487 MDXV, AGOSTO. 488 sione al magnifico capitanio novo, et astrengerlo talmente che usi ogni sua diligenti» circa quelle, come la importanti» loro recerca. Si per questi due mesi prosimi non si fa forzo de lavorare, poco frutto se potrà poi fare, perchè veranno le acque et il giazio, nè se polrà far quel lavoro che se faria al presente; hora li contadini non hanno alcun negotio. Et perchè non se fa estremo conato circa dille fabriche, se Vostra Sublimità non li pone mano, sia cerlu che in mia absentia faranno poco processo; iterum adonca prego quella voglia poncrli cura et torle in quella protesone che la deve, lo, parlando ingenuamente, se Vostra Celsitudine non si curarà, manco ne farò conto de dille fabbriche, et me ne lavarò le mani una volta. De re e.jus agitur; et de his hactenm. Ridomando prceterea a la Excellentie Vostre li bovi che siano a Padua, li quali reservo per le arte-gliarie, et sono stà per me trovati senza alcuno dispendio de la inclita Signoria Vostra; ma se quelli magnifici rectori non usano allra diligentia in farli gubernare, presto presto se scorlicarano. Essi lavorano ogni giorno a le fabbriche, et poi la notte non hanno da mangiare; certamente non so donde proceda tanta negligenti» circa el governo de le cose publice. Il danno è de molti centenara de ducati, et migliora, ma major è la vergogna. Io stento et crepo per rassetar questa arlegliaria, et altri cercano de rumarla. Ma se Vostra Sublimità voi cosi, cosi l’habia, el dirò pur, et lei mi perdonerà : parlili che chi fa bene a Vostra Excellentia li faccia de-spiacere. Questi retori usano etiam poca dilig -nlia in recuperare il denaro per ii pagamenti de li bovari, adeo che l’è forza pagarli de quest i che vengono per Io esercito, cum danno de Vostra Celsitudine et in-commodo de li soldati ; et de tutto è cagione la Serenità Voslra. Perdonimi quella, perchè la doveria far pagare questi denari a li redori, come per duplicate mie li ho aricordato. La Sublimità Vostra scrive anche haver proveduto circa li fanti de ordinanza fugitivi, el tamen fin qui nullo ritorna, anzi ogni giorno se ne fugono. Per l’amor de Dio, la Serenità Voslra proveda da bon seno a tal desordeni, et scriva in tal forma a li rectori che obediscano. De li inimici, non se intende altro salvo che sono pur ad Albareto, et stano tulli travagliali. Mando a Vostra Excellentia le letere che questa sera ho receputo da Roma, le quali Ielle se degnerà rimandare con quelle del Re Chrislianissimo, et altre che ogi li ho redrizale. Gralie etc. Ex castris ad Este, X Augusti 1515, hora secunda noctits. Exemplum. Gionse la Cesarea Maestà a Viena, come significai a quella, a di 10 de l’instante, pur la notte, tra le 10 el 11 liore, omnibus ferme dormientibus et insciis di tale advento. La seguente malina, li oratori di questi serenissimi Re, levati da li ospitii loro et acompagnati da qualro duci el dui per lati, hebbeno cum grande solennità audienlia di la pre-fata Maestà Cesarea, et il giorno seguenle poi hebbeno la relatione, che, per quanto si dice, non fu altro nisi imponer quello ordene che hora Vostra Sublimità intenderà esser stato eseguilo. Prima, a dì 14, li serenissimi re Hungaro et Polono se le-vorono da Possonio hora tertia post mrridieni, et a dì IT» pernoctorono in Pruch, loco di Germania. El seguente giorno, che fu il Luni, hora secunda post meridiem, le prefale Maestà si levo-rono di Pruch procedendo un.- piglio verso Viena in campagna; nel qual loco /‘neno cum la Cesarea Maestà, el furono in coloquio per spatio di meza hora. El qual colloquio, di che natura sia stato, mal se intende per non esserli intervenuto se non le persone de li tre re de’ Romani, Hungaro, et Polonio. È fama tale congresso de la Maestà Cesarea esser stato molto pomposo el solenne, prccsertim di gente armate benissimo in ordene. Expedito lai colloquio, le prefate Maestà preseno di vision el camino verso Viena, la Maestà Cesarea per una via et li serenissimi re Hungaro et Polono per una altra; le qual pervenute ad uno palazo distante dii Viena miglia tre, ivi si firmorono el reposorono la notte. El seguente giorno poi, al tardo, cioè tra le 6 et 7 hore post meridiem, feceno la entrata in Viena cum solennità et pompa molto grande; la quale etiam seria stala molto magiore, quando la piogia, che per tutto il giorno havea continuato in grande abundanlia, non havesse dato perlurbatione. Il pro-c sso di tale solenne entrata intendo esser stata in questa forma. Primo loco entrorono le gente d’arme de la Maestà Cesarea, el numero de le qual, per quanto sento, fu da cavalli 1500 in 2000 benissimo in ordene; secundo loco, introrono le gente del serenissimo Polono, el numero de le qual si dice esser da cavalli 1*200 computali li cavalli légieri : tertio introrono le genti hungare assai ben in ordene, el numero de le qual si divulga esser cavalli 1500 in circa, el forzo legieri; quarto entrorono li signori et baroni una cum la corte di questi tre Serenissimi, ordiuatameute ognuno a li lochi sui. Poi seguitorouo