133 MUXUJj APRILE. 134 cha lo cosse ile Italia, e il bau voler 1' ha verso la Signoria nostra; et à serito al viceré etc. Item, dii zonzer lì uno orator dii re di Portogaio, qual andava ........et come il Re mandava tanti 0000 verso San Zuanne in Porto per dubito di francesi; et altre parlicularilà, come più di/f'usc dirò poi. C7‘ Di Roma, fo leto le ¡etere tute, l' ultime di 3, Di coloquii dii Papa con 1’ orator nostro; qual à bon animo verso la Signoria nostra, e fa grande de-mostration a l’orator noslro tenendoli la man in mano, et voi la Signoria rehabbi il suo stado. Voria far Italia de un pezo e acordarsi con sguizari e cazar barbari de Italia; con molte particukiritù. Item, si nspetava quel zorno el ducha di Ferara, e domino Ilannibal Bentivoy vien con lui. Item, è letere, di 22, da Bles, che 1’ acordo di la Signoria nostra con il Roy non era ancor concluso, ma stati li deputati dii Roy con domino Andrea Oriti e il secretano di la Signoria nostra venuto lì, el si restava perchè la Signoria non volea lassar Cremona et Geradada al Re; et altri avisi. Item, il Papa à servito di la dita a la religion di Rodi de ducali 25 milia per impre-stedo, acciò armino nave e si defendino conira turchi. Item, manda una lelera d’Ingallera, di 20 Fe-vrer, scrive uno nominato in dite letere, come era partita l’armata di quel Re,zoè il numero, cliorne poi se intenderà meglio. Item, par il Papa non habi voluto dar ducati 10 milia a’spagnoli, richiesti, con grande inslanlia dal suo orator in corte. Item, il Papa à elcclo 6 cardinali, nominali in le letere, sopra la reformation di capitoli fono faeti in conclavi. Di Fiorenza, di X di la Balia, drizate a domino Vetro Bibiena orator pontificio. Et li mandano letere di Ruberto Aciajoli orator loro in Pranza, date a Oles a dì 20 de Marzo le ultime, la copia sarano qui avanti poste. 68 Ritratto di zifra dì letere di Ruberto Acciajoli ambasciatore fiorentino in Francia da Bles, de dì 16, 17, 18 et 20 di Marzo 1612. Magnifici domìni etc. L’ultima mia de’ 9, mandata duplicatamente, conteneva tutto che lino a quello dì si poteva scrivere di qua degno di notizia, de la quale non accade, reputandola salva, replicare alcuna cosa. Comparse beri ad bore 20 il Buti coriere di Vostre Signorie con la honorata et felicissima nova de la creatione del noslro Pontifico ; la quale è venuta con tanta celerità, che è parso a ciascuno maraviglia ; che, attesa P bora partì di costì, è venuto in 3 zorni et 10 bore, che è sula diligenlia di natura, che di già è passalo uno giorno intero et non ce n’è per altri advisi ; sichè le Signorie Vostre ne sono state honoratissimo el sono state bene servite da’ loro ministri. Dio ne conceda gralia di lunga vita, addò la cita ne porti quelli profìlli e comodità et reputatione, die expecta da tale promolione. A lo adrivare del coriere io mi transferii subito a la Maestà del Re, el quale trovandosi ad sorte con la regina, significai la nova ele-ctione del Papa, et in uno tempo medesimo satisfeci ad ambodua de la partecipalione di tale adviso ; la quale fu appresa sì lietamente da tutti dua, che manifestamente apariva che non potesse cadere in nessuno altro di chi tenessero migliore opinione et più speranza di migliorare le cose loro. Et la Maestà del Re replicò in poco tempo più volte: « egli è ad mio adpetito, perchè egli è buono, et da uno buono non si può aspetare che bene ». Dopo che havemo parlalo qualche poco et della età sua et della casa, io mi offerì che accadendo scrivere cossa alcuna alle Signorie Vostre per profitto di Sua Maestà, io ero per farlo volentieri et con quella fede ricercava la amici-tia et riverenlia che codesta cita havea portala sempre a Sua Maestà, et che examinassi se quello potevano spiegarsi, salvo Io honore loro, in parte alcuna ad benefitio suo et me lo cominetessi, perchè io ero cerio che le Signorie Vostre non erano per mancare di fede o diligenlia per farli cosa grata et per meter pace et quiete in ogni luogo dove sia loro prestalo fede. Sua Maestà mi ringraliò in prima dello bavere preso pena di darli si presto notiti», et del buono animo loro ; el dì poi mi impose che io per sua parte mi ralegrassi con quelle de lo bavere uno Pontilìce della patria, et di opinione di tanta bontà, perchè sperava fusse per reehare alla cita fru-cto et reputatione grande; di che Soa Maestà pigliava grandissimo contento. Et quanto adparteneva alle altre cose, che si ristringerla col suo Consiglio et 68 * mi risponderei®, lo me n’ andai di poi a questi signori del suo Consiglio, et havendo con loro comunicato il medesimo adviso, se ne moslrorno tanto conciliti quanto si possa immaginare, et sopralullo monsignor Ruberteto, il quale, come amicissimo di cotesla cita, non se ne può mostrare nè più lieto nè più giocondo, parendogli che la cilà non solo sia per quietarsi ma per venire in qualche cxaltalione di gloria et di stato ; et infine tutta questa corle in sulla opinione che è qua de la benignità sua, se n’ è lorle rallegrata, cl entrata in speranza che sia per condure qualche buona opera in concordare queste tribulalio-ni, Dio li dia per sua laude et honore della cilà corn-