243 MDXIII, MAGGIO. 244 homeni d’arme li trovarò bone e boni homeni, perchè si sarò vostro capitanio voglio aver bona zente e non vii homeni come ne avete nel vostro campo, e non sono di quelli ch’è zà impauridi di poi la rota ebbeno. Io ho gran cuor e una optirna fede, etVostre Signorie vederi gli effecti. » Li fo ditto, per li savii, le zente d’ arme haveano auto tre page, et però non bisogna toy di quelli homeni d’arme che zà avemo in campo. Rispose : « Signori, lassate far a mi che azo praticha dii mestier di le arme, et ve ne laudarete di me ; si harete bene, me no farete anche a me, y> e con altre parole di simi] materia dite se ne partì. Poi compito di lezer le lelere, el Principe si levò e fecelarelatione di quanto havia exposlo cri domino Theodoro Triulzi venuto in Colegio insieme con el signor Bortolo, sicome ho notà di sopra, e non potè compir, perchè non se udiva, e la ugla li er.i caschala. Dove sier Antonio Trun procuralor, savio dii C011-sejo, andò in renga e compì di referir il resto, e quanto disse il signor Bortolamio quel zorno primo di la udientia etc. Fu posto, per i avogadori di comun sier Bernardo Bembo dotor, cavalier, sier Francesco Orio et sier Marin Morexini, che atento per domino Pelro Pagnan, era scrivali a la camera di Brexa, fosse re-nuncià la dita scrivania a domino Marin Bizichémi da Sculari, però l’ander-à parte eh’el dito Marin babbi in loco di dito oficio il capetania’ dii devedo di Brexa, over di Treviso, il primo vacante, ut in parte. Et balotata, non fu presa. Fu posto, per li savii d’acordo, una 1 etera in' Pranza a sier Andrea Griti procurator, e in caso sia partido, la mandi a la corte a chi è restato a nome di la Signoria nostra apresso la regia Maestà, et avisarli come saremo presti con l’exercito nostro, qual è in 4 bordine. Andoe in renga sier Gasparo Malipiero volendo contradir et fu fato venir zoso, perchè il Principe si levoe e fe’ certa altra relatione ... Poi parlò sier Zorzi Emo, fo savio dii Consejo, conlradicendo, era da spazar prima il signor Bortolamio, perchè in celerità consisteva il nostro ben. Li rispose sier Antonio Trun procurator, e disse volemo domali spazar il signor Bortolamio, è stato ozi in Colegio poi di-snar, e certa dificultà dii piato etc., e rispose a sier Zorzi Emo. Poi andò suso sier Gasparo Malipiero, fo savio a terra ferma ; li rispose sier Antonio Gri-mani procurator. Poi parlò sier Francesco Bragadin el consier ; li rispose sier Alvixe Pixani savio a terra ferma. Poi parlò sier Polo Capelo el cavalier zercha il campo et.... Ultimo fo sier Alvise da Molin ma non fo aldito ; et cussi andò do opinion, sier Francesco Bragadin consier e sier Alvise da Molin et sier Antonio Grimani procurator e altri nominadi, e di largo fo presa la opinion di sier Francesco Braga-din, et fo comandà grandissima credenza, e a le porte sagramentà el Consejo. Et veneno zoso a ore 24, nè fo leto le letere di Spagna. In questo zorno, li do oratori di Poiana andono a veder l’arsenal. Da malina vederano le zoie e lo-rano lìcentia de la Signoria, et partirano la dome-nega, ch’è il dì de Pasqua. Ozi fo sepulto ai Servi il reverendo domino Tho-mà di Franceschi episcopo di Coron olmi frate dì dito hordine, qual morì sufraganeo a Udene, et il corpo porlato in dita chiesia, fu fato le esequie ivi. È da saper, in questi zorni andoe frale a San Francesco di la Vigna sier Matio Barbaro qu. sier Zacaria cavalier procurator, di età di anni. . . ., el qual si vestite a San Francesco di la Vigna. Questo non è mexi do vene di Barbaria, eli’ è anni 4 non si sapeva nulla di lui ; si ritrovava mercliadante de lì a .......quando il nostro campo fo roto, et etiam lui fo retenuto da’ mori. È da saper, in la desputation fata ozi in Pregadi, è stà sopra una clausula si meteva in le letere si scriveva in Pranza a requisition dii Papa, che si dovesse scriver al Roy levasse il Concilio si era principiato far in Pranza. E li savii voleano scriver, quelli altri fuora dii Colegio non li parse, dicendo ancora non sapemo a che via vadi il Papa con nui ; et però sier Francesco Bragadin consier e sier Alvise da Moliti intrò con lui e messe remover quelle parole si tratava di questo, et andò la parte, et di largo fo preso di remuoverle ; el per esser grande importan-tia fo sagramentà el Consejo. A dì 13. Vene l’orator dii Papa in Colegio con brevi dii Papa, auti per via di Fiorenza, zercha Man-toa, et una letera di Roma di suo fratello, di 8. Veneno li oratori di Poiana e tolseno licenlia, e partirano poi doman ; et andono a veder le zoie di San Marco. Di Spagna, fo leto le letere di sier Zuan liadoer dotor, cavalier, orator nostro, de Medi-na dii campo, di... Marzo fin 5 Aprii; dirò poi il sumario. Vene l’oralor yspano, qual disse aver letere di Spagna, e il Principe li disse è certa di la trieva fata con Pranza. Rispose lui orator che non era tanto streta che il suo Re, inteso la Iiga à falò la Vostra Serenità con Pranza, che non la non possi romper. Disse sier Antonio Grimani procuralor; «Adunca