403 MDXI1I, GIUGNO. 404 tonio Venier, et parlò il Barbo, sier Fanti» Moro qu. sier Antonio, era podestà a Cotogna, per grandissime manzarie fate, et posto di retcnirlo; el qual zà è in questa terra per loro mandato et privo dii rezimen-to, justa l’autorità li fo data. Ave .... di no et il resto de si, et sarà retenuto et colegialo. Item, dito sier Faustin et il colega messe di retenir sier Marco Zen qu. sier Francesco, à da far a Cotogna, per esser stà mexan a farli dar a dito podestà 50 ducati per certa manzaria, ut inprocesssu. Andò la parte; 32 de si, 34 di no, il resto non sinciere ; et iterum ba-lotata 28 de si, 39 di no, 12 non sinciere; sichè non fu presa. La pende, et per mia opinion non dia esser retenuto. Et Colegio di savii si reduseno daspersi ad con-suìendum. Di campo vene letcre, da San Zuanne, di provedadori zenerali, di 20, hore 2i di note. Come si taiava et àsse taiato quel zorno le biave, come scrisse. Item, hanno aviso a Verona che a dì 25, el dì di San Zuanne, aspetavano grandissimo so-corso et veriano il campo de’ spagnoli ; sichè usse-riano contra nostri ete. Reehiedeno alcune cosse, ut in litteris, et maxime fachini. Di domino Thodaro Trinisi orator dii re di Franga, cti è in campo, fo letere drimte a la Signoria nostra, di 20. Come à ’uto letere e aviso certo li capitani francesi esser a Susa et aver fato adunation di l’exercito,et fato 5000 fanti, et ne aspe-tava bon numero ; et il re di Pranza averli scrito per niun modo si partine de lì, perchè manderà gran numero di zente, perchè le cosse di Ingalterra è di poco momento. Noto. In questo zorno aehadete cossa di memoria, che uno Aitzolo Bendola, fo fiul di Servadio, havia il dazio dii pesse et era richo, et fatosi prete, per esser venuto in povertà slava in caxa di Zuan Ruzier di Michieli, fo fiol di Zuan Jacomo, qual à una sorela per moglie ; lior era venuto in despera-tion, et è zorni tre non manzava ; et andato a la Tri-nitae insieme con fra’ Hironimo heremita, che sta lì con domino Andrea Lipomano prior, per veder di 212* persuaderlo a non voler esser disperato; el menato di suso in la sua camera, eh’ è mollo devota, et ussito il remila per farli dar qualche recreatione, el qual Anzolo dicea non volea manzar perchè la Ma-dona li havia dito non manzasse, in questo mezo, tolse uno temperarin era sul canzelo di l’heremita, e l’apuzò al chanzelo e si butò con la tetina solo ; e venendo l’heremila in camera, lo trovò che zà era stà da lui medemo occiso, et cazete in terra che non potè dir sua colpa : caxo molto horibile. Et subito, con licenlia di signori di noie, che lo veneno a veder, et di provedadori sora la sanità, ozi fo portato a sepelir a Lio al campaniel di desperadi. Et è da saper Io era a caso a Lio a cena a San Nicolò con sier Zorzi Emo, sier Piero Contarmi philosopho et domino Leonardo da Porto dotor, e lì intisi tal cossa. A dì 22. La malina non fo letere di campo ni da conto. Vene l’orator yspano et disse come la Signoria non havesse alcuna temanza dii campo di Spagna, perchè havia in commission il viceré, stretissima, di non far danno a la Signoria, ni ad alcun suo loco; et di questo si stesse sopra de lui, perchè il Catholico re voi star ben e in bona paxe et amicitia con questa Illustrissima Signoria; e altre parole, dicendo saria meglio atender aver Verona che taiar le biave. Da Vicenza, di sier Nicolò Fasqualigo podestà et capitanio, di eri. Come havia auto una letera dii capitanio zeneral, che li comandava dovesse far proclamo che lutti dovesseno in termeue di zorni 12 aver taiato le biave, et pasadi, che non si averà alcuna guarda a farle taiar con toro danno, et ex conseguenti siano portale in la cilà di Padoa per più segureza di quelle, ut in proclama da esser fata ; per le qual cose, tuta Vicenza erano in fuga, volevano fuzer, nè sapea che farsi. Da poi disnar, fo Consejo di X con la zonta e vene ste letere : Di campo, di provedadori zenerali, di 2i, hore . ., da San Zuanne. Come si continuava el taiar di le biave e cargarle su burchii e barche e mandarle a la volta di Padoa. Item, per uno insito di Verona quel zorno, hanno che veronesi erano levati e venuti in piaza, dove fu fato il Consejo soto la Loza grande, dove era el vescovo, et ivi uno comenzò a dir, per nome di tutti, che erano minati, le toro biave venivano taiate a furia, non ariano da viver e stanno in speranza di aver socorso e remediarli, ma che ’1 non veniva, perochè erano fidelissimi di la Cesarea Maestà. È stati questi 4 anni, ma hora saria meglio ceder al tempo e piar qualche acordo con nostri che non fosseno compili de ruinar, con altre parole, ut in litteris. Di che il vescovo rispose che ringratiava di la 213 toro fedeltà, et volse tuor tempo a risponder per poter parlar al capitanio Ronchadolf, qual l’altro zorno, quando fo quella misiata, fo ferito da’ nostri, et era in palazo suo in lelo, et che il popolo cridono « adesso, adesso » con gran calcila, qual fo tanta che dito vescovo andò quasi in angosa, et fo portato in palazo. Et che poi montò a cavato do citadini, el