235 MDXV, OTTOBRE. 236 129 Di campo, eia Santa Fumia, di proveditori generali, di 14, hore . . . Come haveano pur ricuperato 11 pezi di artelaria et do manchava, e laudano Zuan Paulo Manfron che si portò benissimo, et Julio suo fio], in recuperarli. Item, coloqui con mis-sier Zuan Jacomo Triulzi, qual non lauda questa impresa. Poi è in campo solum 3500 fanti nostri e non più, è pocho numero. Di lanzinech dii Cristianissimo re non voleno venir avanti, et quelli capitanei dicono non .... Missier Thodaro andò per li francesi e per il gran Bastardo di Savoja, che è sul cremonese per condurli in campo. Hanno scrito al Ile li mandi Pietro Navaro et qualche numero di lanzinech di la banda negra; ma opinion loro sariano di ritrazersi di Brexa et venir a la impresa di Verona. Item, non hanno 3500 fanti in campo, la causa è ch’el capitanio zeneral volea pagar le compagnie sì ben non erano piene, et molti sono levali, adeo loro provedadori hanno posto 50 cavali su le strade aziò niun si parti; et altre particularità; et la rocha di Cremona ancora non si ha auto, però francesi non è zonti etc. Et leto queste lelere, fo mormoralo assai esser sì pochi fanti restati, et erano 8000 per sue letere; sichè cussi va le cosse. Et zonte ditte letere, li Savii stete-no a consultar in cheba più di 4 hore, poi.veneno fuora d’acordo et messeno una lettera a li provedadori generali : come inteso per sue letere il desastro sequìto, et benché non scrivino chiaro il danno ricevuto, che è sta grandissima vergogna. Pur essendo lì missier Zuan Jacomo, doveriano aver fato consultar respeto il piantar artellarie. Et zercha continuar l’impresa o no, vedemo aver scrito a la Cristianissima Maiestà; sichè inteso il voler di quella, po-trano deliberar il meglio. Ben ne duol esser cussi pochi fanti restati etc.; con altre parole, ut in litte-ris. Andò prima in renga sier Francesco Foscari el cavalier, fo savio dii Consejo, et contradise, et era de opinion il campo venisse a Verona e lassasse star Brexa ; li rispose sier Alvise Pixani savio dii Consejo; poi parlò sier Luca Trun, fo savio dii Consejo, et conzò certe parole di la letera. Ave ... di no, fo presa. Et stete suso Pregadi fino meza note. Fo scrito a li oratori a Milan zercha Soa Majestà voy ajutar aver il nostro Stado et darne quelli pres-sidi li par necessarii. 129 * Vidi una letera particular di campo, di 13, da Santa Fumia, di Nicolin da Dresano, qual scrive a uno nobcle di qui. Et scrive di la gran vergogna à auta nostri soto Brexa, però che Piero da Longena disse a Malatesta Bajon et Zuan Corado Orsini che in 6 hore li bastava l’animo di aver Brexa si la bataria si dava a lui, et cussi li provedadori fono conienti dargela, e lui piantò l’artellaria et inimici ussiteno fuora el ne preseno 11 pezi, e si non era Zuan Paolo Manfron che corse lì, (ulta si perdeva, che se ricuperoe bon numero. Le dite arteìarie erano senza repari nè gabioni, et ìi bombardieri discoperti, unde saltono fuora fanti de i nimici, ussiteno e ne inchiodò do, et tajò le ruode alcune brasandole; et corse dito Manfron e lui Nicolò da Dresano e recuperò etc., sichè tutto fo in remor, ch’è sta gran vergogna. Ditto Manfron merita laude di la Signoria noslra et esser premiato. A dì 17, la matina. Fo letere di oratori nostri da Milan, di 13. Come il Re mandava a la Signoria nostra do oratori per star fermi, inteso il partir di lo episcopo d’Aste, i qual sono monsignor di S. Daniel et monsignor di la Inchiesta ; et come ha inteso la cosa di Brexa di le artellarie, si duol assai et manda 3500 lanzinech di la banda negra, et monsignor di Obignì, qual fu in Brexa a tempo si teniva per Soa Majestà, qual promele averla perchè lui la fé’ fortificar. Item, che manderà il locotenente di Piero Navaro. In com lusion, optime letere et desidera il zonzer di oratori nostri, et voi sempre esser unito con questo Stado; e altre particularità. Da poi disnar, fo Consejo di X, prima simplice et poi con la zonta di Savii, et steteno fino hore 3 di noie. Fo una letera di la inlrata dii Chrislianissimo re in Milano, scrita per via di l’oralor di Ferara, la qual è questa : Intrata dii Cristianissimo re in Milano, Zuoba 130 a dì 12 Octubrio 1515. Venuto il capitanio di juslitia armato tutto, ma senza elmo, con sagion di tela d’arzenlo con recami sopra pur d’arzento, sopra uno cavai coperto de si-mel drapo. Havea uno baston in mano et era acom-pagnato da 25 arzieri con sagione con busti recha-mati de majete dorale, haveano la salamandra nel focho et a traverso de essa la spada, per segno che erano quelli che servivano a la justilia, et quelli fazeano far piaza a le zente per le strale, et tali erano armati con celadoni in testa et zanete in mano. Apresso, venero lancenech in ordinanza in* frascripta : do tamburi innanzi, poi do capitanei ar-! mati con corseti et brazaleli et bianchi penachi | grandi in capo et spada da due mane; seguivano