413 MDXV, LUGLIO. 414 etiam date allre directive a li illustrissimi Borbone el signor Jo. Jacomo, al magnifico ambasciatore de Vostra Sublimità et etiam al duce de Genua. Il nostro Signor Dio facia che ’1 trovi il He Christianissi-mo de qua da li monti, come speramo. Questi inimici s’ànno facto far due spianale: una verso M«n-lagnana et l’altra verso Albarelo; non credo mai che vengano in quello alloggiamento de Monlagnana, se non fosse perchè ’1 peccalo conduce l’homo a morie et poi per esser il campo loro gubernato da uno garzone. Si vengono li, se discoslerano da l’Adice 8 o t) miglia el a noi se aproximerano per distanzia de 10 et manco, adeo che sicome bora, stando a Cotogna, non piisemo nuoserli le victuaglie per esser intervallo de 5 miglia da quel Iodio a I’ Adice el per esser quel paese torte, così venendo a Monlagnana potremo con facilità et de sopra turbarle el interci-perle, et poteremo darli un giorno la slrela a la scorta loro, che poteria causare la total ruina de quel exercilo. Et però io non alendo altro, el prego Dio che se acoslino a noi el se allontani da l’Adice, et satis. eh’è il gran canzelier di Boemia et il gran canzelier di Poiana, a condur Sua Maestà a Posonia. Tamen il legalo dii Papa, ch’è in Hongaria, nominato domino .........dice te.rram transibunt et Ccesarem numquam transibunt. Item, il suo secretarlo è a Posouia, voi dar lieentia si parti et vengi a trovar- lo, perchè I' à dimandato se l’mirerà in la dieta, li lo dito di no; e altre parlicularità eie. Di campo, dii capitanio generai, di Este, di eri sera, et il provedador generai in consonan-tia. 1 nimici sono pur a Cologna, hanno lato do strale, una verso Monlagnana, l’altra verso Albarè; ma non crede veugiuo mai a Monlagnana, e voria i venisse. Item, li ducati 4000 è zonli et conienzerano a dar la paga a le z nle d’arme; ma i non voleno meter a conto li orzi. Item, scrive il capitatilo aver mandalo in Franza uno suo, come in la ietera copiata qui solo sarà notato. Da poi disuar, fo Pregadi per far broio, et fo lelo le lclere Di Udene, di sier Leonardo Emo luogotenente, di 24. Avisa una viloria che nostri à ’uto conira cavali 40 de i ninnici ussiti di Maran per andar in Gradisca, di quali ne ballilo presi 16 cavalli et do morti, el serve il modo, et 1’ amplifica grandemente; il sumaiio dirò di solo. Di Napoli, dii consolo nostro, di 12. Come per tulio Uè lì si parla di Ja venula ai iruiicesi in Italia, et quelli fortificano Gaeta, hanno i) galle armale , t....... 245 Copia de una Ietera dii capitanio venerai a la Signoria nostra, data in Este a dì 25 Luio 1515, hore una di note. Serenissime Princeps etc. Questa inalimi, il signor Teodoro el io delibe-rassemo inviare Sera pillilo da Terni a la Maestà Chrisliauissiiiia con lelere nostre credeiiliali el con qualche riverente ricordo, che più a noi che a Vostra Sublimità aparleiigono; la causa tamen principale de la andata sua è per far reverenlia in nome nostro a sua Maestà el farli intendere come siamo spelili in questo alloggiamento con lo exercilo, el che da noi non mane,irà con il.... de la Maestà Sua far qualche honorevole effedo a comune beneficio. Questo è stato il pretesto de la missione de dillo Serafino; ma il nostro obiedo è de intendere con zer-teza li andamenti de quella armata, el de sgu.zari, et però li habiamo contesso debia andar et ritornar in diligenlia. Ultra le letere credenliale al Re, li havemo Sumario di una Ietera di Udene, di 24 Luio; nara la presa di alcuni cavali. Come, in quella note passala, fo a dì 23, i nimici, zereha 57, venuti a la villa di Rizan discosto da Udene mia 5, donde el locotenente, inleso questo, man-doe fuora li nostri cavalli per prend. rii, el lata la inboscada a Noiara, fece corer 7 de li nostri cavali al monte de Medea dove erano li diti inimici, li quali, vedendo cavali deleno la fuga et ne preseno alquanti; unde la nostra imboscada dele poi dentro essi ini- 245* mici el li cazono fino a Brama, el ne preseno 12 ai loro inimici con lutti li cavali; e questo è la verilà. In queslo zorno, a nona, gionse in quesla terra uno messo di domino Zuan Francesco di Duchi ci-ladin brexan, vien da Caslioti di le Staiere di man* loaua, partì____Dice come era lì nova che il diicha di Barbon passava monti, tutavia in acordo con .. . . . . Tamen nulla si ave con verità. El poi la sera se intese, per uno Paris Schenati vien di Fiorenza, partì Domenega, a dì 22, dice che il Sabato era venuto nova lì che tnissier Zuan bicorno Triulzi con bon numero di lanzmedi era pasato dì qua da’ monti et preso alcuni passi, e sguizari poi stali a le man con francesi se erano alquanto retra* ti. Tamen quesla nuova fo in Rialto, ma in Colegio nulla se intendeva, licet fusse dila al Principe per