231 MDXUI, MAGGIO. 252 rota in qua è stato in caxa infelice, indebitato per ca-xon di dito signor Bortolamio. Et zonto a San Marco, era il Principe, justa il solito, vestilo di restagno d’oro in Pregadi con questi oratori ad aspe-tarlo, dii Papa, Bibiena, di Ilongaria, il primocierio di San Marco et domino Andrea Mozenìgo abate et prothonolario nominato assa’di sopra, con il resto di senatori tutti benissimo vestiti di seda et gran numero. L'orator yspano conte di Cariati, eri lo mandato a invidar per il Principe venisse a questa festività et solennità: promesse venir, ma non vene; li do oratori polani eri si parlino per Roma. Et andando dito capitanio a San Marco, fo un podio di pioza, ma passò subito. Era il palriarcha nostro in chiexia in bordine per dir la messa e benedir il stendardo, el qual, a caso, è quello fu fato per mandar al viceré ; ma seguite il conflito a Ravena e non fu mandato; era a le raxon vechie. Et è stà posto le arme di dito capitanio et il baslon d’arzento, era .... , qual è stà dorato e conzo; siclié é stà in proposito per averlo presto. Vene aduncha il Principe a messa et il signor Bortolamio a’ lai di sora de lutti li oratori ; et udito messa, e benedeto il stendardo e ba-ston per il palriarcha, poi vene a l’aitar grando il Principe et esso capitanio, e il Principe li consignoe il baston e stendardo, dicendo le parole solite dir a uno IJoxe quando consiglia tal cosse al zeneral ; el qual aceptò usando altre parole in risposta, acomodate, e come con fede servirà questo Stato etc. E nota. Eri è anni 4 eh’ el dito signor Bortolamio fu 128' fato prexon dii re di Pranza, et ozi à tanto onor e dignità ultima eh’el possi sperar. Era in chiesia una grandissima zente e in Pinza, qual eri le botege di la Sensa fonilo disfate ; restava li veri. Et vene fuora di la chiexia con le trombe avanti di bataia e quelle dii Principe e il stendardo, e lui col baston in man et la bareta fo acompagnato dal patriarcha avanti et poi dal Principe con luto el Senato, ut moris est, /ino a li piali al ponte di la Paia, dove montoe insieme con l’orator di Pranza, che alozano insieme, et altri patricii, che lo levono questa mane, et vene a caxa a disnar ; et cussi fo compito tal cerimonia, che prego Idio sia consigliato in bora bona a ben c ulele dii Stado nostro et agilmente. Et acciò tutto si veda, noterò qui avanti tutti li patricii senatori clic fonilo con la Signoria, e di che erano vestili, che, poi la rota, più non è stà sì solenne e ben vestiti come ozi, perché tulli jubilano, sperando veder presto la recu-peration dii Stado nostro. Da poi disnar, dito capitanio zeneral insieme con domino Theodoro Triulzi orator galico, e quel do- mino Costanzo orator dii Triulzi, et poi fato un gran pranso, che tulli quelli disnono con lui che lo acorn-pagnono questa mane, pur a spexe di la Signoria nostra, andono a veder le zoie di San Marco nel santuario ; volse etiam veder la pala. Era con lui sier Alvixe Mozenigo el cavalìer e sier Andrea Trivixan el cavalier, et sier Homobon Orili, che mai non lo abandona per esser suo amicissimo. Poi an-doe a compieta ai Prati Menori, qual fo solennissima e con assa’ soni et canti ; donimi veneno a veder la caxa di sier Andrea Loredan e lì fo fatto colatione. Et é da saper, eri, poi disnar, fo a vesporo a San Biaxio Caloldo a udir cantar quelle monache, e poi a veder la caxa di Vendramini lì a la Zueclia, et maxime li mezadi, ch’è cossa belissima, et li fo fato in corte una bellissima colation di confetione etc. ; sictiè dito signor Bortolamio non perde tempo ni mai stà fermo. Dice : « Io non naqui mai, però non morirò mai. )■> Questo, perchè quando el naque fo come Ce-saro, che la madre morse, et lui fo cavato dii corpo aperto di la madre. Or dito capitanio si voleva partir da matina et aspetava li ducati 5000 promessi darli, perché zà lui à dito averne 3000 che si à fato servir a’ soi amici ; ma per un di Colegio non potè averli, qual voi dargli partido che’l sia, acciò non li spendi qui a pagar soi creditori, che dieno aver quando el fu roto. Tamen il dì sequente, poi disnar, ditti ducali 5000 in gropi fo mandali a darli. Questo signor fe’ molte elemosiue a’ monasteri e altre donne avanti el se partisse; comproe arzenti et molte cosse li achadeva. E non voglio restar di scriver che questa matina, andando per la Piaza col baston in man col Principe, come fu per mezo la ruoda di legno si tira piere sul campaniel per lavorar di sopra, era piena di zente per veder, stava ferma, e a caso una corda si rupe e andò atorno. Il Principe si voltoe e il signor Bar-tolomio disse : « Bon augurio, la ruoda si volta in ben di Vostra Serenità. » Non morite si non un pulo, per quanto fo ditto. Mentione di tutti quelli zéntilhomeni nostri fono col Principe in chiesia di San Marco a dar il baston e stendardo a lo illustrissimo signor Bortolamio Liviano eleto capeta-nio zeneral nostro. El Serenissimo Principe nostro vestito di restagno d’oro, di varo. Sier Domenego Benedeto consier, veludo cremcxin. Sier Hironimo Duodo consier, damaschili cremexin,