355 MOXIIi, GIUGNO. 356 darli uno legato ; e scrive altre particularilà, ut in litteris. Et poi longo scrive zercha la sua licentia di repatriar, et non poi più star lì ; et avisa il zonzer a Piombin di domino Janus. Di Spagna, di sier Zuan Badoer dotor, ca-valier, nostro orator, date a Vaiadolit, a dì 24 et 27 Aprii et 11 Mano. Scrive come de lì era zonta la nova di lo acordo e liga fata tra la Signoria nostra e il re di Pranz i, et come Soa Maestà parlò a lui orator, dicendo la Signoria liavia fato mal acostarsi con zente francese, qual non mantien fede; et che francesi voi rumar venitiani e sguizari; et che si havemo portato mal, e voleva mostrarli li capìtoli di la pace volea il Roy far contra venitiani ; con altre parole. L’orator disse non saper nulla. E1 qual Ile, di doglia, andò a star 8 zorni in uno monasterio di San Ilironimo. Item, le pratiche si trata di la pace con Pranza, e sono tre oratori francesi a li contini con altri oratori yspani che praticano la pace. Item, avisi d’Ingaltera, che a Pasqua di Mazo il Re volea passar e feva gran preparamenti contra Franza; al qual quel Re monslra gran inimititia. Vene l’orator dii Papa et disse era venuto per saper qualcossa di novo; il Principe li disse nulla era. Di Bologna, di missier Janus di Campo Fregoso olim doxe di Zenoa, de 2. Dii zonzer suo lì insieme con domino Fregosin suo fradelo. Avisa la Signoria come da la sua parte contraria Adorna è sta cazato dii Stado, et che havia pratica di acordo con il re di Franza con li capitoli volea Soa Maestà, et in questo mezo è sta cazato ; et si ricomandava a questa Signoria, di la qual in ogni tempo è stato bon servitor et ora più che mai, con molte umanissime parole, pregando la Signoria li voji dar ajuto et con-seglio quello 1’ babbi a fare. Fo poi parlato zercha danari, et ordinalo far ozi Pregadi, et sarà tre opinion di savii ; chi voi do decime a restituir ; chi meza tansa a restituir ; chi certi dacii e aver danari presti con danno dii pubblico senza cargar più li cìladini ; e fo leto in Golegio le opinion, le qual ozi sarano defmide. Et etiam fo parlato di scriver una letera a sier Andrea Griti procuralor in campo di francesi, licet non si sapi quello sia di ditto campo, adeo il Colegio restò molto sopra de sì et credevano certo non esser sta nulla, et nostri aversi messo in fuga, e sarà seguilo danno poi a’ francesi; et si stava in tal colo-quii. Et in questa matina, da basso, fo ditto una zan-za, incerto auctore, esser letere dii Griti, come il campo francese non havia aulo danno, èt erano 4 mia lontan di Novara, et che avendo inlelligentia con alcuni ciladini de intrar in la terra, quali si slar-gono con certi capitami sguizari et lì lassono intrar da 4000 fanti francesi, e intrati lassono le saracinesche zoso et li amazono diti francesi ; per la qual cossa francesi se sono retrali ; tamen, con verità, nulla era, et a tutti pareva di novo non esser alcun aviso dìi Griti. Di Boma, vidi letere di sier Vetor Lipoma-no, di 7 ; il sumario è questo. Come, a dì 3, venere, li 12 oratori fiorentini vestiti onoratamente di veludo cremexin tutti, e il resto di soi di seda, e ben in hordine, zercha 200, ebeno audientia publica dal Papa, et in concistorio fata la oratione per Lorenzo Tornabuoni, qual fo’ quella medema le’ domino Bernardo Jusliniano orator veneto in congratulatione dì Sixto. Item, ricevete letere nostre, di 18 dii pasa- lo. Il Papa in castello dete pranso a li diti oratori fiorentini. Dominj Acursio, fo di papa Julìo, era sta a Fiorenza retenuto, perchè mancava dar conto di ducati 6000 di zoie al Papa. A dì 5, domenega, zonse-no do oratori di Poiana ben in bordine, venuti a dar l’ubidientia al Papa. Fono honorati al solito a l’intrar, et l’orator nostro li andò etiam contra. Sabato, a dì 4, in congregation il Papa dete la cruciata al regno di Hongaria contra turcas. Scrive è zonto lì a Roma lo episcopo Otocense amicissimo nostro etc. Item, l’orator nostro menò li nostri ferìeri dal Papa a basarli il piede, videlicet Michiel di San Zuanne, Garzoni et Martini venuti di Venecia lì. Eri l’orator nostro fo in castello dal Papa et par-lono insieme seeretamente ; poi lui fo in palazo, dove era il Papa, eri, col Cardinal Ragona; era etiam il Cardinal Nanles. Et il Cardinal Remolino disse al Papa li havea da conferir bone nove, e ’1 Papa non volse licentiar alcun, ma si levò con esso Cardinal et l’orator yspano e andonó in una altra camera, dove stello più di una ora e meza insieme. Le bone nove fu letere dii viceré, come spagnoli si voleano unir con sguizari, quali veniano zoso bon numero et voleano far la zornata con francesi. Et in questo mezo, domino Marin Carazolo lezeva una letera al thesorier, che era col marchese di la Padula, come erano zonti 6000 sguizari, et ne veriano altri dieci milia. Tamen, avisa l’orator yspano sta di mala voia. Dicono francesi ancora non è venuti di qua da’ monti ; et sì verano, sarano roti : et solicitano il Papa a darli aiuto, dicendo si francesi prospera torà al Papa Piasenza e Parma, e la Signoria vorà le terre di Romagna. Poi, il re di Franza è amico di Soderini, so’ parte contraria di Fiorenza, e sarà mulation in quel Stato ; ta-