275 MDXIII, MAGGIO. 276 sejo di X, et ¡1 Principe li disse non acadeva altra risposta, et elio ne doveria dar la nostra Brexa die ne costa 100 milia ducati. L’oralor disse : « L’areto; ma bisogna far certi pali. » E in questo il Principe con colora disse si havevaino da doler grandemente del viceré, elio prima l’avemo pagato e fato liga por haver il nostro Stato, et vernili a Bologna mandassemo a tuor Brexa ; e il viceré fe’ trieva con francesi, have danari ila loro c li lassò ussir di Bologna e vegnir a tuorne Brexa ; non ostante questo nui sia-, mosti quelli che havemo paga sguizari et cascali francesi de Italia. Il viceré é venuto e ha tolto il dominio di Brexa e non ne la vuol render ; questo non è ofi-cio di boa collegado averne roto la fede ; ma speremo haveremo il nostro Stado. » Et l’orator disse : « Dio sa, io non ne ho colpa ; scriverò il tutto al viceré. » È da saper, il marchese di Mantoa forlifichava Lonà et Axola e altri soi lochi, qual monslra voler lenir quello fu nostro ; et in questi zorni passati, essendo qui domino Thodaro Triulzi, el diio marchese mandoe uno suo societario a lui a dirli si l’era vero di questa intelligentia fata tra il re di Pranza e questa Signoria con reintegrarli il suo Stato da Cremona et Geradada in fuora ; et si quello teniva dillo marchese se intendeva dover ritornar soto questa Si-guoria. Li rispose era vero, et lo faceva confortar volesse de plano render il lutto, perché, facendo altramente, se ne potria penlir. Hessendo il signor Bortolamio d’Alviano in questa terra et fato capitanio zenoral noslro, dovendo far la compagnia, molti nostri zentilhomeni quali voleno far il meslier di le arme si andono a ofe-rir esser homcni d’arme in biancho. Ad alcuni fu conlento tuorli, ad altri disse : « Io non vi conosco, nò manco ho auto relatione de vui. Venite a la mia tavola, vi farò le spese e vi manderò avanti quando l’achaderà ; si farete bene vi darò condilione, » altramente non li voi dar conduta, ma tolse questi tre : Sier Zuan Antonio Taiapiera di sier Bernardin, fo podestà a Piove di Saco, sier Marco Lombardo qu. sier Lunardo, et sier Zuan Francesco Contarmi di sier Panfilo. Di Crema, come ho scrito, vidi 1 etere di sier Hironimo Rovello caneelier di sier JBortolamio Contarmi capitanio, di 16, drisate a sier Ja-como Boldù. Come, essendo capitanio, havia auto letcre di sier Andrea Griti, di 8, qual con monsignor zeneral di Normandia parti del Dondelroy e doveva arivar a di 12 a Lion. Et ozi à auto letere dii signor Camilo fiol dii signor Zuan Jacomo, date in Alcsandria di la Paia, a dì 14, significa aver fugalo li spagnoli do Alexandria e tulle quelle terre de là da Po, et cserso rose a lui per nome di la Cliristianis-sima Maestà, et che suo padre con il resto de l’esercito doveva zonzer eri in Aste; siché fin pochi zorni se vederà la recuperatine de tutto el Slado de Milan. E dito signor Camilo si duol che la Signoria nostra non spenza avanti el suo esercito, perchè solum con il favor di Palavesini, si venisseno avanti, quanto si cavalchasse tanto se haveria e se faria far mulatione a Milano, che saria cosa gratissima a la Christianissi-ma Maestà. Spagnoli fanno il passo e mezo, zoè vano avanti, poi tornano in driedo; e tìen quamprimm sentirano moversi l’esercito nostro, si leverano a la volta di reame. Palavicini fanno zente a furia. Noto. Se intese, per alcuni avisi spagnoli, tutti se erano restreti in Piazenza; dicono voler far testa contra francesi. In le letere di campo è questo altro aviso, come ha, di Salò, che non è vero la taiata fo dita, ma morti solum da 15 ... . Etiam fo letere in la Signoria di sier Daniel Dandolo provedador a Salò. Di Verona, per alcuni venuti, tra li qual uno Hironimo di Fiorio, partì beri l’altro a mezo zor-no, venuto con burchio per I’ Adese, dice che in Verona non si parlava nulla, et che a dì 15 feno Consejo et eleseno oralor a l’Imperador Zuan Lodovico Faela dotor e cavalier, e [»arti immediate. Item, che de li fanti, erano in Verona, todeschi, zer-ca 400 si parlino et erano andati in Valpelosela et lì firmali. Il vescovo di Trento e altri imperiali eh’ è al governo, li mandono drio per farli ritornar. Non volseno, dicendo s’il vescovo ne promete in spizililà darne quello ne avanza torneremo, altramente no ; e il vescovo non volse prometerli. Item, hanno murato la porta dii Vescovo e fanno ripari. Et che non fu vero quello fo dito che il conte Brunoro di Se-rego desse un schiafo a domino Bortolo di Pelegri-ni cavalier nel Consejo; e che in Verona soperchiano li marcheschi ; et erano zonti lì 500 fanti tali a Trento todeschi ; et che....... In questa matina fo dito, incerto alidore, nè era letere, come Gorloto era slà preso da’ nostri et ch’el capitanio zeneral l’havia fato apicar ; dove venisse tal nova non si sa. Si sta in aspetalione di haver Verona, e fin do zorni si tien si averà per non vi esser presidio dentro da tenirsi ; ben è vero è stà mandà fuora molti marcheschi, et fo dito il borgo di San Zen, eh’è marchesco, por todeschi era slà messo a saco ; ta-men non si ha la certeza. Et erano qui molti vero-