MDXIII, MAGGIO. 274 Da poi disnar, fo Consojo di X con la zonla di prcsonieri, ot fu relaxato sier Polo Contarmi sopranominato. Ave 10 di no et 14 de si, et immediate ussì di preson ; et lo el vidi in manege a comedo passar per Piaza. Il Colegio di savii si reduse a loro posta a lezer letere. Di campo, da San Bonifazio, di 18, ore 4 di note, di sier Domenego Contarmi proveda-dor zeneral. Dii zonzer li quella sera, a ore . . ., lo illustrissimo capitanio zeneral et il magnifico oralor gallico domino Theodoro Triulzi. Li andoe contra insieme con il governador e condutieri con ledente d’arme et fantarie in hofdine et l’artellarie, et con gran jubilo di tutti li receveteno ; el qual carezoe molto esso provedador. Et smontati che fono, si re-duseno tutti nel consulto, et il capitanio coinenzò a parlar come l’havia grandissima ubligation a la Signoria nostra Illustrissima, qual l’havia cavato di prexon et onoratolo di tanta dignità, però non voleva perder tempo e voleva far l'acende ; et disse voleva far publicar alcuni ordeni doman, quali sariano pochi ma voi siano da tutti observati, dicendo voglio sopratutto da qui inanti li subditi non siano molestati, et quelli li molesterano, sia chi se voglia, sarano castigati. Poi, parlato zercha il levar dii campo, terminò da malina levarsi in ordinanza tutti et andar a Calcherò, poi San Martin e lì alozar, eh’è mia cinque di Verona, et spera aver subito quella terra. Poi disse a li capi e soldati che voleva lui esser loro avocalo con la Signoria, che abino le loro page de ccetero al tempo debito; et a l’incontro voi la Signoria sia ben servita, dicendo al provedador ; « Magnifico missier Domenego, è quatro anni pasati che essendo vui capetanio a Verona mi acompaguasti fuora di la terra, ch’io andava in campo ; ora io vi acompagne-rò a far la intrata et a rehaver Verona, » dicendo : « Farò lutto con vostra saputa, et mi piace avervi per proveditor con mi, e seti amalo da questo esercito, come'mi à dito il signor gubernator mio cugnato. » Esso provedador ringratioe la signoria . soa etc. Item, à aviso da Guagni Picone, qual è al ponte Albarè, che erano ussite alcune zente di Verona. Di novo, avisa che francesi anno auto Alesan-dria di la Paia,et spagnoli l’hanno abandonata e cussi Tortona ; et missier Zuan Jacomo era zonto in Aste con le zente d’arme. Di Cremona, che il podestà era luzito et cussi la parte gibelina, et la gelfa è dentro ; et è restato il governador asecurato da li zentilho-meni ; et la guardia, era atorno il castello, è parlila. Di Crema, di sier Bortoìamio Contarmi I Viarii di M. Sanuto. — Tom. XVI. capitanio, di 1G. Come certo à aviso tuta Gorada-da è solo sopra, e con poca zonlo si averia. À auto una letera dii conte Cantilo Triulzi, fiol di missier Zuan Jacomo, di 15, data in Alexandria di la Paia, avisa la sua intrata de lì a nome di la Christianissiina Maestà et manda la letera. Avisa di Cremona lo nove ho notalo di sopra. Item, manda una letera aula da Milan, di 1G, dii vescovo di Lodi, li scrivo conio francesi ritornano indriedo di Aste, et però li scrive non voy comenzar a romper sul Slado dii Ducha, perchè meteria in fuga et non faria altro non venendo francesi di longo. Poi infine dice, seguendo altro voi venir lui a Crema a parlarli et reliqua, ut in litteris. Di Bergamo, di sier Bortoìamio da Mosto provedador. Dii mandar danari a Crema, et avisi di questi successi, come ho scrito di sopra. A dì 20, venere, fo San Bernardin. Non fo alcuna letera. Vene 1’ orator dii Papa et monslrò una letera auta di Fiorenza, di 15, acusa letere di Bles, di 3, come l’armate erano state a le .man, zoè la inglese e francese, e la inglese havia auto la pezor;et che mancava uno grande homo di l’arma’ inglese, qual era stà mandà a dimandar a’ francesi, et non lo haveano, et fo peschà, e trovato un corpo pareva homo degno, et reliqua, ut in litteris. Scrive il viceré si dovea levar di Piasenza e far la volta di Toscana por andar a Roma e tornar in reame ; unde fiorentini haveano posto bona custodia in Pisa el per dove spagnoli doveano passar, acciò non facesseno danni. Vene il conte di Chariati oralor yspano, dicendo che la Signoria indusiase Ire giorni e non più, chè vederiano francesi certo esser levati di Alexandria e tornavano in là, et spagnoli li orano a l’inconlro e voleano far testa, e vien sguizari etc., dicendo come disse cri, aver letere, di 17 di questo, et che voleva far liga nova, perchè francesi haveano roto la trieva, quali erano desesi, poi fata la trieva, certo numero in li confini de Lenguadocha e fato danni su quel di Spagna ; però el suo re Catholico poteva romper la trieva etc., e faria havessamo tuto il nostro Stado. Il Principe li disse : « Domine orator ! ere-demo questa vostra bona mento ; ma vedemo efleli in contrario : fatine dar la nostra Brexa. » Rispose l’orator : « L’arete, Serenissimo Principe, e presto. » E sier Antonio Grimani procurator disse :