215 MDXIII, MAGGIO. Itcm, manda monsignor di la Trec orator in Spagna et uno altro orator a l’Imperador. Di campo, da San Bonifazio, dii proveda-dor Contarmi, di 2. Zercha il governador, qual voi Ire page, e zercha l’alozar di le zenle eie. Vene in Golegio, pur per casa dii Principe, domino Costanzo orator di missier Zuan JacomoTriulzi nominato di sopra, et disse alcune cosse. Da poi disnar, fo gran pioza ; et per esser usanza il Principe andar con le cerimonie in chiesia di San Marco a vesporo con li oratori et li zentilhomeni invidati al pasto, tra li qual Jo fui de’ convidali, ma per la grandissima pioza non si potè andar per piana; si andò atorno il palazo et al coverto in chiesia. Il Principe havia il manto con il bavaro e di solo ve-ludo crèmexin ; eravi li oratori Papa, Spagna et Ilon-garia. Portò la spada sier Hironimo Barbarigo va podestà et capitanio a Feltre; fo suo compagno sier Piero Morexini qu. sier Francesco da Zara. Da poi compito vesporo, e tornato per il palazo suso, et per la grandissima pioza era poche zente in chiesia e manco in piaza e palazo, si reduse il Collegio per lezer le lelere venute. Bi Vicenzo Guidoto secretano nostro a-presso il viceré, di primo, da Pavia. Come, con il viceré era venuto lì dove è il Ducila, et che stanno in consulti, mostrano voler far testa contra francesi, dicendo barano il Papa, Fiorenza, Ferara e Manloa, et barano sguizari. Itcm, voleno far uno ponte sora Ojo per poter socorer Brexa in caxo il nostro campo vi andasse. Itcm, mandava fanti 100 in Cremona a custodia. Bi campo, da San Bonifazio, dii proveda-dor Contarmi zeneral, di 3. Come, tornando domino Zuan Vituri provedador di stratioti con li slra-tioti di esser stato acompagnar il capitanio di lo fanterie, va a Crema, qual l’acompagnoe lino di là da Mezon, e dito capitanio andò di longo, nel ritorno esso provedador con li stratioti scontrano su la campagna di Verona, a certo passo, alcuni homcni d’arme ussiti di Verona che andavano verso Man-toa, et stratioti li invistiteno et ne preseno 10, tra i qual è (re citadini rebelli, ut in litteris, uno vicen-tin da Tiene, uno Conte di Padoa et uno da Bassan gran rebelli, et uno prete spagnol, et il spagnol esso provedador l’à tolto in caxa per saper la Signoria 110* voi star ben con Spagna. In questo numero era Antonio da Tiene vicentino gran rebello, el qual, per esser ben a cavallo, fuzite di man di essi stratioti e si salvò, come di questo più difusamente scriverò più avanti. Et per Colegio li fo scrito mandasse 5 di questi capi et il spagnol lasasse. Di Poma fo letere di V orator nostro, di 30 le ultime ; questo è il sumario. Come, ricevute le nostre letere dii Senato con li capitoli di la liga fata con Franza et mostrali a la Santità dii Papa e le-toli, e vistoli era risalvato loco onorato, ave a piacer et usò alcune parole, ut in litteris. Monslra esser neutral e non se voler impazar. Etiam non voi dar danari a’ spagnoli, che 1’ orator yspano molto insta, e cussi il signor Alberto da Carpi, ltem, scrive, il Cardinal d’Jngaltera steva molto mal ; et come il Concilio fu fato a Santo Jani mercore, a dì 27. Fu il Papa con 22 cardinali; mancava San Piero in Vincula amalato et Ingaltera ; e fato certe cerimonie el aprobato quello è stà fatto in li Concilii pre-dicli e sesione solo Papa Julio, et dato termine a in-Irar tulli etiam quelli di Franza, excepto li scismatici cardinali olmi privati, e leto il mandato di fiorentini a esservi li soi oratori in ditto Concilio, fu per il Papa perlongato fino a dì 23 dii mexe. ltem, di la cossa scrisse, che Zenoa era acordà con Franza, non è vero, utpatet in litteris; et è nova de lì che le armade de Ingaltera e quella di Spagna erano ussite in mar, e tamen che la francese era superiora, ut in litteris; et che a dì . . si aspetava lì a Roma il magnifico Lorenzo de Medici fratello dii Papa. Conclude, domino Pietro di Bibiena, nuntio di la Sede Apostolica in questa terra, con sue lelere fa bon officio etc. A dì 5, il zorno di la Scusa. Fo grandissima pioza, la più grande sia stala questo anno ; tamen tutti si reduseno a San Marco per tempo ; si ’1 tempo sbaiava, andar, justa il solito, in Bucintoro a sposar il mar; ma non fu bordine e fo rimesso a domenega, et ozi andar tutti con le cerimonie a messa in chiesia di San Marco e poi al pranzo. Et nota. È più di anni . . . che mai il Bucintoro non è restà in tal zorno di andar con il Principe, over la Signoria suso a sponsar il mar; et quando acadete, che fo dii li.... soto missier.......... si andò poi uno altro zorno, e cussi si farà bora. Portò la spada Do-menego da Mosto va podestà e capelanio a Civi-dal di Belimi ; fo suo compagno sier Francesco Barbarigo qu. sier Nicolò. E prima si vene zoso li consieri si reduseno in camera dii Principe a lezer una le ter a di Poma, di domino Francesco Bove-re episcopo vicentino, di Boma, di 30, scrita a domino Marco Saraclio episcopo di Lepanto et suo sufraganeo a Vicenza, el qual è venuto in questa terra per cresemar, et à porta dita letera al