MDXVI, GENNAIO. 450 non depredasseno et ruinasseno i poveri contadini. Fata un poco di consultalione de more per Sua Maestà con li sui, monsignor el Canzelier, in nome di Sua Maestà, rispose che la Maestà dii Re havea udito vo-lentiera et con piacer quanto Phavea exposto di volerli esser boni subditi, fideli et obedienli ; che potevano esser certi che la Maestà Sua li saria bon Re et bon Duca et fariali sentir al continuo la benignità et clementia sua; che a le petilion dimandavano, ancor che l’havesse recepulo notabile injurie, el che li erori sui fusseno stà de ogni animadversione, pur, per demostrarli lo amor ch’el porta a la cita, l’era contento di remeter et perdonar a tutti quelli che ancor non fusseno stà condanati, et che potesseno ritornar a casa et goder il suo. Del Vicario di le provision, rispose che l’era slà fato eletion di uno zentilhomo francese, tamen ch’el se vederia s’el si potea trovar modo di gratificarli. Di darli qualche rendede, ancor che l’havesse havuto grandissime spexe, pur era contento di darli rendita di ducati 6000 a l’anno. De l’alozar de i soldati, che si provederia oporlunamente, sichè non ne saria causa di querelle. Demum, disse che, volendo andar in Franza, el lasseria qui locotenente suo monsignor di Barbon contestabele, che li era conzonto di sangue et predito di ogni virtù, che li ministreria justitia et ogni bon tratamento, sichè haveriano causa di restar ben contenti; confortandoli et comandandoli che li dovesseno esserli ubidienti, et far quel che si conveniva a fìdelissimi suditi. Rispose iterate il sopradito da Fiorenza, et cum parole sumisse et reverente, in nome de la cilà, ringratiò la Maestà Sua de la singular Immanità et clementia che la demostrava haver verso di loro, et^rtmpwe di haver con-slituito in loco suo monsignor di Barbon, le excelen-lissime condition dii qual li erano notissime, che ci forzeriano di mostrar summa gratitudine verso la Maestà Sua. Finite queste parole, monsignor el Canzelier lexè una formula di juramento, et chiamò tuli 263 quelli che erano deputali a tanti per porta, secondo il costume loro, quali tutti zurorono ne le parole notate. Expedito tal allo, Sua Maestà andò in camera, volea andar a suo piaceri, e levata Sua Maestà di sede, lo illustrissimo Gran contestabele duca di Barbon sedete in quella, per luor la possession dii loco-tenente. 264(1 -4 dì 13, Domenega. Fo le ter e di campo dii proveditor generai Contarmi, di 10, a li Cai di X, in materia di certa praticha si ha in Brexa di aver la terra non havendo danari. (1) La carta 263* è Manca. I Diarii di M. Sanuto. — Tom. XII. Di Milan, di 4 oratori, di 9. Come Marti, a dì 8, la Cristianissima Maestà partì per andar in Franza, va alozar a Abiagrasso. El qual, quando essi oratori tolseno licenlia, usò optime parole di l’amor suo a la Signoria, e ditto al ducila di Barbon, qual resta al governo di Milan, non lassi inanellar alcuna eossa che la Signoria habi Brexa e Verona, nè si scusasse non haver mandato perchè li dava sopra questo ogni ampio mandalo. Item, il Gran maislro monsignor di Bonivet va con Sua Maestà, et monsignor di Vandomo, fo in questa terra, e alcuni altri. Item, essi oratori, tre, partiriano a dì 9 per Pavia per venir per Po in questa terra, et lui sier Andrea Griti justa i mandati del Senato resterà. Da poi disnar, fo Gran Consejo; non fu porlalo il Principe per farsi scurtinio, perchè convien esser portà con la chariega. Fo leto la condanason fata eri ne Pexcellentissi* mo Consejo di X, per sier Zuan Batisla di Andriani secretano, contra Ilironimo Quarto, relenuto per suspension et examinato, e non confesso: eli’el sia bandizà in perpetuo da Venexia e del destreto, con taja di lire.....di so’ beni s’il ne sarà, si non di quelli di la Signoria nostra, e preso el sia, stii do anni in la preson, forte e lorni al bando. Item, fo publichà la parie presa nel dito Consejo di X con la zonla zercha quelli comprarà danari d’imprestedo che sono in li oJdìcii, si scuode di dacii o signori o altri di ditto olìcio, sotto gravissime pene, ut in parte. Fu posto poi, per Vetor Biancho nodaro exce-lentissimo a la Canzelaria, leta la parte del servir di la milà dii lieto, et messe per li Consieri, ave .... Fu fato do Consieri di Venexia: di Castello sier Zacaria Gabriel fo consier, da sier Anzolo Trivixan fo capitaneo a Padoa. In scurtinio 128, et il Trivixan 110; in Gran Consejo 1178.424, et il Trivixan 861.722. Di San Marco, sier Andrea Magno, fo governador di l’Inlrade, qu. sier Stefano : in scurtinio, 112.66, e sier Luca Trun fo consier, 107.70, il qual Trun non fo tolto a Gran Consejo. Fu fato proveditor di l’armada sier Sebastian Moro, fo podestà e capitanio a Treviso, qu. sier Da-mian ; et consier in Cypro sier Alvise Corner, fo ai X Savii, qu. sier Donado, e solo do oferse, come dirò. Questi oferseno ozi a Gran Consejo. Sier Alvise Corner qu. sier Donado, promesse ducali EOO. 29