419 MDXIII, GIUGNO. 420 liomeni con la roba. La fusla granda quelli di Coron la volseno, perchè mandono do fuste soe in aiuto di nostri contra ditto corsaro, et cussi ebeno etiam il navilio et do altre fuste picole ditti......l’e- beno e l’hanno condute a Corfù. Scrive dii zonzer li do galie candiote sopradite, sicr Marco Zen et sier Piero Pasqualigo, e altre particularità, ut in litte-ris; il sumario di le qual e copia, havendole, scriverò di soto. Di Bergamo, di sier Bortolamio da Mosto provedador, di 24, Jiore 12. Come spagnoli erano propinqui, et quelli di Bergamo in moto, adeo li citadini erano venuti da lui a dirli non poter defendersi, e haver avisi da’ soi amici i vieneno ai danni loro, e che sono tidelissimi, et hanno San Marco nel peto ; e però è meglio lui provedador se tiri in la Ca-pella e loy quello el voi di la terra, et etiam di le robe di citadini, et che loro mandino oratori al viceré per darsi et scorer la furia. Et scrive che cussi esso provedador havia eleclo intrar in la forteza ; à vituarie por uno anno et animo di lenirsi. Vi è etiam lì caslelan sicr Carlo Miani qu. sier Anzolo, era camerlengo de lì di bordine dii Colegio, et conteslabe-le con fanti. . ., uno nominato Hironimo Tartaro. Di Boigo, di sier Donado da Lese podestà et eapitanio vidi letere, di 26, non lete però in Pregadi. Come, per uno suo messo, parli da Rezo, dice Irò dì avanti aver visto il governador, eh’è lì dii Papa, voleva scoder certe gabelle per il Papa, unde il popolo si levò a rumor non volendo pagarle, perchè papa Julio li promesse di le dite farli exenti ; unde lo retenulo uno per questo, et il popolo armato andoe a la preson e cavò el dito fuora per forza ; sichè erano in arme e non voleno pagarle. Dice, intese el conte Alexandro Sforza feva far uno ponte a Pizigalon ; e questo intese da uno veniva di Cremona, et spagnoli erano noi pavese, et non si lìdava de’ sguizari ; francesi sono tra Mortara e Vòrzeli e se ingrosavano. Item, venuto a Carpi, trovò missier Hironimo da la Mirandola feva 100 eavali lizieri, et uno nominato Galvanin feva 100 schiope- * tieri per nome di domino Antonio Maria Palavisino, el qual se ritrovava a Busta e altri soi castelli. Item, di Ferara nulla ha de novo ; solimi il Cardinal, che fo diio andava a Roma, par sia sopraslato per la senlentia data conira il Ducha, di Rubiera et Rezo. Et compito di lezer le letere, il Principe si levoe et fece la relatione di quanto havia dito il conte di Chariali in Colegio, come ho scripto di sopra, et di questo fo comandi grandissima credenza, perchè a intenderlo assa’ importava. Fu posto, por li savii d’acordo, che da malina, per il Serenissimo Principe li sia fata risposta in questa forma. Come nui havemo sempre visto la soa magnifìcencia in questa lerra molto aliegramenle come represenlante la Catholica Maestà, et che al presente P andar è al suo piacer, et che debbi dir al viceré che la intenlion di la Catholica Maestà è stata sempre bona contra de nui, né voler esserne contra, sicome più volte à dito a l’oralor nostro in Spagna, etiam lui orator in Colegio à alìrmalo; per tanto lo pregemo voghi desister di esserne conira, nè far deinostralione alcuna contraria a questa nostra bona mente, perchè volemo esser in bona pace e con-federation con la Catholica alteza ; con altre parole di tal sustanlia. El fu presa. Fu posto, por il Serenissimo, consieri, Cai di XL e savii di una man e di l’altra, di elezer 10 oratori a dar ubedienlia al pontefice Leon X con pena di ducali 500 olirà allre pene; possino esser clecli di ogni luogo e olilio continuo, menino con sì 1G cavali per uno el do stalieri, habino ducali 30 per uno per forzieri et 100 ducati per uno, et vadino a spexe di la Signoria nostra, et menino do secretarii e soi famegii. Parlò conira sier Lorenzo di Prioli, fo con-sier, non è tempo di farli ; li rispose sier Piero Balbi savio dii Consejo. Poi sier Lucha Trun ; li rispose sier Marin Morexini, fo avogador, qual laudava a farli. Poi parlò sier Cabriel Moro el cavalier, è di Pregadi, che non voleva farli; el volendo risponder sier Ve-tor Foscarini savio a terra ferma, il Principe lo fe’ venir zoso. Andò la parte: 83 et 103, et fu presa. Et fo dito si farano a dì 28, mercore, poi doman, eh’ è il zorno di San Piero, e si dicese per lutto tal deli-beratione; et fo mandato per uno secretano a dirlo al Bibiena orator dii Papa el qual ave grandissima alegreza, et spazò lui in questa sera a Roma uno co-rier et li dete ducati 14 acciò l’andasse presto a Roma et portasse tal bona nova al Papa. A dì 28. La malina vene in Colegio l’orator yspano, el qual parte questa sera per Padoa, et foli dato letere di passo, et scrito a li rectori nostri lo honori, et li fo leto la risposta presa eri di farli con il Senato, el qual disse.......... ...... • Vene l’orator dii Papa et ringraliò la Signoria di la deliberalion fata eri di far li oratori al Papa, et come havia spazato lui cri sera a Roma, et pregava fusse fati presto. Poi il Principe li fe’lezer letere di sier Andrea Griti, di Lucha. Vene il canzelier dii proveditor di Bergamo, nominato ......... et referì come a dì 24, bore 23,