C57 MDXIII, ACOSTO. fecto, a questo modo me ne conveneria far un altro con gran sinistro et discontento mio, non so governarmi in questa cosa. Prego vostra magnificencia mi voglii scriver il parer suo cercha zio, perchè vedo l’importa molto. Continuarci il principio in tuorli gravami, maxime notabili de questi miseri ; quando lmverù sia de momento, vostra magnifìcentia per mie l’intenderà. Et perchè questo magnifico rector non mi co-gnosse nè haver la auctorità di vostra magnifìcentia, quella ne manderà una patente con la libertà del magistrato suo a mi comessa, aziò ge la possi monstrar, et aspeto risposta presta. A quello mi ricomando molto, quce bene valeat. Data Eginae, die decimo Jìilii 1513. Copia de un capitolo de una altra letera abuta del dicto, de li Luio. Desidera vostra magnifìcentia di saper quando io habia ad repatriar azii se possi proveder del dinaro ; farò ogni posibile de levarmi de qui luni pro-ximo, se questo popolo starà quieto et permeterano io me parli, per haver innovato questo zentilhomo cosse nove, minazando. Partido io sia de qui, ne farà vendeta contra loro ; li quali tutti stanno de mala voglia, et se fano intender che partido mi voleno seguir. Farò ogni necessaria provision de aquielar et remeter l’uno con l’altro, pur che la vagli dal partir mio. Per altre mie quella intenderà. Copia di nove. Eie 7 Jìilii 1513. Per il patron de uno gripo venuto da Syo in zorni 4, se ha come lì a Syo era zonto una nave venuta da Constantinopoli in brevi zorni, per la qual se havea habuto come l’Ilongaro con el Valacho et Cechi haveano tagliato a peze (pesi) in Samandria 15 milia turchi, et che il Signor, qual era in Ander-nopoli, se havea messo in hordine per andar verso Samandria per socorer quella, qual da l’Hongaro et collegi venia combatuta. Eie suprascripta. Per la nave di sier Piero de Lenda, partite da Constantinopoli zorni 14, se ha come el Signor era * in Andernopoli et se preparava per andar con exer-cilo verso Samandria, et questo perchè l’Ongaro et I Dinrii di M. Sanuto. — Tom. XVI. il Valacho et Zechi era lì a campo, et havea taglialo a pezi 7 flambuli de: turchi con tuta loro zente. Item, ch’el venia dicto, il Signor havea ordinato se faza 300 galie, zoè 200 sotil et 100 grosse, et ch’el voleva far far uno arsenal coperto, et ch’el spenderla aspri 30 milia per vólto compido. Item, se dicea che Sophì con el zenero era in campo con 50 milia persone. Die dieta. Per letere di 2 et di 3 del presente, haute per il soprascripto dal viceconsolo da Syo, si ha come Constanzi bassà era stà messo in feri al collo e ai pie’ et esser stà mandà a Constantinopoli con do fusle, el qual se tien fin hora sia facto morir per molte manzarie havea facto. Item, come, per una barza partì a dì 28 dii passato da Galipoli, se ha ch’el Signor feva exercito grosso per cavalcar in persona verso Samandria, dove hongari havea morto 15 milia turchi, et dovea a dì 10 de questo cavalcar : et dice che nè in Galipoli, nè a Constantinopoli non se armava niente, ma dicese voleva armar. Item dice, ch’el Signor faceva solum 20 vele per amor de certe fuste da Schyo, che havea preso uno schirazo de’ turchi ; questo tamen non affermava, et dice il fio! del Signor esser venuto a stanziar in Mengrisia. Die 17 Jtdii. Se ha habuto, per uno venuto da Selines, come li era venuto in la Morea uno olacho, zoè corier dii Signor, qual havea facto comandamento al flambu-lar et a tutti altri turchi, se dovesseno meter in hordine per andar in campo ; et che solum aspectasse-no l’altro olacho per levarse et andar a suo viazo. Fu posto, per i savii d’acordo, una letera a 358 F orator nostro a Roma in risposta di sue, e come i nimici sono levati e todeschi pasato Vicenza facendo incendii e occision da turchi ; et che domino Pvn-daro è sta a luor licenlia, et che fin 5 zorni sipar-tirà sier Piero Landò suo successor, et altre parole. Fu posto, per li diti, una letera a l’orator nostro in Spagna sier Zuan Badoer dotor e cavalier, debbi avisar il Re di le operalion di spagnoli contra di nui, con alcune parole, ut in litteris. Che non meritemo questo da Sua Maeslà etc., benché non credemo sia di mente soa. Hor contradise sier Antonio Grimanì procurator, qual voria mandar l’armada in Puia ; li rispose sier Zorzi Emo savio dii Consejo. Parlò sier Alvise Gradenigo, fo Cao di X, qual voleva che . . . 42