425 MDXV, LUGLIO. 426 In una poliseta in la letera. Non te vojo dir altro; ma tegno per certo, nè far altro coment», che vegniremo in Italia a la destesa senza combater, nè far fato d’arme. Fin 3 o 4 zorni, se soazerano di altri cor'eri che ne atendino, et intenderete meglio el tutto. 225 Da poi disnar, fo Gran Consejo, et reduto il Con-spjo, quando fo chiama li Avogadori e Cai di X a zu-rar, sier Francesco Bolani avogador disse voleva menar la sna intromission. Li fo dito per la Signoria che poi andati a capelo la meneria. El qual andato in cao di la sala per esser di setimana, parse a li Consieri, non era a Consejo sier Bernardo Barbarigo, far strillar romaso 40 zivil dii Consejo precedente sier Lunardo Bembo. E inteso questo, l’Avogador predilo si levò dal suo loco et vene a la Signor a dolendosi di questo, e li Consieri disseno, poi andà a capello si termineria, e l’Avogador andò a senfar. El Jo Marin Smudo, fo di missier Lunardo, desiderava el parlasse, perché voleva risponderli et tenir le raxon di la Signoria, monstrando casi seguidi, rebalotar di tolti in Consegii, el il Gra'i Consejo desi lerava parlasse, adeo tutti mi vardava, el Io basso senlai per mezzo dove l'Avogador parlando aria montato, et a caso locò in la Quarantia sier Marin Sanndoqu. sier Francesco, e il Consejo si levò suso sussumalo che fusse andato in eletion; ma quando veleno non era mi, li piaque. Hor andate le eletion dentro, iterum l’Avogador andò a la Signoria volendo il Consejo, e li Consieri monstri) le leze non poteva per essere chiama il Consejo a far eletion e non per l’Avogaria; e lui cridando che voleva tuor la pena a li Consieri che li havea posto ili ducati .... l’uno, che li desse il Consejo e voleva legitimar la banca, lutto il Consejo era in piedi, unde parse a sier Francesco Fa-lier e sier Francesco di Garzoni Cai di X, per sedar il susuro, andar a la Signoria e li commisse andasse a sentar e non disordinase el Consejo; el qual andò a sentar con gran sua vergogna; e in questo caso fo denigra la juridition di l’Avogador di cornun judi-cio meo Hor ozi fo tolto XL zivil pur di ordinami ; sier Zuan Nadal fo sexto et cazrle ; non so quello seguirà l’Avogador di la sua intromisione. Et compito Gran Consejo, fo, per il nostro can-zelier granilo domino Francesco Fazuol dolor, con belle parole persuaso tutti a pagar le soe angario, aziò si possi far in questo tempo tanto oportuuo, ha-vendo per ogni banda letere il Cbrislianissimo Re esser a pe’ di monti ; sicbè tutti, alacri animo, va-dino a pagar ; et fo parole ben dite. Di Roma, di l’orator nostro, di 25, fo letere, 225 * hessendo Gran Consejo suso. Come il Papa havia remandà uno suo al Christianissimo Re per aver la ultima resolution; monstrava voler esser neulral Co-loquii con l’orator nostro, dicendo, si non fusse la Signoria, il redi Franz» non vegneva in Italia; sgui-zari li è a li passi. Et monstrò una letera scrivea il ducila di Savoja, di 17, da Turili, a soa sorela la Magnifica, facesse sguizari non minasse il suo paese, Li fanno gran danni; è contento pagino solum la n.ità ili le vituarie, ma le veleno senza pagar, el sono 30 tnilia za su la Savoja a li passi, el persuadi il Papa acordarsi con Pranza. Scrive coloquii auti col Cardinal Bibiena, qual li ha monslralo letere dii Cardinal Sedunense, cli’è a Achier, ili 20. Li scrive esser lì con 30 inilia sguizari, el bailo fato diete ili mandarne altri 30 milia el più numero ; siché sarano elvetii numero infinito a li passi conira Pranza eie. Conclude l’o-rator, il Papa atende a trovar danari; fa ogni eossa, et ven ie quanti ofieii ch’el puoi aver denari, e fa of-licii nuovi, come per altre scrisse; el si dize à mandato danari a’ sguizari. Item, è letere d’Ingallera, quel Re mandò uno orator a Soa Beatitudine. Da Fiorenza è avisi, il Magnifico ha auto 4 parasismi ili terzana, el il Bibiena à dito se il Magnifico non porà cavalcar con le zente, manderà Lorenzino solo ; pur il Magnilo sta meio. Scrive, li oratori cesarei, yspa-no el milanese, ogni dì molesta il Papa voy esser in la soa liga ; siché il Papa non sa che f. r ; à rimandalo uno altro suo dal Re a Lio». È letere di Lion, di 21, il Re non era ancora parlilo, pur lutavi» le zente si aviava a pe’ di monti, el parche, come scrive il ducha ili Savoia a Pinaruol, andati alcuni sguizari sul monte, ch’è uno passo, siano stà dai lanziuech dii re ili Pranza taiati a pezi da zerca 800, el poi 200 ila’ villani. Item, manda letere aule d’Ingallera. De Ingaltera, di sier Andrea Badoer e sier Sebastian Zustinian el cavalier, oratori nostri, di 15 Zugno et 3 Luto. Nulla ila conio. Come de lì è nova di la impresa luo’ il re ili Pranza a luor la ducea di Alila», e quel Re è conlenlo. Item, manda una letera dii Re a la Signoria e il capitatilo, • come é nominala soa a lerenle, e si voy risponder e acelar il capitolo. Item, scriveno aver auto l’ordine zerca levar l’angaria di ducati 4 per bota eie. Il Re non è lì a Londra, e per l’isola sarano con Soa Maestà et farano eie. Di Napoli, di Lunardo Anseimo consolo 256 nostro, di 21. Come le 9 galie, erano a Gaeta, era-