433 mdxiii, 227 Scrive, lo episcopo Caponi di Corfona è morto ; et che do cardinali, Ingaltera e sguizaro, non volse-no esser in concistorio quando fo restituiti questi do cardinali, e parlono al Papa non si dovea far ; e si dice per questo il Cardinal sguizaro voi partir di Roma e non voi sentar con loro. A’ ditti do novi cardinali se li dà ducati GOOO per uno a l’anno, per il Papa, fino arano ducati 8000 de intrada per uno. Item, è letere di Ferara, di 23, che il nostro campo era soto Verona e liavia dato la terra a saco, e dato il guasto mia 10 atorno dita cita. 228 Sumario de una 1etera da Corfù, di 10 Zugno 1513, nara dii prender di le fuste di Cara-massan turco corsaro per le do galie can-diote. Come, a Patras e Lepanto fu retenuto do scliie-razi grossi, uno si chiama Costa llali, l’altro Chusipo-lito, e con il suo navilio fonno mandati a Coron, perchè la terra pativa ; dove a Ponta di Gaio se inscontrò in tre fuste, ch’ò Caramassan turco corsaro, e fo prese. E in quel medemo zorno preseno una carave-la eurzolana, che andava a Coron con asai merca-dantie, et questo fo il venere, a di.. . E1 sabado da matina, venendo do galie candiote a la volta di Coron, qual fo sier Marco Zen et sier Piero Pasqualigo sopracomiti, li vene incontra una barca di Coron di-zendoli di queste tre fuste che erano a Ponta di Gaio e de la presa lata, fazendoli intender che se voleano con 3 altre fuste, che erano a Coron, andar a prender dito corsaro; et cussi tutte cinque insieme si meseno a camin. E1 corsaro, vedando cinque vele se messe a fuzer, et avanti, per esser più lezieri, taiò la testa a tutti li homeni che haveano presi sui schiera-zo e nave, e vedando che le galie sempre le intaca-vano, deteno in terra al Griso e abandono le fusle, e fuziteno a la montagna. Dove dite galie e fuste coro-nee hano ricuperato la preda e preso tute 3 le fusle dii corsaro, le do menor hanno tolto le galie ; le galie, la mazor à tolto le fuste choronee, et hanno mena la nave e il schierazo a Coron. Et cussi dite galie eri zonseno qui a Corfù, con questo bel lionor di ha-ver fato qnesto contra sì famoso corsaro, a la faza de li nostri sopracomiti che stano a li pali qui a Corfù. Sumario di alcune letere di domino Santo Bar-barigo, è in galia Capela, clic va con l’ora-tor nostro a Constantinopoli. Letera data in Spalato a dì 15 Zugno. Co- I Diarii di M. Sa muto. — Tom. XVI. GIUGNO. 434 me, in quella bora, 19, zonse lì con la galia predita. Eri sera introno in certo locho che si chiama Cavo Cesta, minato da do anni in qua da’ martalossi ; è loco di mandole abondante e di uve, ma abandonato da li habitadori. E partiti de lì, per il vento contrario e per far reposar le zurme, introno in uno altro porto dito Sancto Arcangelo, nel qual steteno sino a P alba, poi a remi è venuti lì a Spalato. E lì si dice cli’el Signor turco ha fatto far comandamento a tutti li habitanti d’inlorno la Dalmatia, che sotto pena di esser impalati vadano, se sono tre homeni per caxa, doi di loro in campo; e questo aviso si ha da Naren-ta. Et sì ha certo eh’ el Signor turco à uno castello lontan di qui mia 18, si chiama Zazina, fu dii re di Hongaria, castello molto forte et di non poco momento. Si teme molto de lì, et maxime per continue corarie fanno lì apresso a mia tre, e quelli reclori stanno fino a mezo giorno con le porte serate per paura. Spalato non è forte, e questa Sazina era una chiave di questo loco ; resta lì uno altro castello dito Clissa non meno belissimo e forte, al qual turchi invigilano molto di averlo ; si dice è munito per il re di Hongaria, et è tre mia lontan dì qui. Questa cita è molto antiqua ; ha un belissimo tempio intitolalo San Doymo, tutto di*pietra viva e di belle coione di marmo e di porfido ; uno campaniel tutto in coione in cinque gradi molto artificiosamente facto et antiquissimo: si dize fo il palazo di Dioclitiano e fato di le vestigio romane. 11 castello ed il monte superchiati; però non è forte ; è meno civile loco cha Zara assai e più picola (erra et non popolata. Scrive a la galia bisogna ogni cinque zorni quarte 10 di vino, li qual costano lire tre, soldi 10 la quarta ; in pan etiam gran spexa; li agnelli lire 1 l’uno; li capreti soldi 1G in 18. Si farà impalmar la galia a Cataro di consentimento di l’orator, dove si starà almeno zorni 4, e prima anderano a Ilagusi, eh’ è mia 100 lontan di Spalato, eli intenderano di la persona dii Signor. Si dubita molto non convenir andar a Eno con la galia. Dii dito, a dì 17, apresso Ragusi, in galia. Scrìve esser a la vela passato Liesna per dubito di morbo, et Curzola per non perder tempo senza meter scale, et navicano con gran bonaza ; spera questa sera zonzer a Ragusi. Scrive, Liesna si chiama Pharos, e Curzola Corcyra Nigra secondo li cosmo-grophi ; sono belle ixole e maxime Liesna. Lauda molto l’orator domino Antonio Justiniano Immanissimo eie., el cussi Andrea di Franceschi secrelario. Zonti a Ragusi spazerasi il corier a Constantinopoli 28