171 MDX11I, niam ncque ad oratore veneto apud nos commo-ranle neque a te verbum ullum habuimus; esse au-tem, ila de ¡sta republica meriti videbamur ut eelari ab illa tantis de rebus non debuissemus; vera esse quae feruntur non existimamus. Quia vero a multis magnis illis quidem el probandis autoribus ea nun-cianlur, nullam illis fidem adhibere piane non pos-sumus. llaque, quoniam rcs est ejusmodi ut maxima rnomenta videatur habitura, maximasque et pericu-losissimas rerum m u la liones alla tura, has ad telitte-ras per nostrum tabellarium ut ab isto Senatu, in cujus el erga Sedem Apostolicam illustri observantia et erga nos spedato perveterique amore multimi confidimus, cures ea de re fieri diligentissime cerlio-rem, oumque horteris ad omnes suas cogitàtiones nobiscum amantissime communicandas. Esse enim illi exploratissimum debel suam sibi incolumitatem dignitatem non majori curae esse quam sint nobis. Quibus de rebus per eumdem tabellarium nostrum resoribes qua; intclliges dabisque operam ut is ad nos quam ocyssime redeat. Datum Roma; apud sandum Petrum sub a-nulo piscatoris, die XIII Aprilis 1513, pontificatus nostri anno primo. Petrus Bembus. A tergo: Dilcclo filio Pelro Bibiena; noslro et Apostolicae Sedis Venetiis nuntio. 90 A dì 19. La matina vene il capitanio di le lan-tarie a luor licenlia, partirà poi doman, et va a Crema. À ’uto ducali 4000 tra danari, panni di seda e altro a conto dii suo credito. Vene 1’ orator dii Papa de more el siete poco in Colegio. Vene il conle di Chariati orator yspano, dicendo aver lelere di 10, da Nmperador, da certo loco, e come el manderà el Curzenze in Italia e si frateria acordo certo, e la Signoria averia il suo Stado. Poi disse vien dito di questo acordo con Franza. 11 Principe disse tutti puoi dir quello i voleno, ma sarà cerio quando nui ve’l diremo. Etiam avemo die il re di Franza e il re Catolico hanno fato trieva certo per uno anno per le cosse di là » et ditto orator di-negoe, dicendo non è vero alcuna c-ossa. Vene l’orator di Ilongaria, solicitando la sua expeditione. Noto. In questa nocle acadete che fu trovalo alcuni ladri, quali andavano con una piala et pali di ferro al banco di Abram zudeo, voleva romper li aprile. 172 muri et robar li pegni ; fo scoperti, el alcuni di loro presi; quello seguirà, noterò. Di Padoa, per letere di sier Alvise Emo capitanio, se intese come in questa noie era mancalo sier Piero Duodo podestà de lì da ponta, qual è stalo amalato sohm zorni tre; e cussi ozi fo portalo qui ili una cassa el suo corpo e posto in una cassa in chiexia, e il zorno sequenle fu sepolto a la Misericordia. In questa terra, a questo tempo, si moriva assa’ di ponta, da 30 et 40 al zorno, et molti zenlilho-meni morite. Etiam la peste comenzò a far successo, da 0 et 7 al zorno. Da poi disnar, fo Colegio di savii ad consti-lendum. Di Roma, vene letere di I’ orator nostro, di 15. Prima, come a dì 14 li oratori di l’Imperador e Spagna, videlicet signor Alberto da Carpi et domino Hironimo Vich, erano stati dal Papa a dirli certo era conclusa liga tra il re di Franza e la Signoria, et che francesi venivano in Italia grossi ; et però Soa Santità volesse esser con loro e darli danari etc., che si defenderiano da’ francesi et fariano testa, ethariano sguizari. Etiam l’oralor dii ducha di Milan, domino......., andoe con loro ; ai qual il Papa rispose « voleva la quiete de Italia e non la guera » con altre parole, ut in litteris, et che ’1 non sapeva certo la verità. Item, che poi dito nostro orator foda Soa Santità, a dì 15, con lelere aule di la Signoria nostra dii Senato, di 9, e li expose quanto li fo commesso, dandoli qualche nolitia di tal liga, ma non il tutto expresse. Soa Santità si risentì ; non li piace francesi vengano in Italia, sichè è mollo suspeso. Questi oratori sopraditi li sono ogni zorno a le spale; tamen si tien sarà neulral. Item scrive, in concistorio, a dì 15, è sta dato l’arzivescoado di Fiorenza al reverendo domino Julio di Medici cava-lier jerosolimitano. Item, come hanno a Fiorenza è zonti li do signori di Cypro che fuziteno de qui ; e altre particularità, come dirò di sotto. Di sier Vetor Lipomano, di Ernia, vidi le- 90 * tere, di 15. Come lì a Roma sono tre oratori fiorentini, videlicet domino Jacomo Salviati cugnato dii Papa, domino.......Slrozi, et domino..... . . . ., i quali sono spesso col Papa, et maxime suo cugnato, con il qual il Papa si slarga assai, e coltheso-rier domino Bernardo Bibiena. Quelli di Piasenza e Parma à mandato a dir al Papa, el Ducha voi i seri-veno a Soa Beatitudine voglii lassarli sotto il Ducha, e clic scriverano sforzatamente. Per tulo si dice l’a-