiami, che cum ducati 50 milia non se remeteriano; et di tanti feni et paglie distribuiti a li soldati de valore di ducati 20 milia ; et de le spese fatte intorno a Crema per fortifica-tione di epsa ; et de molte altre grandissime spese ordinarie et extraordinarie per noi fatte, quale, aziò non venga in fastidio a tua Serenità, parlicularmcn-te non exprimo; ma hanno li contadini nostri si 202 exausti, che el più de le loro possessione, per impotenza, bora inculte lassano. Et se ’1 mi vien opposto che non se siano mai lamentati, rispondo de sì, et da la prefata tua Serenità riportate grandissime expedilione, quale ne sono state senza alcuno fructo: per il che habiamo più fiate dubitalo havessi perso la solita potentia, a tulio l’universo nota et treme-bunda. Nè però pensi tua Sublimità che li infiniti mali et strazi ne liabino da la pristina fede fatti prevaricare: anzi semo sempre stati constanti et fermi, come ne poi render bon testimonio il magnifico et clarissimo missier Bortolamio Contarmi qui presente, alhora di essa terra de mandalo di tua Serenità provedadore et capitano, il qual sempre ne le belliche occurentie di Crema di uno cuore cesareo si è dimostrato, non curando la crudeltà di tanta peste et mancho il grandissimo furore et rabia de gli astanti inimici, et governando essa terra cum gravità et summa prudentia, non perdonando a fatiche per mantenirla a tua Sublimila, portando in compagnia de noi altri zentilhomeni la barella a la reparation fatta a li lochi manco forti di epsa lerra. Et non è 23