27 MDXV, latte le cose sopradette io ¡uro e afermo mantenere e acompire; et dicendo queste parole il Re metele le mani sopra il libro de’ gvangelii. Ancora è da sapere, che, durando il tempo che l’arcivescovo andò a tore la sancta ampula, l’abbate di Sancto Dionisio in France preparò e missc sopra l’altare grande la corona regale, la spada serata ne la vagina, li speroni dorati, il sceptro d’oro e una bacheta lunga uno cubilo e più, la quale haveva in cima una mano d’avorio, etiam le calze di seta di colore di iacinto seminate aut rechamate de gigli d’oro, e la veste di medesmo colore lavorata e ri-12* chamata de gigli d’oro, la quale era fatta a modo de una tunicella de diacono. Etiam, con quelli vestimenti, era il mantello chiamato soccus di quello medesmo lavoriero e colore, il quale era fatto a modo de una capa di seta senza chaperone ; et tutte queste cose haveva portato seco l’abate di San Dionisio in France dal suo monasterio a la cita de Rains, e li fece la guardia mentre che li steteno sopra l’altare a lato sinistro, come è detto di sopra. Da poi li iuramenti e sacramenti fati per il Re, et li zoieli e habiti sopradetti preparati e meltuti sopra l’altare, il Re si levò in piedi, e stando inanti l’altare, fu expogliato de li soi vestimenti, excepto la tunica di sèia et la camisa, le quale erano averte largamente dinanci e di drieto, cioè inanei al petto e dretto a le spalle, et erano le aperture de detta tunica giunte e firmate l’una con l’altra con aneleti e bottoni molto richi. Questo fatto, l’arcivescovo disse questa oratione: Deus inenarrabilis auctor mundi etc. Da poi finita quella oratione, incontinente il grande camerario di France calzò al Re le calze di seta. Da poi il principe messo in loco del duca di Bourgogna, li mettete li speroni d’oro in piedi, et poi incontinente li trasse fora. Da poi l’arcivescovo benedisse la spada, dicendo: Exaudi queesumus Domine prceces nostras etc. Poi il detto arcivescovo li consignò detta spada, et come P hebbe consignata la cavò fora de la vagina, et la pose sopra l’altare. Da poi il detto arcivescovo tolse la spada nuda di sopra l’altare e la dete in mano al Re, dicendo questa oratione : Accipe ìiunc gladium, che voi dire così : Signore, pigliate questa spada a voi regalmente imposta per le nostre mani consecrate da h potentia et auctoritù de’Sancti Apostoli e ordinato divinamente per Io officio de nostra benedictione per difendere la Chiesa sancta de Dio, e ricordative di quello ch’el psalmista, propheti- marzo. 28 zando, dice: Cinge sopra tua cossa la tua spada potentemente, acciò che in quello voi esercitiate forza et potentia de equità, dissipate il male e pezo de iniquità, e che propugnate e difendete la Chiesa sancta de Dio et tutti i fideli chrisliani, e dissipate li falsi inimici del nome christiano, defendiate le viduo e pupilli, restaurate le cose desolate, guardate, con- 13 servate le restaurate, vindicate le iniustitie, confermate le cose ben disposte, acciò che facendo questo vui siate glorioso per triompho di virtù e nobile cultore do justitia con il nostro Signore del quale voi portate il nome, la figura, la forma e similitudine, e possiate regnare senza fine ; il quaje Salvatore vive e regna con il Patre et Spiritu Sancto per tutti li se-culi, amen. Detta questa oratione, il choro canta questa an-tiphona: Confortate etc. Da poi l’arcivescovo disse questa oratione: Deus quiprovidentia tua etc. Il Re adunque humilmente recevendo quela spada de la mane de l’arcivescovo, devotamente l’ofe-risse sopra l’altar, e da poi stando il Re in genochio-ni, la repiglia de la mane de l’arcivescovo e alhora la dà al grande scudiero; il quale la porta inanti a lui per insino che è cantata la messa e dapoi la messa per insino al palazo. La spada data così per il Re al gran scudiero, l’arcivescovo dice queste tre oratione et benedictione : Prospice omnipotens Deus, benedic Domina queesumus hunc principem nostrum etc. Deus pater eeternee gloriee sit adiutor tuus prote-ctor etc. Da poi quesla oratione e benedictione, la unclio-ne fu preparata nel modo e costumi secondo P u-sanza, e preparandola, li cantori cantorono il responsorio di San Remigio : Gentem francorum indi-tam etc., con il verselo : Qui dono singularis gratice etc., et da poi la oratione : Deus qui po-pulo ceternae salutis etc. Qui seguila la preparatone de P unclione. Et primo fu la cresma : metuta la plalena, poi P arcivescovo aprì la sancta ampula sopra P altare, et di quella pigliò con uno siile d’oro uno poco di quello olio mandato dai cielo, e più diligentemente che lui potete lo mescolò con lo cresma appare-chiato sopra la plalena per ungere e sacrare il Re ; il quale solo sopra lutti li altri Re del mondo resplende e reluce de questo glorioso e sanctissimo privilegio, perchè lui è unclo e sacrato singular-mente del cresma meschiato con olio de li cieli mandalo in altro modo e diflerentia che li altri Re, li quali solamente si ungueno intra le spalle del ere-